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NON E' UN PAESE PER VECCHI regia di Joel Coen, Ethan Coen

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alextarsia     2 / 10  06/04/2008 15:54:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
«Non è un paese per vecchi» è una pellicola sciatta e deludente, chiosando gli stessi dialoghi: «fa schifo, è un film di *****». Certo non mancano sequenze mozzafiato e pathos (angoscia e ansia), è d’ottima fattura, ma il livello non supera il buon saggio di tecnica e teoria cinematografica. Un metacommento con ambizioni artistiche non un’opera d’arte, un prodotto di largo consumo confezionato anche per gli addetti ai lavori, con due registri (uno per regista?), quello semplice degli eventi narrati e l’altro più complesso per far parlare e scrivere chi campa commentando, oppure per i cineforum filosofici universitari. È un polpettone ricco e ben fatto, accademico nel senso spregiativo, farcito com’è di questioni teoriche, di citazioni e di commistioni di western, poliziesco, pulp, horror; è anche un film sul conflitto generazionale, un grottesco road movie e un thriller. Un’opera del rococò postmoderno. La struttura è episodica come quella delle serie tv (di cui condivide lo spessore filmico), tante minisequenze, ciascuna con un conflitto interno o esterno ai personaggi di natura diversa: etica, psicologica, politica; sullo sfondo un paesaggio vasto e secco, sterile, consumato. I dialoghi, i caratteri, le situazioni e finanche le inquadrature sono molto stereotipati, retorici, con la dominanza dell’ossimoro e del non-sense, dell’espressività grottesca raramente divertente. Scorre in sordina dietro agli occhi dello spettatore la storia del cinema, la sua epopea zapping tv (il “cattivo” usa la sua arma bizzarra come se fosse un telecomando per spegnere gli altri personaggi), lontana l’eco di fumetti e videogiochi. Gli elementi utili alla comprensione dell’intreccio sono criptati e dipanati gradualmente fino alla fine, spettacolarità, crudezza e brutalità, sparatorie e inseguimenti, contribuiscono alla riuscita commerciale. Manca il sesso col suo bagaglio di pulsioni, tutte sublimate e trasfigurate nelle uccisioni, nell’explicit salta fuori il sogno dell’anziano sceriffo Ed Tom Bell, con complesso di castrazione edipica, e il finale resta aperto. “Il paese che non è per vecchi” è annichilito e mosso dal denaro, dal capitale, l’unico personaggio che ha saldi principi etici è l’antagonista, uno spietato pluriomicida. Ecco una delle costanti della poetica dei fratelli Joel ed Ethan Coen: l’agire umano è sovradeterminato. Su tutto regna il destino dell’evolversi meccanicistico degli eventi, la morte. I trafficanti di droga, i poliziotti, le prede e i cacciatori, sono attori sociali perfettamente razionali, iperrealistici. Gli individui determinano la loro esistenza compiendo scelte fra alternative binarie (ancora le postmoderne storie a bivio) date dallo stesso sistema, entrambe le risposte rientrano nelle possibilità preventivate dallo stesso quesito. Pur essendo ormai globalizzato il mondo non sembra mai stato così statico, un motore immobile. L’umanità della trilogia Matrix dei fratelli Wachowsky era ridotta ad alimento per le macchine, qui è una grigia marea di manzi (deideologizzati, corruttibili, scostumati, venali e drogati) pronti per essere macellati dal giovane Anton Chigurh. Altro elemento della produzione coeniana è la riflessione sul cinema stesso, sulle possibilità della narrazione cinematografica, sul realismo, l’introspezione psicologica e la fantasia. C’è difficoltà a distinguere i tre livelli, in un dialogo si dice: «ma quella storia è vera?» – «non so se sia vera o no, è certo che è una storia». Sceneggiatore e regista sono i demiurghi del mondo cui il film appartiene. È il cinema vitalistico dei “giovani” interpreti della prima ora di Nietzsche, del trionfo della follia superomistica individuale innescata dall’estrema razionalizzazione omologante dei processi produttivi, spettacolo della violenza e degli effetti speciali, della trama e dei dialoghi semplici e flessibili, un cinema prototipico dalle forti emozioni. Alcuni personaggi si ribellano come schegge impazzite alla propria funzione, al determinismo sociale, o si discostano dai modelli dominanti, sono le «anomalie di sistema», oscillanti tra l’anarcoide e il nazista tardo-romantico. È in queste crepe dell’ordito collettivo che si generano le storie, lungo le rette delle schegge impazzite, la circolarità della routine è l’impossibilità del “testo”. La presunta attitudine all’impegno trasversale e all’autoironia degli autori tuttavia non convince, anzi ne rafforza il bizantinismo, lo spento manierismo compiaciuto. La bravura di Javier Bardem e di Tommy Lee Jones (fra gli altri) contrasta tanto con l’imbecillità della trama da generare spesso effetti ridicoli. Preoccupano i riconoscimenti e le critiche positive al film, sebbene siano in accordo col clima culturale decadente di quest’inizio millennio, con la crisi degli intellettuali e della critica, con l’accademismo feticistico degli esperti specializzati. È di moda affermare di certa “arte” contemporanea «la capirai fra vent’anni», come se qualcuno abbia compreso il significato originario dei capolavori del lontano passato (ma anche molto recenti), c’è qual-cosa da capire? Con buona pace dei semiologi detrattori del giudizio di valore questo è un brutto film, che se non fosse illegale bisognerebbe piratare, così da poter rispondere annoiati «sì , l’ho visto».

Alessandro Tarsia, CalabriaOra © 26 marzo 2008
strange_river  20/08/2008 23:00:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
un giorno voglio imparare anch'io a scrivere così.

