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STELLA SOLITARIA regia di John Sayles

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stratoZ     8 / 10  09/10/2024 12:34:33 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Splendida sorpresa questo film di John Syles, un mischione di generi che funziona benissimo, che parte da un soggetto prettamente giallo, con la scoperta di questo scheletro risalente a quarant'anni prima e procede con la contestualizzazione della società al confine tra Stati Uniti e Messico, mostrando una comunità che ancora, nonostante gli anni passati insieme, non si è mai unita, lasciando forti discrepanze tra i messicani e gli americani, ne viene fuori un film corale che tira in ballo una grossa mole di personaggi, tutti approfonditi alla grande con una narrazione che si sposta abilmente tra il presente e i flashback del passato per dare un background migliore alla vicenda, che si concentrerà soprattutto sulle indagini di dello sceriffo Sam Deeds, figlio di uno degli sceriffi più amati del posto, ormai passato a miglior vita, che al tempo fu l'unico ad opporsi ad uno sceriffo corrotto che controllava tutti gli affari locali e maltrattava la popolazione, che sembra poi essere lo stesso scheletro ritrovato, da qui le indagini di Sam che cerca di scoprire la verità sia sull'omicidio che su suo padre, cercando di capire fino a che punto la sua reputazione sia meritata.

Il film, oltre all'ambientazione western, ha pure quella riflessività tipica dei noir, Sam è un uomo afflitto, che non si sente in grado del ruolo che ricopre, con un divorzio alle spalle che l'ha spinto a farsi nominare sceriffo complici anche gli aiuti del sindaco e di altri membri importanti della comunità a cui conveniva metterlo in quel posto, è un uomo che riflette sul passato, che ripensa ai momenti con la donna che fu il suo primo amore, ai tempi della scuola, che ora rivede saltuariamente e con cui cerca di riallacciare un po' di rapporto, i dualismi e i pensieri di Sam lo portano alla ricerca di una verità mai chiara, intorbidita dagli interessi di una popolazione locale che sembra rassegnata agli eventi del passato e tenta di lasciarseli alle spalle, un gioco in cui i concetti di bene e male tendono a mischiarsi, come si può vedere nel quadro finale che viene fuori dalla figura del padre di Sam, considerato un eroe in città ma in realtà corrotto anche lui, che però grazie a questo è riuscito a mantenere la comunità a suo favore, è il contesto che sembra averlo portato a tali scelte, o ancora, l'approfondimento nei confronti delle famiglie considerate minoranze, dai messicani, come la famiglia di Pilar agli afroamericani, proprietari dell'unico locale dove le minoranze si sentono al sicuro, è un film che alterna molto i punti di vista, ha una scrittura saggia che non da risposte ma mostra molto bene i problemi e una convivenza un po' forzata in questo posto di frontiera.

Non ho apprezzato forse solo il finalissimo che ha una trovata un po' "alla Beautiful", ma comunque serve molto a rimarcare il mood che c'era in passato nella cittadina, Syles è abile nel dirigere un film dalla sceneggiatura complessa con grande stile, è lentino, ma mai ridondante, non calca mai troppo la mano sulla tensione, quanto si concentra sugli umori e i pensieri dei personaggi, splendide alcune trovate espressive, come quella di introdurre i flashback negli stessi luoghi di dove avviene la narrazione presente senza mai staccare, come a rimarcare il collegamento inevitabile tra il passato e il presente.

Personalmente l'ho adorato, costruzione del contesto fenomenale, una grossa mole di contenuti che alternano problemi storico-antropologici alle riflessioni interiori del protagonista e di una comunità mai stabile, con diversi riferimenti alle origini dell'America stessa - intesa come stato - un mix di western, thriller, giallo, noir, dramma sociale, molto interessante, e un gran cast al suo servizio, tra Chris Cooper, Kris Kristofferson, Frances McDormand - in un piccolo ruolo - e un giovanissimo Matthew McCounaghey.