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HEIMAT regia di Edgar Reitz

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elio91     9½ / 10  01/02/2011 12:14:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Heimat:una parola tedesca non traducibile letteralmente ma che possiamo tradurre con Patria. La patria tedesca,quindi,ma raccontata in maniera universale in modo che possa diventare la patria di tutti noi.
Non una serie tv ma un film di ben 15 ore,diviso in segmenti o episodi ma che va visto come un'unica visione d'insieme.
Non un film sui ricordi ma sulla memoria collettiva; non si abbandona ad Amarcord facili e nostalgici,il ritmo è lento e significativo e gli sbalzi temporali frequenti e senza concessioni.
Non era nelle intenzioni di Edger Reitz fare un film epocale che trattasse semplicemente della storia della Germania,questo è un film che tratta della Storia di tutti i tedeschi con particolare importanza agli anni precedenti alla guerra; questo perché effettivamente al tempo c'era quasi una vergogna a parlare della Germania precedente o contemporanea al terzo Reich: quell'epoca di violenza culturale ed ideologica inquinò il ricordo di persone che vissero,nacquero o morirono in quegli anni e non meritavano il cancellamento dalla memoria in virtù di uno shock collettivo dovuto alle follie della storia.
Con questa saga epocale Reitz restituisce dignità a persone e uomini che la meritavano ma va nel profondo delle psicologie e del senso del tempo,della memoria e della vita raccontanto qualcosa che può essere capito da tutti,siano essi americani,,italiani,francesi o di qualsiasi nazionalità.
Progetto quindi ambizioso ma che ha esaltato la critica (e pure un certo Stanley Kubrick),non a torto.

La storia è ambientata in un paesino inventato,Schabacch,le storie di vita di tutti i giorni sono quelle dei contadini forse perché le persone che di radici se ne intendono e ne capiscono più di tutte. Il processo narrativo non si abbandona mai a ricordi facili,a nostaligie ma in maniera poco convenzionale racconta tutto ciò che c'è da raccontare con uno stile visivo rigoroso e che si abbandona poco alla ricostruzione storica sfarzosa,tra bianco e nero e scene a colori che si alternano in continuazione.

Non semplice da vedere ma un'esperienza che appaga per quello che lascia in ogni frammento,ho commentato il monumentale capolavoro di Reitz passo per passo,episodio per episodio tenendo conto però che alla fine c'è una visione d'insieme necessaria da fare (già scritta sopra) perché va ovviamente considerato un tutt'uno.
Quindi il commento è lunghissimo e me ne scuso,e avverto che da adesso in poi sono contenuti spoiler.






1-Nostalgia di terre lontane (1919-1928)

La saga parte seguendo una strada che non imbocca la nostalgia dei tempi passati come indicato dal titolo e che non prosegue dipanando storie di grandi saghe familiari piene di intrecci di vario genere; tutt'altro,il ritorno in patria di Paul Simon dopo anni è salutato con gioia dai suoi familiari ma quasi ostentata indifferenza e silenzio da quest'ultimo. Questo silenzio è preludio del tono di tutto il film,adagiato su ritmi lenti e cullanti di una dolce lentezza,in cui l'affresco storico non è mai ostentato ma prevalgono invece i silenzi e le sensazioni dei personaggi che vivono in questo villaggio.
Il bianco e nero domina quasi totalmente l'intera durata dell'episodio ma vi sono momenti in cui lo schermo si fa colorato senza alcun ordine,a volte nella stessa inquadratura.
La voglia di cambiamento,l'apatia di Paul nell'attesa che succeda qualcosa sono il vero centro di questo episodio in cui le varie strade che si dipanano davanti il personaggio principale sembrano inizialmente tutte appetibili (dall'innamoramento per Apollonia a quello per Maria,dal desiderio di rivedere la prima alla voglia di vivere in maniera borghese e tranquilla con quest'ultima),ma in realtà la cosa più lampante è che non succede assolutamente nulla,ovvero nulla per Paul che si ritrova deluso dalle sue aspirazioni fallite; c'è,forse,un attimo in cui lo vediamo davvero felice e sorpreso ed è quando si ritrova a volare in un piccolo aeroplano e dall'alto vede una donna in mezzo ai campi con una culla che lui scambia per Apolonnia,allora scende ma scopre deluso che si è sbagliato; e allora si ritorna alla solita normalità in cui non basta più nulla per distogliere l'attenzione dalla tranquillità e dalla staticità di tutto.
Episodio quindi fatto soprattutto di false speranze in cui l'oro nel fiume,piccole violenze,addirittura omicidi non portano a nulla. La Storia fa ovviamente capolino in mezzo alle "altre" storie,si incominciano a intravedere gli imprevedibili segnali che porteranno alla follia successiva del nazismo ma tutto si risolve in un nulla di fatto. Così le vetrine spaccate a sassate (del negozio di un ebreo) sono un piccolo episodio isolato in cui i colpevoli vengono presi e puniti,la scoperta clamorosa di una ragazza nuda e morta nel bosco (ebrea anche lei) finisce in una bolla di sapone.
La Germania è come i suoi personaggi,è come Paul di fronte a questo limbo continuo di distacco e di non-sorpresa,ovvero una nazione ancora scottata dalla guerra e che sembra rimandare continuamente ciò che poi arriverà,che vive in un continuo alternarsi di stagioni in cui nulla cambia e nulla succede,e quando qualcosa succede non ha importanza. Allora Paul decide,improvvisamente e senza il minimo sospetto da parte di tutti,di andarsene via,di seguire la sua strada metaforicamente e letteralmente. Il primo segmento di Heimat si conclude con lui che sparisce di punto in bianco,lasciando come unico lascito alla sua famiglia una trappola per la martora. Anche lei in continua attesa di scattare improvvisamente e di prendere ciò che le spetta,come Paul,come la Germania.



