matteo200486 8 / 10 30/07/2008 00:10:56 » Rispondi “Preferirei essere fortunato che bravo. La gente non vuole accettare che gran parte della vita dipende dalla fortuna. “
Sesto film nel nuovo millennio da parte di Allen che ritorna finalmente a ottimi livelli dopo un periodo di crisi. Lo fa con un'opera del tutto atipica nella sua filmografia, che porta ad apprezzare o meno il film. Il motivo principale è perchè si discosta tantissimo dalla classica struttura filmica alleniana: non più New York ma Londra, non più il jazz ma l'opera lirica, non più battute a raffica ma riflessioni drammatiche, non più Woody Allen. Questo può deludere ma anche, come nel mio caso, soddisfare perchè trovo in questa scelta la capacità di cambiare dopo un trentennio di cinema basato su una particolare struttura. Woody si riinventa, si trasforma, mantenendo comunque una notevole qualità stilistica. Ciò che non variano però sono i temi. L'ateismo dilagante che porta ad affermare l'importanza del caso. La religione come via di fuga più rapida per evitare un confronto razionale con la realtà. La vita senza scopo, animalesca e crudele. Le similarità con Crimini e Misfatti, il suo capolavoro a mio parere, è evidente ma come logico non lo sfiora nemmeno. Rimane comunque un ottimo prodotto. Menzione alla splendida Scarlet bellissima (Ma non brava come le altre grandi donne alleniane)
“Chi disse "preferisco avere fortuna che talento" percepì l'essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita, terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre, o tornare indietro. Con un po' di fortuna va oltre, e allora si vince oppure no, e allora si perde. “