amterme63 8½ / 10 11/10/2007 23:34:15 » Rispondi Il film tratta soprattutto due tematiche: una esistenzialista in cui si riflette sul senso della vita, sull’atteggiamento umano nei confronti della morte e sul difficile rapporto fra anziani e giovani; l’altra più prettamente politica è un atto di accusa verso la classe degli amministratori pubblici. Dal punto di vista stilistico si distingue per un certo eclettismo. Infatti si mescolano diversi stili e modi di ripresa, che rendono l’opera un po’ strana e a volte spezzettata. All’inizio c’è una voce narrante che spiega tutto (come usava in Giappone al tempo del muto), poi si usa lo stile di Quarto Potere con flashback e molti piano sequenza, infine si utilizza la tecnica a testimonianza di Rashomon. Il soggetto è quasi neorealista. Il protagonista è infatti una persona anziana umile e antieroica. Ci viene presentato come un impiegato comunale mediocre, senza attrattive, pieno di piccoli difetti, anche se con l’animo buono. La sua è la vita di un perdente, di uno che ha solo subito e pensato che bastasse solo seguire le norme sociali esteriori per condurre la propria vita. Tanti primi piani impietosi ci mostrano la sua faccia di cane battuto, amareggiato o disperato; spesso lo vediamo umiliato o deriso, piegato sotto il peso del dolore o della tristezza. Come il protagonista di Il posto delle fragole, il rivelarsi improvviso di un termine lo porta a riconsiderare se stesso, quello che ha fatto fino ad allora e il suo rapporto con chi gli sta intorno. Si accorge troppo tardi di non avere vissuto, di avere fatto scorrere il tempo per niente, di non aver realmente dimostrato il suo amore verso il figlio, pagando le conseguenze dell’incomunicabilità. La solitudine gli pesa come un macigno, come al povero Umberto D. Riesce comunque a trovare una via d’uscita alla disperazione estrema, cercando uno scopo per i pochi mesi che gli restano: lasciare una traccia indelebile della sua presenza terrena, realizzando un giardino di giochi per bambini. Finalmente in extremis ha trovato uno scopo per la sua vita. Certamente non c’è nessun premio da aspettarsi dall’altruismo. Il suo lavoro non viene pubblicamente riconosciuto. Le autorità si appropriano dei suoi meriti, nonostante la loro inerzia e quasi disturbo nel vedersi scavalcate. Qui la critica alla burocrazia è molto netta: sono solo parassiti inutili e distruttori di ogni iniziativa individuale o democratica. Erano gli anni in cui in Italia e in Giappone si stava formando una classe politica pubblica fatta di clientele e interessi che avrebbe avvolto e immobilizzato i due paesi. Kurosawa aveva pessimisticamente previsto il parassitismo e i guasti di tale classe.
Crimson 12/10/2007 23:29:43 » Rispondi ciao il commento è secondo me davvero ottimo soprattutto perchè metti in luce l'aspetto di critica alla burocrazia e ne tracci vagamente un profilo storico a cui non avevo pensato.
amterme63 13/10/2007 21:28:09 » Rispondi Grazie Crimson. I tuoi complimenti valgono doppio. I tuoi commenti sono fra quelli che apprezzo di più.
amterme63 20/06/2010 23:07:12 » Rispondi Dovessi mettergli un voto oggi gli metterei senza dubbio 10 o 9,5.
Bello 'sto film, l'ho trovato oggi in edicola, e me lo voglio rivedere con più calma... Ehi ma una delle sequenze iniziali, non ti ricorda un pò la parodia che farà poi Gilliam?..per quanto riguarda l'intoppo burocratico del cartaceo..che abbia preso spunto da questo film? No perchè io, accidenti a me, vedo pezzi di altri film ovunque...
Anch'io Wega vedo pezzi di film dappertutto. Quando i film sono belli, che ti fanno emozionare o pensare, allora tornano sempre in mente altri film belli che hai visto. Questa è un'emozione che ti può dare solo il cinema.