2-Il centro del mondo (1929-1933)

La trappola scatta e l'animale è preso ma Paul è ancora lontano,sparito via e nessuno sa dov'è. I figli e la moglie Maria attendono il suo ritorno da loro dato per certo,prima o poi. Ma intanto comincia ad aprirsi un altro mondo al di fuori di Schabacch ed è un mondo diverso da quello del villaggio sempre immobile ed uguale a sé stesso.
Paul in realtà è nella "terra della sedia elettrica",guarda la statua della libertà fuori dalla finestra lì ad Ellis island e pensa chissà a cosa,e chissà se ha realizzato il suo sogno o il suo desiderio di realizzarsi.
Arriva poi una straniera francese che porta una ventata di curiosità in un posto in cui evidentemente gli stranieri non capitano quasi mai,ma ancora una volta non sembra essere un evento di enorme importanza né turba gli animi delle persone.
C'è un altro mondo fuori dal villaggio e se Paul è stato il primo a raggiungerlo,e si tratta davvero di un posto completamente diverso e al di là del mare, suo fratello Eduard va in città (Berlino) per curarsi i polmoni malandati. Qui il bianco e nero si vede di rado,predominano i colori caldi del bordello in cui Eduard troverà moglie e soprattutto le ideologie naziste di quegli anni che a Berlino hanno preso già piede. Tornati al villaggio ancora una volta niente è cambiato e tutto è uguale a prima; da notare lo stupore della moglie di Eduard per la calma e la tranquillità quasi innaturali,ideologicamente nulli. D'altronde si tratta di un villaggio arretrato tecnologicamente e ideologicamente,e forse l'arretratezza in questo caso non è un gran male anche se le ventate di avanguardia si notano spesso. Ma basta un viaggio della saggia della casa,l'anziana Katharina,per cominciare ad intravedere una spinta oppressiva delle barbarie hitleriane ancora subdole e non conosciute: i dissidenti vengono difatti allontanati,l'omologazione di pensiero è l'unica alternativa plausibile altrimenti si rischia di essere presi e portati in qualche luogo,ma nessuno sembra avere idea di cosa stia in realtà prendendo piede in Germania. L'unica a capire veramente sarà proprio Katharina,simbolo di una saggezza antica e sagace; laddove il film precedente si concludeva in una maniera inaspettata e aperta (verso il futuro ignoto,dove le strade possono portare in qualunque posto) il presagio finale del secondo episodio è quasi definitivo e lapidario: Schabacch non è più il luogo innocente e buono di prima, il nazismo e i nazisti si stanno diffondendo. Come i loro metodi,subdoli e senza clamore.



