Cleric Preston 7½ / 10 17/12/2008 19:38:41 » Rispondi Era da parecchio che non commentavo ma , appena terminata la visione di questo horror in salsa iberica (peraltro seguendo a ruota la buona scia lasciata dal più recente connazionale "Orphanage" che ho apprezzato nelle sale) ho sentito l'irrefrenabile impulso di scrivere ciò che ho nella testa dall'uscita del primo "Blair Witch". L'idea della camera amatoriale è geniale e perfetta per una pellicola intrisa di suspance, l'ho sempre pensato nonostante il profondo disprezzo nutrito per il progetto sulla strega dai "terribili rametti appesi agli alberi". Seguendo l'esempio del predecessore" Open Water" conferma che l'idea di fondo dei film girati con camera "in movimento" era che non dovesse fondamentalmente succedere una beata ceppa. Il 99% di entrambi questi due primi capolavori internazionali è rappresentato da primi piani dei protgonisti angosciati, una lussuria per le fosche pupille del pubblico nelle sale, che progressivamente assisteva inerme ad un incrontrollato ingigantimento della sacca scrotale. Open Water riesce addirittura a peggiorare il tutto aggiungento una pecca capitale: le riprese amatoriali non servono per il realismo (teoricamente ti dovrebbero far pensare di assistere a una cassetta ritrovata), nessuno ha telecamere in mezzo al mare, nessuno riprende, ma solo per far girare gli zebedei ulteriormente a chi guarda... Dopo questi due ameni aborti, arrivò Cloverfield... La sensazione di realismo in certe scene è palpabile, le scene tagliate o le sovrapposizioni di diversi fotogrammi video danno sul serio l'impressione di vedere la cassetta di quella telecamera... Cloverfield per la prima volta FA VEDERE QUALCOSA. Non lascia tutto all'immaginazione. Ma la storia è davvero debole, iperbolica, americana. La telecamera è onniriprendente e chi la usa spesso lo fa in maniera ridicola (quando il cameraman consola o flirta con qualcuno lo fa puntandogli l'obbiettivo in faccia; ora, immaginatevi la scena di uno che vi rincuora da dietro all'obbiettivo). Alla fine, ecco Rec. Si ha paura perchè le cose che si vedono non sono 5 rametti appesi a un albero... Sono cose raccapriccianti. Si ha un senso di realismo perchè innanzitutto chi riprende è un cameraman professionista ( quindi non ci si stupisce che parli da dietro ad un obiettivo), in secondo luogo perchè spesso e volentieri la telecamera viene riposta... Insomma, in attesa di un capolavoro da 10, rimango convinto che Rec abbia centrato quello che dovrebbe essere il giusto utilizzo delle riprese in stile "8mm"