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2001 ODISSEA NELLO SPAZIO regia di Stanley Kubrick

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Divino Stanley     10 / 10  05/04/2007 14:35:45 » Rispondi
L' anno 0 del cinema mondiale. Sebbene penso che i migliori film di Kubrick siano quelli successivi ("Arancia meccanica" su tutti, poi anche "Barry Lyndon" e "Full metal jacket"), "2001: Odissea nello spazio" va premiato con il massimo dei voti per la rivoluzione che portò nella cinematografia mondiale. Oltre agli effetti speciali, spettacolari e innovativi per l' epoca, è da sottolineare una stupenda colonna sonora che ha fatto storia ed una regia, ancora una volta, superba che riesce a trasmettere forti emozioni. Ma partiamo con ordine. Non so quello che dicono i critici, ma per me questo film affronta la tematica della violenza, della forza, dell'omicidio. Nel primo capitolo, ambientato ai tempi dei primi ominidi, gli uomini, che altro non erano se non delle scimmie, imparano da un inquietante monolito nero (da molti raffigurato come una presenza aliena ma da me interpretato come Dio) l'arte della guerra, di uccidere, di sfruttare un osso come arma per difendere una pozza d'acqua. La violenza, come dirà poi anche lo stesso Kubrick, fa parte dell'uomo e cercare di reprimerla è come cercare di frenare gli istinti sessuali (tematica poi ampliata in "Arancia meccanica"). Così l'umanità, esercitando la violenza insegnatagli da quello strano monolito, va avanti "senza problemi" fino ad arrivare nel 2001, data simbolica di un futuro non molto lontano ma estremamente diverso dal presente, quando ricompare improvvisamente il monolito. Per far luce sull'accaduto vengono inviati su Giove cinque scienziati di cui tre ibernati. Ma non sono loro a guidare l'astronave, a dirigere i comandi c'è H.A.L. 9000, un robot dotato di intelligenza artificiale e personalità propria, fatto che porterà alla morte di quasi tutti i passeggeri. Infatti l'uomo, dotando le macchine di personalità propria, involontariamente fornisce loro anche del bisogno di violenza, come fece il monolito nero millenni orsono. Così H.A.L. che teme di essere scollegato, o in linguaggio umano "ucciso", reagisce e uccide tutti i componenti dell'astronave tranne uno, Frank Poole che, grazie a un colpo di fortuna, riesce a salvarsi. Frank, sapendo di non potersi più fidare di H.A.L., prende l'estrema decisione di scollegarlo dando origine ad una delle scene più struggenti del cinema.Si scopre infatti che il robot non è dotato solo di personalità propria, del bisogno di violenza ma anche dell'istinto di sopravvivenza che lo porta ad implorare Frank di salvargli la vita. Da notare qui che, mostrando questo grande attaccamento alla vita, H.A.L. dimostra di essere, paradossalmente, l'essere più umano dell'astronave rispetto a tutti e cinque gli scienziati di cui tre si trovano in uno stato allegorico di ibernazione. Comunque la missione deve andare avanti, con o senza H.A.L., e Frank raggiunge l'atmosfera di Giove. Al contatto con essa Frank inspiegabilmente comincia a vedere luci abbaglianti e paesaggi geologicii multicolori e finisce per sbalzato in una sala settecentescadove raggiunge prima la terza età e poi la vecchiaia. Qui si capisce l'autore del passaggio in una "diversa dimensione": ai piedi del letto su cui è sdraiato il Frank morente troviamo il famigerato monolito pronto ad effettuare un' altra trasformazione nell'umanità, simboleggiata da Frank. Alla fine troviamo Frank immerso nel liquido amiotico che ci guarda quasicon uno sguardo di superiorità. Quale sarà il nuovo potere conferitogli dal monolito? L'immortalità forse? Kubrick non ce lo dice, facendo finire il fim sulle note del "Danubio blu".
Insomma è un capolavoro immortale, forse a tratti lento ma che come già detto merita il massimo dei voti per la rivoluzione cinematografica che seguì. Concludo dicendo che comunque neanch'io fui molto impressionato da questo film la prima volta che lo vidi. L'avevo trovato troppo noioso, a tratti soporifero. Ma nonostante ciò mi aveva affascinato mi aveva lasciato qualcosa nel mio subconscio che mio portò di lì a poco a rivederlo. La seconda volta capii che era un capolavoro.
Marlon Brando  05/04/2007 14:52:14 » Rispondi
"in uno stato allegorico di ibernazione" ?
Gli scienziati sono proprio ibernati?
Marlon Brando  05/04/2007 14:52:46 » Rispondi
Errata corrige: "Gli scienziati sono proprio ibernati"!
Divino Stanley  09/04/2007 21:22:06 » Rispondi
Forse mi sono spiegato male. L'ibernazione degli scienziati è per me una allegoria dell'apatia e dell'indolenza dell'uomo del XXI secolo. In poche parole l'uomo non è più un uomo.
Marlon Brando  10/04/2007 19:31:08 » Rispondi
Ok, ora ho capito!