3-Natale come mai fino ad allora (1935)

Il terzo segmento della saga è più corto e sintetico rispetto ai primi due (nemmeno un'ora) ma ancora una volta un concentrato di emozioni e liricità difficilmente dimenticabile. Si può dire che ancora una volta è l'aspirazione a farla da padrone,stavolta rendendo vera e propria protagonista il personaggio di Lucie e le sue ambizioni per lei e per il marito Eduard,ormai borgomastro e membro del partito nazista (come già si evinceva con chiarezza nel precedente film). La sua speranza è inizialmente riposta nella costruzione di una villa e successivamente nell'avanzata del marito all'interno delle gerarchie naziste; un'avanzata destinata comunque a rimanere immobile,rendendola frustrata e piangente mentre il marito continua in realtà ad occuparsi dei propri hobby e a guardare frammenti della propria vita attraverso fotografie. Attimi immobili e fissati nel tempo,e ancora una volta il villaggio di Schabacch viene paragonato con le parole di Lucie ad un luogo in cui tutto è immobile e dove non succede nulla; proprio per questo Reitz è riuscito a dare ad Heimat una forza visiva e poetica prorompente, riuscendo nel proprio intento di rifarsi a Proust e alla sua Ricerca del tempo perduto: attimi fissati per sempre in un cinema che riflette continuamente l'immagine e la sua nostalgia,cambia con i colori e ovviamente attraversa la storia attraverso le vicende dei suoi personaggi.
In realtà succede molto soprattutto nella crescita e nello sviluppo dei personaggi e lo abbiamo notato in tutti e 16 gli anni passati fino ad ora. Particolarmente belle le scene natalizie nella chiesa a colori.
Il natale che dovrebbe essere una festa felice e in famiglia non lo è quindi per Lucie, che vede le proprie speranze fuggire via. Non mancano delle scene splendide e significative,tra le più belle: il nazista che vuole insegnare a mirare al ragazzino è una sequenza fortissima e di una naturalezza significativa,così come gli spari ai fili del telegrafo,simbolo di un progresso crescente che continua a non fermarsi ma col quale si può ancora scherzare nonostante la svastica sia un simbolo che oramai si trova dappertutto.
Sullo sfondo della vicenda troviamo tutti gli uomini e le donne a cui ci stiamo lentamente affezionando; non Paul abbandonato per ora al suo destino americano ma sua moglie Maria diventa sempre più centrata nel ruolo di donna che non si arrende di fronte alle avversità che il destino le ha riservato. In un dialogo con Lucie (in cui la cognata cerca di compatire entrambe) viene a crearsi un contrasto tra le due personalità non sotto forma di litigata,ma proprio di modo di porsi di fronte all'avvenire in cui Maria si dimostra più forte e ottimista. Le lacrime finali non saranno le sue,che sarebbero tra l'altro anche più comprensibili.



4-Via delle alture del Reich (1938)

Ancora una volta sono i ritratti femminili forti e anche nuovi a predominare e ad avere importanza. Maria oramai sta invecchiando e dopo aver tirato su i figli come meglio ha potuto,insegnandogli ad essere liberi e coltivando i loro talenti senza mai scoraggiarli,decide di pensare a sé stessa; si innamora di un nuovo arrivato,un ingegnere di nome Otto che la ricambia. Bellissime le scene del ballo a proposito.
Tornando ai figli di Maria e di Paul,entrambi coltivano le loro passioni (uno il cinema e l'altro il modellismo) pur contro il volere dello zio Wielfried che con una prepotenza saccente ed irritante critica l'operato ammirevole di Maria come madre,contestandogli le sue avversità per il Reich e per la gioventù hitleriana. Se quindi suo fratello è esponente di un certo tipo di mentalità imperante del tempo (ovviamente nazista) continua ad essere Katharina la matrona della famiglia,quella che tacitamente da il proprio consenso e comprende il bisogno di Maria di pensare a sé stessa come individuo dopo essersi sacrificata anni per i figli e nell'attesa di un ritorno che non è mai avvenuto. Questo consenso di Katharina non assume un grande risalto all'interno dell'episodio in questione ma ogni cosa è carica di un significato particolare e per questo Heimat è davvero un opera colossale in cui si può trovare di tutto in ogni momento.
Il villaggio sta apportando le prime modernizzazioni,Hitler è al potere da tempo ma in realtà di momenti spiacevoli se ne trovano davvero pochi; ancora una volta Reitz si addentra all'interno dei propri personaggi per narrare storie su storie,emozioni su emozioni che predominano dei particolari momenti.
Le storie "di contorno" se si può definirle così (in realtà tutti hanno un uguale importanza all'interno di tale meccanismo) vedono l'arrivo di un'amica di Lucie già vista precedentemente che decide di trasferirsi a Schabacch e mettono in risalto le frustrazioni della stessa Lucie,sempre più insofferente al tipo di situazione venutasi a creare per cui invece Eduard si trova praticamente contento,ovvero il raggiungimento di una posizione gerarchica comoda che possa permettergli di invecchiare bene. Sempre di più si capisce il suo pensiero e il suo hobby per le fotografie: Eduard vorrebbe essere una fotografia,restare immobile per sempre in quella placidità che invece tanto continua ad irritare sua moglie,sotto sotto sempre più insoddisfatta.



