pier(pa) 9 / 10 03/01/2009 14:56:59 » Rispondi Film da sempre osannato, Qualcuno volò sul nido del cu**** è un' opera che coniuga un'ottima sceneggiatura a interpreti perfetti, riuscendo a percorrere la difficile strada del capolavoro. Una dialettica sottile lo pervade sin dal principio, lasciando trasparire una sottile ma percepibile confusione tra chi, nello squallido manicomio (ambiente principale del film), sia veramente pazzo e chi no. All'inizio del film si dubita dell'effettiva pazzia dei "rinchiusi", alla fine si è certi che l'"anomarlità" (per quanto possa significare questo concetto, e per quanto tutta la sceneggiatura tenti di rilevarne l'inconsistenza effettuale e teorica) se proprio ci deve essere appartiene a dottori e infermieri. Jack Nicholson non ha bisogno di commenti. Questo è il suo ruolo. Si muove su quel labile confine che separa razionalità e irrazionalità, finalmente abbattendolo, per (non) capire che non si può fare razionalità con la razionalità e irrazionalità con l'irrazionalità. Mcmurphy (Nicholson) incarna esattamente il problema dei manicomi, della psichiatria, di questa pseudo-scienza marcatamente "sociale" e "normalizzante", mostrando la schifezza intrinseca, il triste scientismo e, fondamentalmente, la povertà "umana" di chi crede nella "scienza". Mcmurphy ha un'idea da filosofia del Novecento sulla scienza (che, proprio nel '900, è strettamente incarnata nelle scienze psichiche). Il film trapassa tutto il secolo scorso (forse in alcuni momenti anche involontariamente), gioca su un tema forte, e soprattutto (anche se i manicomi sono stati chiusi, anche se non si usa più l'elettroshock) è attuale.