Terry Malloy 8½ / 10 26/12/2008 11:45:05 » Rispondi Un capolavoro. Devastante. Ormai ci ho fatto l'abitudine alla drammaticità media che un film può contenere, ma gli ultimi dieci minuti di questo film sono riusciti a sconvolgermi, a stupirmi. Tre inquadrature: a)L'urlo nero della madre dall'alto e la figlia che la sorregge. b)Lo sguardo attonito e smarrito del padre con la telecamera che senza pudore lo scandaglia ravvicinatamente come in un'intervista. c) la dissolvenza finale e il silenzio. Da storia del cinema.
"Il bambino dal pigiamo a righe" è da ascriversi a quella categoria di film sul nazionalsocialismo che tanto hanno dato al cinema? Forse sì. Ma siamo sicuri che non sia da leggere in chiave più profonda, ovvero del dramma familiare? La compenetrazione storica filosofica dell'elemento "Nazismo" e dell'elemento "Famiglia" è superba guardando alla sceneggiatura. Quindi a mio parere non è proprio un film sul Nazismo, bensì una via intermedia, una favola terribile e struggente sul familiare fortemente connotata dall'ambiente in cui è narrata. Come spiegarsi altrimenti quell'atmosfera idilliaca e straniante della bella famigliola hitleriana che si trasferisce in "campagna", quel punto di vista fondamentale adottato dal regista per cui la famiglia nazista è vista secondo gli aspetti anche più dolci? Un utilizzo della tecnica dello straniamento direi da premio oscar (Se solo ci fosse!)-(intendiamoci: tecnica dello straniamento=quella usata da Calvino per "Il Sentiero dei Nidi di Ragno"). Il film è una frizione fra meccanismi, dialettiche, interrelazioni, umori presenti in ogni famiglia normale situata a pochi chilometri da un campo di concentramento di cui il padre è sovrintendente. Ma il bello è che tutti questi elementi sono narrati secondo gli occhi a volte del regista a volte del bimbo e se anche noi siamo coscienti di ogni cosa, è bello, almeno per una volta, guardarli con gli occhi di un bambino. (e forse l'effetto finale è tale perchè abituati a quel livello di visione siamo bruscamente riportati a quello reale che ogni regista adotta per un argomento del genere).