5-Scappato via e ritornato (1938-1939)

Tutto va per il meglio a Schabacch: Maria ha ritrovato sé stessa e l'amore grazie a Otto,niente sembra preannunciare tragedie di vario tipo. Ed ecco la svolta imprevista che riguarda una lettera di Paul dall'America,dove ha fatto fortuna,in cui annuncia il suo imminente ritorno in patria. Il tempo è veramente tiranno e cambia tutto deformandolo in maniera impercettibile perché quella che anni prima sarebbe stata una notizia entusiasmante e felice getta nello sconforto non solo Maria,oramai avviata ad una nuova vita,ma anche uno dei suoi figli. In maniera paradossale si può dire che il ritorno di Paul diventa un presagio di sventura,di definitivo cambiamento questa volta; un cambiamento che sua moglie ritiene come una conferma del suo aver sbagliato tutto, adesso costretta ad incontrarsi clandestinamente con Otto e per la prima volta fragile di fronte ad un evento che la scombussola nel profondo (sensi di colpa,rabbia verso un uomo che comunque ha abbondato lei e i figli per proprio egoismo).
Ma forse è il paradossale il vero carro trainante dell'episodio cinque,perché l'evento tanto atteso si risolve in una clamorosa bolla di sapone e Paul non sbarca a causa di una vergognosa pratica burocratica riguardante lo stato "ariano" di Paul; egli non può scendere dalla nave senza un documento che ne provi la razza ariana e questo getta nel panico pure il fratello e il cognato,a quanto pare per nulla preoccupati di rivedere un loro parente se questo getta ombra sulle loro carriere all'interno del partito.
Tutti stanno perdendo le loro certezze,il tempo li ha cambiati e ce ne accorgiamo per la prima volta in maniera lampante; il pensiero hitleriano ha preso il sopravvento pure su mere questioni affettive,anche se il rifiuto del figlio di vedere Paul in quanto diventato yankee non è altro che una scusa per la rabbia verso un padre assente. Ma non lo è in tal caso la questione burocratica che fa spaventare tanto Eduard e Wielfried: il nazismo fa sentire più che mai le propria forza. Le persone sono illuse,parlando di guerra lampo perfino con la chiusura inquietante del quinto film di Heimat in cui Hitler dichiara guerra alla Francia.



6-Fronte interno (1943)

Si è in piena guerra; in questi anni i ragazzi sono cresciuti e sono anche partiti per il fronte (Anton è in Russia,Ernst è diventato un promettente aviatore). Anche Otto è lontano da Maria da tempo e non sa che ha avuto un figlio da lei,mentre rischia la vita disinnescando bombe e sperando nella fine della guerra. Guerra che ci viene mostrata con crudezza nella sequenza iniziale con il soldato inglese ucciso a bruciapelo,un uccisione emblematica che permette di capire appieno tutto l'orrore insito nella non logica della guerra senza il bisogno di mostrare sparatorie eccessive o altro; se si parla di guerra,però,bisognerebbe considerare pure un'altre piccola battaglia che intercorre tra Katharina e Wielfried,umiliato in continuazione dall'anziana per la propria ottusità fiduciosa nella guerra e nel nazismo,in pratica deriso come un codardo da una delle poche persone che dicono le cose come stanno,che ha ancora la capacità di dare voce alla ragione senza per questo avere paura di ripercussioni.
Il nazismo viene visto sotto un'ottica quasi ironica per quanto sia stata molta la brutalità di quegli anni,mettendone in ridicoli i finti progressi; la novella sposa e incinta di Anton può mettersi in contatto con lui,per quanto lontanissimo,grazie alla tecnologia nazista che ha portato la novità del telefono,ma dall'altra parte Anton è costretto a fingere emozioni sincere per portare ancora una volta un'ondata di consenso ipocrita verso la guerra,infatti viene filmato per un documentario sulle truppe. Un'ipocrisia continua che Katharina mette in risalto e critica da anni,ma i metodi subdoli hitleriani nel finale culminano in una scena che contrasta in maniera orribile con i festeggiamenti del matrimonio per procura: il piano finale riguardante gli Ebrei deve essere messo in atto,devono andare "su per il camino".
Dietro questa spietatezza assurda tutto il resto prende un aspetto ancora più inquietante,le feste sembrano inutili. La gente non può esprimere i propri veri sentimenti,li maschera e fa finta di continuare ad essere felice anche quando tutto intorno il mondo è impazzito (Lucie si è rifugiata in maniera petulante nella religione). Solo Eduard può mettersi a piangere per un ragazzo morto,sentendosi in colpa; un tempo i due sparavano contro i pali del telegrafo senza capire quale significato avrebbero successivamente assunto,ovvero quello di finto progresso. I pali continuano a crescere ma i ragazzi muoiono.
C'è una scena incredibilmente bella e poetica tra le migliori di tutta la saga,quando Ernst dal suo aereo getta un mazzo di rose rosse e per una delle poche volte tutto assume un colore,in mezzo al bianco e nero di questi tempi di guerra e di morte.



