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SCARFACE regia di Brian De Palma

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Giordano Biagio     9 / 10  07/01/2007 14:38:51 » Rispondi
Un film di buona fattura, sia dal punto di vista formale-linguistico che contenutistico-tematico.
Ottime per ritmo e suspense le azioni: con particolari visivi sorprendenti (verso la fine) che fanno pensare all’abilità geniale con cui è manovrata la macchina da presa.
Coerenti le psicologie dei personaggi, in particolare quella di Tony che, grazie alla recitazione di Al Pacino, brilla anche per credibilità.
Una recitazione quella di Al Pacino spesso sopra le righe anche se a volte l’attore è un po’ eccessivo.
Il film evidenzia del criminale immigrato Tony, che riesce a diventare un capo, non solo gli aspetti più brutali e spettacolari delle azioni che lo riguardano ma anche apprezzabili lati introspettivi.
Nel film le debolezze di Tony Montana si combinano felicemente, lungo un gioco parallelo di contrasti spettacolari vita-morte, con la forza straordinaria delle sue azioni vendicative, dando alla narrazione un’apprezzabile spessore di realismo psicologico.
Tony non è un criminale tutto di un pezzo. Risparmia la vita di due bambini in un progettato attentato automobilistico, rischiando di perdere posizioni notevoli nel suo potere. Inoltre è indebolito da numerosi scontri verbali con la sua donna, liti che avvengono perché essa gli ricorda sovente sia le sue efferatezze omicide, compiute senza pietà e regole al fine di divenire un capo importante che l’impossibilità per Tony ad essere accettato nel bel mondo nonostante i soldi.
Due dolorose verità che svelano com’è effettivamente Tony e cosa rappresenta la sua vita. Il criminale sembra preso in un travaglio potente che tende a dissolvere ogni unità psichica nel suo comportamento e pensiero.
Il film mostra il criminale immigrato Tony in tutta la sua complessità.
De Palma rinuncia lodevolmente a quelle convenzioni filmiche che sono sorde all’aspetto introspettivo dei personaggi. Il regista non imita quei numerosi film, dello stesso genere, che evitano accuratamente di entrare nell’ordine di particolari psichici profondi. Film che vogliono creare un’azione più spedita ma che in effetti non fanno che renderla ossessiva per mancanza di varianti che tengano conto di più di ciò che potrebbero pensare i personaggi.
Tony costruisce un impero che non riesce a dirigere e che gli rimarrà perciò estraneo.
In lui non c'è una chiara natura umana, malvagia e cinica, bensì un umano complesso spinto a fare il male solo per avere soldi che possano aiutarlo a conquistare il rispetto per l’immigrato che è.
In realtà quindi Tony ha del buono: dà valore all'amicizia virile e leale, costruisce un impero per essere accettato anche dalla società bene ed essere glorificato per nuove iniziative importanti. Queste ultime vuole che diventino più umane, basate sull’intelligenza più che sull’avere le “palle”. Una sorta di commercio-reato con qualche regola in più.
Tony cerca di dissolvere finalmente la sua ansia patologica. Un ansia segnata dal senso di colpa e dal sospetto verso gli altri: cose che l’hanno portato a commettere tanti omicidi, non sempre necessari.