lassalle 7 / 10 08/04/2004 08:52:37 » Rispondi Indubbiamente un film forte ed espressivo. Tuttavia più il regista si è sforzato di mostrare in iper-realismo la sofferenza del Cristo innocente, più la sensazione di essere di fronte ad una fiction si faceva strada. E forse la debolezza di questo grandioso film sta proprio in questo: la mancanza di comprensione interiore del mistero di Cristo e dei meccanismi psichici che portano la falsa coscienza a sentire come insopportabile la presenza del giusto e del vero; in altre parole la mancanza di una fede illuminata da parte del cattolicissimo Gibson, che affida al sangue ciò che di profondo non riesce ad esprimere, perché in sostanza non è né un Bergman né un Francesco d'Assisi.
Tuttavia, anche nella sua cecità, Gibson coglie, come può, la grandezza di un uomo, che in pieno spasimo mortale, mostra di cosa può essere capace l'amore. Facile per noi recepirlo, dopo la lezione cantautorale di un Brassens e di un De André ("Si chiamava Gesù" e "La via della croce")
...ma qualche giorno avevo visto "Amore senza confini", dove si vedeva sofferenza vera, ugualmente efferata, sofferenza di innocenti e quindi di poveri Cristo attuali e mi chiedo: come mai quella sala vuota?