7-L'amore dei soldati (1944)

Quasi un'ora dedicata al personaggio di Otto e al suo ritorno da Maria,una delle parti più significative di Heimat.
Inizialmente ci si dedica ad Anton e ancora una volta al nazismo che maschera gli orrori spacciandoli per arte,in questo caso l'arte della cinepresa attraverso il cui occhio la guerra viene indagata in maniera,appunto artistica,salvo poi far cadere tutte le belle parole del comandante: nessun occhio artistico,solo pura propaganda della peggior specie (alcuni uomini filmati mentre vengono fucilati). Falsità ed illusione,quindi,le stesse che capitano a Schabacch in ogni casa. L'illusione della tranquillità e della pace ritrovata assale Maria ed Otto,finalmente insieme dopo anni; il loro incontro e quello di Otto con il figlio riscaldano e fanno star bene,e i dialoghi notturni in cui i due analizzano il loro rapporto dopo anni passati in lontananza ancora di più. Non sembra per nulla che qualcosa possa accadere,il pericolo è lontano e la luna risplende; solo si sente il ronzio fastidioso degli aerei che oramai è diventato cullante ed accompagna ancora più dolcemente la notte a Schabacch dove tutto è sempre immobile,sempre in pace. Otto riparte e il presagio è nell'aria più forte che mai: significativa la scena del fraintendimento con Maria sulla possibilità di non rivedersi più,invece riferita al padre vecchio e malato; Otto forse sa quello che sta per succedere,forse semplicemente non vuole dargli peso. Sta di fatto che mentre disinnesca l'ennesima bomba,di certo non la prima ma purtroppo l'ultima,viene nuovamente disturbato e allontanato dal momento fatale da un vecchio che passa quasi per caso di lì,un'apparizione quasi fantasmagorica dato il momento poco opportuno; l'uomo viene allontanato e Otto si avvia al suo destino.
Reitz decide mostrare il dolore di Maria in un'unica scena in cui lacrimante pedala da lontano e si ferma davanti la telecamera; difficile dire cosa adesso possa accadere dopo tutti gli anni e le dure prove passate e dopo la perdita di tutti gli uomini della sua vita (Paul scappato,i figli in guerra e adesso Otto). Schabacch viene colpita da due bombe:una lanciata per errore e l'altra e l'arrivo degli americani che mette in subbuglio Lucie ed Eduard (bellissima la scena in cui fotografa le persone nel cratere lasciato dall'esplosione). La loro vita di arrampicatori sociali falliti cerca di continuare anche se Eduard non sembra più interessarsi di nulla come un tempo,tra un Wielfried irriconoscibile e mezzo barbone che ormai abita a casa sua (con la moglie?) e proprio Lucie che tenta,sempre più illusa,di accattivarsi gli americani.



8-L'americano (1945-1947)