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amterme63  08/04/2008 08:24:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse se scendi dal piedistallo riesci probabilmente a guardare la realtà così com'è. Ti manca la volontà di capirla e accettarla per quella che è. E tu vuoi dare la colpa ad un'opera d'arte se non è come vorresti che fosse. Evidentemente il mondo di oggi esprimere questi stati d'animo, questi stili. Domandati perché, analizza il presente invece di pontificare.
ULTRAVIOLENCE78  08/04/2008 16:45:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma che senso hanno questi "turisti del sito", che lasciano voti isolati e controversi per poi sparire senza affrontare le repliche...
Invia una mail all'autore del commento Enzo001  08/04/2008 17:52:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se speri che qualcuno si sia impressionato leggendo i tuoi inutili giri di parole (perchè sicuramente era questo il tuo scopo, giusto?), hai sbagliato di grosso.
Avresti potuto semplicemente dire che non hai apprezzato il messaggio dei Coen, non trovi?
Per il resto critiche del tipo "i personaggi sono stereotipati" o "la struttura è episodica come quella di una serie tv" le trovo infondate.
Invia una mail all'autore del commento Malvagio  09/04/2008 18:08:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
figlio mio che fatica a leggere tutte le stronz.ate che scrivi per dire che non ti piace. Concordo con te su quasi tutto... io resto dell'opinione che questa è la versione povera de le tre sepolture.
pino08  09/04/2008 20:05:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
addirittura?
emagiul  16/04/2008 17:39:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
vero... le tre sepolture.. ecco che mi ricordava!!! grande per il paragone!!
andreapau  09/04/2008 14:56:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
se pensi che scrivere per (meicojoni!!!)calabria ora,ti renda piu' autorevole,sei in errore.
infatti,il tuo papiro suscita quel genere di sentimento alla toto':"ha avuto carta bianca?e allora ci si pulisca il c.u.l.o.!!"
tu sei in preda a una scissione di quelle gravi.il tuo commento sta al voto come elencare tutti i pregi di una bella donna e poi dire che è un cesso.
pino08  07/04/2008 12:51:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
e bravo alex-qualsisi cosa. Io continuo a dire che è un fake, è lo stesso Alexiel che 2 commenti prima ha dato 1 1/2, e come prima ha commentato solo questo film!
civetta85  08/04/2008 11:21:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
concordo con te, bisognerebbe togliere almeno il secondo commento..
Max78  07/04/2008 15:48:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
alzi la mano chi ha letto l'intero commento .........
pino08  07/04/2008 16:22:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
io no...
ferro84  13/04/2008 19:54:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Condivido in pieno la prima parte, con il secondo "registro" messo li, pretenzioso, utile solo a far parlare cinefili ad incontri da cineclub.

Alla fine se letto nella sua profondità, c'è una banalizzazione dell'evoluzione umana, letta dagli occhi qualunquismo, con teoria da facili consensi.

Ma in base a cosa si può dire che la società di ieri era migliore di quella di oggi? E ci abbiamo dato degli Oscar a una simile "luogo comune" tradotto in prolissi e soporiferi racconti di uno sceriffo?

Dare 2 però travisa la tua percezione del buon cinema, qui ogni fotogramma è studiato alla perfezione.
La piena sufficienza non si può negare.............ma nemmeno di più
Phelps  06/04/2008 17:53:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma averlo scritto su calabriaora nn ti bastava???Aspiri all'oscar dei provetti cineasti????buuuuuuhhhhh
VincentVega1  06/04/2008 19:55:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
farà la maratona... io non lo leggo manco sotto tortura!
nest  11/04/2008 16:35:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non vai molto lontano come critico, di questo passo
non ho mai letto niente di più involuto, vecchio e stantio
paroloni elefanti che partoriscono topolini
non ti davo una lira nemmeno nei pesanti anni settanta.

puoi avere anche ragione, ma con questo stile finto intellettuale stramboscemo, ma chi vuoi che venga a cercare mai la tua rivista per leggerti?
gerardo  08/04/2008 15:43:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non so dove tu abbia visto la struttura episodica del film: evidentemente la parcellizzazione della tua percezione narrativa ed estetica ti permette di elaborare solo per segmenti e comparti unitari, stagni e strettamente omogenei. Oltre non vai.
Il fatto curioso è che nel tuo affannoso tentativo di disprezzare il film ne metti in evidenza tutti i pregi e tutto il suo valore, per poi ribaltarne rabbiosamente il senso, limitandoti peraltro a contestare semplicemente "lo spento manierismo compiaciuto". Il che non giustifica, insieme alla dichiarata noia, il voto al film, che, da quanto scrivi, pare sia molto ricco di spunti... Dare <2> significa non avere il senso dell'equilibrio (e da uno che scrive su una testata giornalistica lo squilibrio non è ammissibile per deontologia); significa annichilire un'opera per il puro gusto di farlo: un atto arbitrario e visibilmente compiaciuto come il bizantinismo che contesti nel film.
Da tutto ciò posso dedurre due motivazioni al tuo voto/giudizio che non si escludono: 1) non accetti la posizione ideologica degli autori (e questo implica che in qualche modo il film ha funzionato positivamente); 2) per snobismo, esibizionismo o frustrazione - chissà per cosa poi - hai incanalato il giudizio negativo dal film in sè ai contesti culturali nei quali è stato accolto trionfalmente: gli ambienti (presunti) accademici e quelli delle celebrazioni ufficiali. Tu usi lo strumento del voto come nemesi nei confronti del film il quale, piaccia o no, è di uno spessore artistico ben poco discutibile. Non ti basta - se mi permetti - appuntare accanto alla firma il "distintivo" editoriale per il quale scrivi per avere l'autorità intellettuale di ergerti a giudice supremo.
In parole più modeste si direbbe: ma fammi il piacere!...