Questa prima parte dell’ultimo, mastodontico, lavoro di Kevin Costner l’ho trovato un western antologico, come una sorta di riassunto di un genere iconico per l’America, che mischia gli stili e tematiche più volte tirati in ballo nel corso dell’ormai secolare storia del genere e prova ad approfondire l’espansione verso ovest, tanto discussa nella storia americana e la base di quello che sarà lo sviluppo della nazione, le radici, il viaggio dei coloni, il rapporto con le popolazioni preesistenti, è un'operazione sulla carta interessante, tuttavia l’ho trovato carente di originalità, che sia stilistica, che sia narrativa, certo, sicuramente mostra una base tecnica più che gradevole, con la sua eterogeneità di paesaggi, tra il deserto, le steppe, le colline, i canyon, fino ad arrivare alle montagne innevate e ai fondamentali corsi d’acqua, luogo considerato di salvezza per i coloni, ma allo stesso tempo nelle sue tre dilatate ore di durata regala pochi guizzi registici, apparentemente dando un assaggio di tutto il repertorio western, senza però approfondire nulla, sarà la buona mole di personaggi, saranno le svariate ambientazioni, ma Costner da soltanto un’infarinatura, che da sola regge abbastanza poco, sono discretamente fiducioso che nelle successive parti ci sia un focus maggiore.
Così, il film si trascina tra assalti apache, momenti dal timbro melodrammatico, che personalmente ho trovato un po’ didascalici, le classiche rese dei conti che nel genere sono immancabili, si sposta sui territori del road movie western con le sue carovane piene di persone, tira in ballo le questioni su chi appartiene la terra, riporta in voga la tematica del petrolio e dell’avidità umana, insomma, sembra un ritorno alle tematiche che già erano state approfondite ampiamente dal western classico, in molti aspetti mi ha ricordato le pellicole di John Ford, ma più che altro quelle di Anthony Mann, specie nella loro parte riguardante il viaggio e l’attaccamento ad un pezzo di terreno su cui mettere le radici, certo probabilmente i personaggi di Mann erano molto più approfonditi psicologicamente, il tutto ha comunque una visione revisionista ben più ampia di quella di quelle opere degli anni cinquanta - vorrei vedere, settant’anni dopo -, ma in ogni caso, la sensazione di già visto è abbastanza netta.
Nulla di che, per adesso è solo un western corale che nonostante le tre ore non ha dato il tempo di affezionarsi ai personaggi ed empatizzare con loro, spero in una seconda parte più solida.