Con l'arrivo degli americani arriva anche un altro americano,anzi sarebbe meglio dire ritorna.
L'attore che interpreta Paul è cambiato perché il personaggio in questi anni passati lontano è mutato profondamente in maniera incredibile tanto che è difficile riuscire a relazionarsi con lui,ma non con quello che prova all'inizio. Il suo arrivo a Schabacch e il richiamo con il martello del padre è il segnale del cambio di generazione che sta avvenendo,ma è falso; ovvero è falso il fatto che sia proprio Paul colui destinato a prendere in mano le redini della famiglia quando troppe cose sono cambiate e lui è diventato praticamente un americano a tutti gli effetti,ma della peggior specie. Ha un accento americano,è felice e sembra finalmente realizzato ma il suo ritorno non è visto,dopo le splendide scene iniziali,come qualcosa di sconvolgente e che durerà,né tutto può tornare come prima; Paul è quasi fastidioso in questa sua nuova inaspettata veste,pensavamo fosse andato via per perseguire chissà quale realizzazione personale ma in realtà cosa ha lasciato dietro di sé? Dolore certamente,quello della moglie Maria e dei figli che neanche lo conoscono e nemmeno lo conosceranno,dati chi per morto o disperso al fronte; in realtà c'è Anton che parla con lui ma la sensazione non è che il legame sia cosi forte,e Ernst si può dire che ha preso del carattere irrequieto del padre ma un filino peggio,è impulsivo e non ha i piedi per terra (per uno con l'amore per il volo è facile capire perché). Quando i due si sfiorano solo per un attimo arrivano i brividi,ma non si riconoscono.
Tornando a Maria,l'incontro tanto atteso ha attimi glaciali; non si capisce come Paul voglia tornare ad approcciarsi con lei come marito quando per vent'anni e passa è scappato via senza tornare,peraltro senza una vera spiegazione plausibile: neanche lui capisce perché.
La verità è che se per Lucie e per la maggior parte dei parenti oltre che degli abitanti del villaggio Paul è un uomo realizzato,un americano da cui prendere esempio,in verità i risultati a cui è giunto non sembrano abbastanza per piantare in asso moglie e figli in questa maniera. Non sarà lui a prendere il posto dei vecchi (Katharina se ne va in pace come ha vissuto),era una pista falsa; Paul se ne va ancora,questa volta senza rimpianti da parte di una Maria segnata dagli anni e dai lutti,non più dolce e comprensiva come un tempo bensì dura e forte.
La nuova generazione si fa largo con i figli,i giovani dati per morti che invece sono vivi (e pieni di sogni) e Paul non è parte integrante di questa patria (Heimat) da troppo tempo per riuscire a capire,e comunque non rimarrebbe; è un uomo diviso tra due mondi e probabilmente non starà mai bene né in uno né nell'altro.
La guerra intanto spara i suoi ultimi colpi; il pianosequenza iniziale è meravigliosamente struggente,ma se nell'apertura viene lasciato spazio alla tragedia è giusto riservare della speranza in un futuro migliore per chi è rimasto.



9-Il giovane Hermann (1955-1956)

Quello che non era riuscito alla guerra riesce al boom economico in appena dieci anni: Schabacch è davvero cambiata in tutto e per tutto. Anton è diventato un uomo economicamente potente e con il monopolio di mezza Schabacch,mentre lo zio Wielfried che avevamo lasciato mezzo pazzo con lo sguardo febbricitante si dimostra un uomo che sa cogliere al volo le occasioni,passando da SS nell'epoca del nazismo a sperimentatore chimico ma mantenendo sempre un carattere senza scrupoli basando importanza esclusivamente sul prestigio e sul denaro. Ernst è la "pecora nera" della famiglia,quello che in mezzo a questo accrescimento economico non è riuscito ad afferrare l'opportunità di diventare come il fratello perché sempre perso in mezzo ai suoi sogni e ai suoi voli,letteralmente in quanto continua la propria passione per il pilotaggio di aerei o elicotteri. Paul non c'è ma la sua venuta ha cambiato davvero il paesino anche se non in maniera positiva; e qui arriva Hermann,personaggio fondamentale dell'intera saga da cui successivamente prenderà inizio (proprio dalle conseguenze di questa nona parte) Heimat 2.
Hermann è un giovane non propriamente ribelle nei modi ma nei pensieri,nelle letture che svariano dai classici del passato che parlano di turbamento e di fuga (un giovane Werther in piena regola),nei suoi pensieri contro l'imborghesimento di Schabacch e dei suoi abitanti (i "borghesi di *****"). Si prospettano per lui un futuro prestabilito da ingegnere come suo padre Otto,ma non è quello a cui il giovane pensa. Sua madre Maria è diventata dura,ama suo figlio più di ogni altra cosa al mondo ma in questo nona parte della saga sarà lei la vera antagonista insieme al figlio Anton: difficile non provare un sentimento di quasi odio verso i due che non riescono a comprendere i sentimenti del ragazzo,ancorati a tempi vecchi e incapaci di capire il cambiamento dei tempi.
Vale la pena soffermarsi su questo punto e sulla differenza tra Katharina e Maria,entrambe matriarche ma profondamente diverse: Katharina era capace di dire la cosa giusta e di comprendere il cambiamento delle generazioni,senza quindi opprimere delle decisioni magari ritenute impensabili all'epoca; Maria al contrario non ha questo dono ed è accecata dal proprio amore,per lei Klara,amante di dieci anni più vecchia di Hermann,è una donna che può portarglielo via,una seconda madre che lo inizia al sesso e per questo "perversa" e cattiva. Per quanto la connotazione sia negativa non bisogna pensare che Anton e sua madre Maria siano diventati crudeli tutto d'un tratto,ma Anton è un borghese che pensa esclusivamente agli affari e ai soldi come vero ideale di vita (progresso),Maria ama talmente suo figlio da non riuscire a capire che con i suoi metodi lo allontanerà da sé.
Solo Ernst,colui che si può definire un antagonista del fratello (significativo quando chiede un prestito e Anton non glielo concede),un uomo per cui i soldi non sono tutto ma lo sono la coltivazione dei propri sogni e le speranze,aiuta e capisce il suo fratellastro.
Per il resto l'episodio è ovviamente incentrato su Hermann ed è il più lungo,addirittura due ore e venti ma è una delle vette per ciò di cui parla e per come ne parla.
È la parte della crescita che porta alla maturità,all'iniziazione del sesso e dell'amore di Hermann per una donna di dieci anni più vecchia di lui,bellissima e dolcissima,l'unica che riesce a capirlo e che gli verrà portata via in maniera crudele e tragica (come il suono dell'organo finale). Reitz si è superato in questo ritratto fornitoci di una donna esile e forte al tempo stesso e di un ragazzo che non ha la propria Heimat ma ne è alla ricerca,forse con qualche cenno autobiografico. Hermann sembra uscito davvero da uno dei libri che legge,classici tedeschi con giovani aspiranti a trovare sé stessi e il proprio posto nel mondo,contro le convenzioni sociale e le regole; Schabacch non è la patria di Hermann,il ragazzo la cercherà dopo aver passato uno stadio dolorosissimo di crescita come ci viene detto nell'epilogo con qualche riga mentre rimane quel volto piangente sullo sfondo con cui è impossibile non provare le stesse sensazioni,lo stesso dolore.
È una parte tanto bella che potrebbe (e dovrebbe) essere presa come film a sé stante ed essere visto e valutato in tale maniera.



