Van Dyke realizza un bel dramma d'epoca, ambientato ad inizio novecento, in una sorta di bella epoque americana, tra i locali fumosi dell'alta borghesia dell'epoca e l'opera, il soggetto riguarda questa storia d'amore che presto si trasformerà in un triangolo tra l'affascinante cantante, tale Mary Blake, che inizialmente si esibisce al "Paradise" locale notturno moto celebre in città gestito da Blackie, che si innamorerà presto di lei, con l'intromissione del ricco Jack, direttore dell'opera che offrirà a Mary uno dei ruoli che ha sempre sognato e per questo terminerà la collaborazione con Blackie, anche se però il rapporto professionale termina, vi è ancora una continua indecisione di Mary a scegliere tra i due il futuro partner, è un film che si basa molto sui caratteri, da Mary stessa, giovane donna di umili origini, proveniente dalla provincia, talentuosa e appassionata, passando per Blackie che sarebbe alla fine il dongiovanni di turno, un po' inaffidabile e dedito ai piaceri della vita, interpretato dal solito affascinante Clark Gable che col suo charme, il suo sorrisetto e un'eleganza unica dipinge un personaggio un po' macchietta ma che inevitabilmente si fa ricordare per la sua caratterizzazione anche parecchio istrionica considerati i tempi, tra le tematiche del film vi sarà lo scontro tra Blackie e il suo amico prete, interpretato da Spencer Tracy, che a modo suo cerca sempre di riportarlo sulla retta via, diciamo che su questo frangente il film mostra la sua datazione, ma è anche comprensibile, col comportamento di Blackie che viene biasimato e Tracy che farà spesso la morale sembrando il pastore che vuole riportare la pecorella smarrita sulla retta via, una retorica che ad oggi non perdonerei, ma parliamo comunque di un film americano degli anni trenta.
Detto questo, una delle forze del film è l'ambientazione della San Francisco "bene" tra questi localini notturni eleganti e le notti all'opera di cui Mary è protagonista, che danno un forte senso di eleganza e risultano di un bel vintage, tra donne facoltose con i loro vestitoni e uomini col cappello a cilindro e il sigaro vi è una bella ricostruzione e si nota il grosso impiego di mezzi, elemento che ovviamente, emerge soprattutto nella scena del famoso terremoto, qui rappresentato benissimo considerata l'epoca, Van Dyke non risparmia neanche scene catastrofiche e parecchio crude, anticipando di parecchio quelli che saranno i film catastrofici di qualche decennio dopo, usando scenografie imponenti che crolleranno, qualche effettino speciale niente male che non fa notare troppo l'artefazione, anche oggi, insomma è da fare un plauso alla realizzazione di questa drammatica scena addirittura riportata in due scosse e che regala diversi momenti che spezzano il cuore. Il terremoto purtroppo sarà il risolutore di questo famoso triangolo che si era venuto a creare nel film, la parte finalissima, risulta tra le meno interessanti, per il semplice fatto che è eccessivamente retorica e ripropone una solfa già stantia al tempo, quella della rinascita della ricostruzione col solito prete interpretato da Stacy - si in questo film mi è stato un po' sulle scatole - che predica e blablabla, il volere del signore e via dicendo, probabilmente parliamo del solito finale imposto dall'alto dai produttori di Hollywood, considerato anche dura ben poco e viene affrettato.
Ma nel complesso è un bel film, do un voto altino specialmente per le ambientazioni e per le scene catastrofiche di gran valore storico, la sceneggiatura zoppica, alterna bei momenti a momenti evitabili ma comprensibili per il tipo di film e l'epoca in cui è uscito.