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THE WOMAN IN BLACK regia di James Watkins

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look     7½ / 10  09/02/2014 01:04:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La storia nasce per mano dell'autrice Susan Hill nel 1983 e dopo una pièce teatrale nel 1987, del soggetto non si è più parlato sino al 2012, anno in cui, per abile mano di James Watkins, già regista del dimenticato Eden Lake (In cima alla lista dei miei film da vedere), esce nelle sale questa piccola e interessante ghost-story dal tono squisitamente gotico che entra di diritto nella lista dei migliori film horror classici degli ultimi 20 anni.

Spinto dall'onda del successo planetario della saga di Harry Potter, oramai giunta al termine, Daniel Radcliffe tenta di rifarsi un nome cimentandosi nelle vesti del protagonista con risultati, direi, abbastanza scadenti dimostrando ancora una volta che il solo successo purtroppo non aiuta a crescere. Sarà per l'(in)espressione vacua, sarà per la presenza passiva, sarà per la fama del nome che precede le doti, ma anche uno sguardo poco attento coglierebbe la completa inettitudine dell'attore. Magari il ruolo è quello sbagliato, sta di fatto che qui, di talento, se c'è, se ne vede poco.

Lasciando da parte la recitazione, ciò che più colpisce del la pellicola è l'ambientazione che qui ricopre un ruolo quasi vitale per la resa di quel senso di inquietudine e ansia che il film trasmette. Una casa diroccata, topos da ghost-story, incastonata in una palude isolata da tutto e da tutti sulla coda di un cupo sentiero, spesso inghiottito dalla marea, insinuato in fitti banchi di nebbia e costeggiato alle sponde da scaglie sottili d'acqua in un vastissimo manto di fango. A mio avviso un paesaggio magnifico.

Un buon ritmo scandisce la storia, soprattutto la parte centrale costituita da un ansiogeno susseguirsi di apparizioni, eventi terrificanti e colpi di scena, nessuna tregua allo spettatore costretto a farsi tanti sobbalzi sulla sedia. Le atmosfere si mantengono lugubri dall'inizio alla fine grazie anche al ottima fotografia. Regia da manuale, bellissimi i campi lunghi.

Peccato per la scelta del protagonista, dispiace dirlo, ma senza di lui il film sarebbe stato migliore. Ma si è ancora giovani dopotutto, c'è ancora tempo per dimostrare la propria bravura. Basta scegliere con più giudizio i ruoli da interpretare. E di certo, a 23 anni, non quello di un padre vedovo sottoposto alle vesti di indagatore del mistero. Ma i soldi sono soldi. Non penso che quei 150 milioni incassati si debbano solo a buona riuscita del prodotto in sè, ovverosia un dignitoso e genuino horror classico, che tira fuori dal nostro essere quella salubre e buffa paura fanciullesca che con le mani ci fa tirare le coperte fin sopra la fronte al riparo da chissà quale entità malvagia. Quella paura che ci rizza i capelli quando fa buio in cantina. O di notte, mentre scrutiamo dal letto quello spiraglio nero al centro delle ante semiaperte dell'armadio, timorosi di cosa mai si possa nascondere lì dentro.

Quei momenti. Quando il cuore pulsa al massimo, la mente si inibisce, gli occhi si celano dietro mani tese. Quei momenti che precedono le grasse e ansimanti risate, fuori dalla sala, fra sospiri di sollievo e massaggi al cuore tachicardico. Accade proprio in quei momenti.
Quando lo spavento... diverte!

Consigliatissimo.