10-Gli anni ruggenti (1967-1969)

Continua ad accrescersi il divario tra vecchio e nuovo,sia essa arte,rapporti lavorativi o tra persone che si dovrebbero conoscere da una vita.
Ernst ed Anton,i due fratelli,hanno un abisso tra di loro fatto di incompatibilità caratteriale,stile di vita e per la loro prospettiva verso il futuro; Anton è ormai un uomo tutto d'un pezzo,legato più che alle radici alla vecchia tradizione: si rifiuta di vendere la fabbrica per cui ha sprecato tanto sudore e tanto denaro, ancora fermo al mito che continua a raccontare in continuazione,cioè quello in cui elaborò tutti i suoi progetti nel suo lungo ritorno a casa dopo la guerra. Ernst si è adattato come ha potuto,è sempre lo stesso uomo con i suoi sogni ma è l'opposto di suo fratello: un rimodernatore del vecchio (mobili,case),un uomo che potrebbe essere visto "contro" la tradizione rappresentata da Anton. Ancora una volta sono frequenti gli scontri verbali tra i due e nel finale si capisce come i due siano più lontani di chiunque altro nella saga di Heimat. Un altro lontano è Hermann che ha inseguito i suoi sogni ed è diventato un compositore di musica sperimentale,aiutato anche da Paul per cui,paradossalmente,è più padre che per Anton.
Quando i tre si troveranno insieme sarà infatti Hermann che Paul aiuterà quasi ignorando Anton; l'americano,vestito con camicie hawaiane,consiglia a suo figlio di vendere la fabbrica come ha fatto lui in America. Questa predilezione di Paul per Hermann va ricercata nell'età del giovane ragazzo figlio di Otto,in cui il patrigno rivede sé stesso da giovane quando stufo di Schabacch fuggì via senza una parola.
Lontana e sola più che mai è Maria,invecchiata e sempre più triste; la cucina un tempo affollata e calda è diventata deserta e quasi insospitale. Lei non è riuscita a capire il passo dei tempi e i cambiamenti,non riesce a capire suo figlio Hermann pur amandolo più di ogni altra cosa al mondo ma questa non è una sua esclusiva prerogativa; infatti quando Hermann avrà la sua prima vera opportunità di mostrare il suo talento con un concerto trasmesso dalla radio,a Schabacch la gente non capisce questa musica e ne è quasi infastidita. Solo una persona,Glasich,il matto del villaggio che introduce ogni episodio,capisce esattamente cosa la musica vuole esprimere: un senso di appartenenza all'Heimat,alla terra d'origine del giovane Hermann.
Quante divisioni all'interno di una famiglia un tempo unita,ora che tutto dovrebbe andare per il meglio e quando le difficoltà economiche sono lontane. In altri tempi,ben più orribili,c'era comprensione ma adesso tutto va avanti velocemente,troppo velocemente e i divari tra i membri della famiglia Simon sembrano aumentare enormemente sempre di più col passare del tempo.



