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L'ALDILA' - E TU VIVRAI NEL TERRORE regia di Lucio Fulci

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stratoZ     7½ / 10  09/11/2024 13:12:27 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Secondo capitolo della trilogia della morte e quello più celebre, considerato a posteriori il migliore di Fulci, personalmente non mi va di esprimere una preferenza, mi piacciono allo stesso modo sia il precedente "Paura nella città dei morti viventi" che questo secondo capitolo, a differenza del terzo che lo ritengo il più debole. In questo film Fulci scatena nuovamente la sua vena surreale e orrorifica, creando un vero e proprio mondo allucinato, in cui dopo una prima parte ancora ancorata alla realtà si scatena questa progressiva sospensione della logica, entrando in un mondo in cui ormai, come si vede soprattutto nelle sequenze verso la fine, lo spazio e il tempo sembrano nemmeno esistere, non è più possibile distinguere realtà e finzione, un incubo ad occhi aperti che avvolge i protagonisti, come lo spettatore, non perfettamente consapevoli, confondendo volutamente gli stessi spesso e volentieri, gli stessi personaggi che interagiscono con loro prendono una natura illusoria, legata alla percezione e alla soggettività, alcuni riescono a vederli, altri no, sfuggendo alle logiche della narrazione classica, col passare del minutaggio il distacco si fa sempre più evidente, fino ad un finale da antologia che porta lo spettatore in uno stato di angoscia e spaesatezza incredibile, facendo emerge anche un certo nichilismo di fondo, una disillusione sulla vita e la morte che sono il perfetto climax per questo incubo esistenziale.

Il soggetto in sé è estremamente semplice, riguarda questo hotel costruito su una delle porte dell'inferno, partendo con una premessa estremamente suggestiva, ambientata nei primi del novecento, girata con una tinta seppia particolarissima in cui si scatena già l'orrore dell'uccisione di questo pittore che stava scoprendo la verità sull'albergo, scena estremamente cruenta col pittore che viene preso prima a colpi di catene e poi gli viene tirato l'acido in viso fino a farlo liquefare, arrivando subito dopo ai giorni nostri in cui questa giovane donna ha ereditato l'albergo e dato che si trova in uno stato di abbandono lo sta ristrutturando, l'idraulico incaricato di risolvere i problemi nel sotterraneo aprirà involontariamente questa porta dell'inferno, risvegliando non solo il pittore ma anche tutti gli altri morti viventi che faranno un bel casino - in una scena già estremamente cruenta col pittore in stato di decomposizione che cava gli occhi e poi uccide l'idraulico - da lì in poi sarà una discesa in questo orrore, tra sequenze altamente surreali - come già detto il finale o il primo incontro con Emily, la cieca che avvisa la protagonista dei pericoli, scena stupenda per come è girata, sul ponte, in mezzo alla nebbia e alla desolazione - a scene splatter sanguinolente e trucide, e come nei precedenti due film, Fulci non risparmia nulla, anzi è spietatissimo nel mostrare l'orrore, anche se qui personalmente penso sfrutti ancora meglio la tensione, basti vedere la splendida scena all'obitorio, quando la moglie dell'idraulico va a vedere il corpo, con il cadavere del pittore inquadrato più volte sullo sfondo e la telecamera che indugia sull'encefalogramma che ogni tanto sembra dare segni di risveglio, creando una tensione altissima, fino all'orrore che si scatena con la moglie dell'idraulico che morirà malissimo sciolta dall'acido, o ancora, la terribile scena della morta dell'architetto, divorato dalla tarantole, altamente sconsigliata agli aracnofobici, con questi ragni pelosi che gli strappano le palpebre e poi gli occhi e poi la lingua terribile, o ancora la morte di Emily col cane d'accompagnamento dato che era cieca che si rivolta contro di lei e le apre la gola, fino ad arrivare alle splendide sequenze finali con i morti che si risvegliano nell'obitorio, una sorta di tributo a Romero, una sequenza estremamente ansiogena.

Grande horror di Fulci, diretto alla grande, senza fronzoli nel mostrare l'orrore e lo splatter, allucinato e allucinante nelle sue atmosfere e nella narrazione che non da più appigli allo spettatore, da segnalare inoltre la colonna sonora di Frizzi, ancora straordinario, dopo quella del film precedente, qui prende delle connotazioni ancora più oscure, bellissima nel finale quando emergono anche dei cori da sabba mentre i nostri protagonisti vagano tra la nebbia.