adrmb 7 / 10 30/12/2011 09:36:23 » Rispondi Mark Herman dirige sicuramente un buon film, tratto dal bellissimo romanzo di John Boyne. La storia, una storia triste, cruda, è ben racconta ed è semplice stilare un profilo psicologico dei personaggi, sia la famiglia di Bruno, che quelli di contorno. Ci sarebbero di conseguenza tutti gli ingredienti per trarre un vero gioiellino dell'Olocausto. Eppure il regista sembra incapace di raccontare il dolore. E' come spuntasse un coltello alla gola, ma non perfora la gola con violenza, provocando il male, bensì tocca il collo, lo strofina lentamente. Idem questo film. La crudeltà dell'Olocausto, l'orrore dei morti, sembra che il regista accarezzi delicatamente questi temi, li comprende, ma sia incapace di esprimerli. Ora, non so se fosse consapevole di questo, e l'avesse fatto apposta, forse per permettere allo spettatore di immergersi totalmente nei panni di Bruno, immerso ancora nella sua infanzia, curioso, ingenuo, felice e spensierato. Da questo punto di vista la pellicola non fallisce. E sicuramente è ottimo quindi nell'enfatizzare la potenza dell'infanzia, che nella sua innocenza non si lascia corrompere dall'orrore del pensiero della civiltà attorno. Ma un film sull'Olocausto io voglio viverlo. Voglio provare dolore, sofferenza, sottomissione. Voglio sentirmi bestia, anche se le bestie erano loro. Voglio uscire scosso, tormentato, quanto sono crudeli! Ma questo film non è riuscito nell'intento. Solo la figura della madre con la voce rotta dal pianto, il viso consumato dalle lacrime sembra realmente comprendere a fondo la terribile situazione. L'unica figura, in mezzo all'ingenuità di Bruno, l'autorità del padre, la malvagità del tenente Kotler, lo smarrimento di Gretel, che percepisce reale la situazione che si svolge a qualche passo dalla sua dimora. Ma, ripeto, non è un film da buttare, anzi. Semplicemente, ci sono pellicole migliori nel genere.