11-La festa dei vivi e dei morti (1982)

L'ultima parte della saga di Reitz è l'unica a scavare profondamente nel solco della memoria in maniera esplicita,per la prima volta lasciandosi andare alla nostalgia. Nelle idee del regista questa doveva essere la prima parte invece dell'ultima per poi andare a ritroso nel tempo attraverso i racconti delle persone di Schabacch ma alla fine Heimat è lineare in quello che racconta fino alla fine,a questa fine.
Glasich non mostra le solite foto ma un albero genealogico,ricordando tutti siano essi morti e vivi; il perché è presto detto: Maria se n'è andata,questa volta un'epoca è veramente conclusa definitivamente. Il "secolo vivente"o il "nostro calendario" per Glasich,nata come lui nel 1900 ma morta prima di lui. È l'occasione per la famiglia Simon di fare ritorno a casa,tutti insieme dopo tanto tempo e in tutti i sensi: Paul,vecchio e sempre più malandato,distrutto anche lui dalla morte di una moglie che non ha mai avuto l'opportunità di conoscere in quanto tale perché fuggito via; è vicino alla morte e lo sente,ha "freddo" ma Maria non può più riscaldarlo come non lo ascoltò neanche quella notte in cui dopo tanti anni cercò di riprendere un rapporto concluso da anni.
Anton,anche lui alla deriva nel finale mezzo folle e onirico,che attraverso un flashback ricorda le parole della madre sola sulla tv a colori,regalo portatogli dal figlio, in cui lo invitava ad andarla a trovare più spesso rifiutando il regalo perché "per gente che muore sola".
Ernst che tenta di mettere la testa a posto,di sistemarsi continuando il conflitto con il fratello riguardo la casa dei Simon.
Infine Hermann che ritorna ancora una volta per il funerale e che,come in un sogno,troverà tra la pioggia la bara di Maria sola in mezzo la strada; i tre fratelli sembrano ritrovare un'unità familiare nel loro ritorno a casa in cui si lasceranno andare ai ricordi. E nel finale la loro storia può dirsi conclusa e allo stesso tempo aperta verso il futuro: Anton,ubriaco,sembra aver perso l'udito e viene soccorso dalla moglie e dalla figlia; Ernst attraverso metafore sugli aerei e sul volo fa una proposta di matrimonio inaspettata e azzardata come tutta la sua vita; Hermann organizza velocemente un concerto nella miniera,nelle profondità della sua terra che stanno a rappresentare le radici del suo vissuto,legato indissolubilmente al posto in cui è nato e in cui sempre e irrimediabilmente tornerà come il "daddy" Paul .
La musica viene trasmessa fuori dagli altoparlanti e noi ci allontaniamo da Schabacch per l'ultima volta con quest'immagine toccante e poetica.
Ma il titolo parla della festa dei vivi e dei morti,e difatti anche Glasich si abbandona ad una visione finale (o è davvero già morto?) in cui ritrova tutte le persone degli anni passati ancora una volta insieme, a guardare i vivi che danzano e fanno festa. Ci sono tutti,anche quelli di cui non abbiamo più sentito parlare: Eduard,Lucie,il loro figlioletto morto su una mina,Katharina,Pauline,Robert,Otto… e arriva anche Maria alla fine,nella stessa immagine con cui la ricordavamo nell'episodio in cui ritrovò Otto dopo tanto tempo: in vestaglia, a piedi nudi (come tutti gli altri) e con il cuscino stretto al grembo.
È l'unica vera concessione di Reitz al soprannaturale o al ricordo puro in quanto tale (come scritto potrebbe benissimo essere nient'altro che una visione di Glasich morente). Ma è un po' il tono di tutti gli ultimi 40 minuti, festaioli e sognanti come in un film di Fellini. Il saluto a Schabacch è quindi dato non senza rimpianti ma con la consapevolezza che tutto ciò che si è visto è la vita nel suo insieme,in cui la festa deve continuare a discapito dei morti per quanto possa dispiacere,e va bene così.

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