Il solito grande Carax che si odia o si ama, io come spesso accade lo amo, film totalmente anarchico, che non segue una linea narrativa lineare ma che si presenta più come una sequenza di scene, l'una totalmente diversa dall'altra con soltanto la limousine dove questo professionista si cambia che funge da cornice tra una sequenza e l'altra, alla fine la metafora penso sia chiara per tutti, è un sentito omaggio del regista alla figura dell'attore, lo si vede già dalla cura delle scenografie con gli interni della limousine che ricordano molto i camerini dove gli attori si preparano, piena di maschere, trucchi, parrucche e via dicendo, con lo specchio con le luci attorno, arrivando ai vari momenti d'azione che si svolgono tutti in una singola giornata in cui il nostro protagonista, interpretato dal solito grande e fedelissimo di Carax, Denis Lavant cambia continuamente ruolo, le tante trasformazione mostrano l'attore nelle interpretazioni più disparate, l'una diametralmente opposta all'altra, dal freak impazzito, in una delle sequenze più belle, quella del cimitero, dove va in giro a spaventare la gente mangiando fiori e aggredendo gli addetti ai lavori, con tanto di complicità del fotografo che trova arte pure nella sua performace - questo aspetto mi è sembrato un modo di Carax di mostrare come l'artista riesce a riconoscere l'arte performativa nella sua spontaneità a differenza della gente comune che ne risulta spaventata perché non sa cosa ha davanti - con pure delle riprese magnifiche, diversi long take con la camera a mano che alternano il punto di vista, seguendo il soggetto e poi precedendolo, una scena da antologia sia a livello prettamente formale che per l'espressività che sprigiona, ma anche le pirotecniche immagini dell'attore quando si veste con la tutina infrarossi e va a fare acrobazie con gli sfondi animati è una sorta di omaggio all'attore/stuntman, che diventa un gioco morboso quando compare il soggetto femminile, sottolineando il ballo erotico dei due corpi che si intrecciano.
La narrazione continua così, mostrando ancora varie situazioni un po' limite, dai mood opposti, l'attore interpreta dal malato terminale sul suo letto di morte, ai momenti da musical con l'attore che guida una parata con la sua fisarmonica, mettendo in mezzo svariati significati metartistici non facilissimi da interpretare - ad esempio lui che va ad uccidere se stesso al ristorante, potrebbe essere l'attore che o rinnega un suo precedente ruolo o lo accantona, e quindi diventerebbe una morte metaforica, per impersonarsi totalmente in uno nuovo, sempre suppongo eh - fino ad arrivare ad un finale ancora più criptico.
Nel complesso è una straordinaria opera, surreale ed eclettica, lo stile di Carax che si sposa meravigliosamente con i significati metartistici di cui è intrisa, tecnicamente a livelli pazzeschi, dall'uso della camera che predilige i pianisequenza ad una fotografia sgargiante, che fa un efficace uso del colore - molto spesso usato per distinguere l'attore/protagonista dal resto del pubblico/comparse - e una splendida componente visiva in notturna, grandioso.