kowalsky 7 / 10 22/10/2006 22:20:36 » Rispondi Era il 1998, quando mi imbattei nelle pagine di "ieri" di Agota Kristof, e credo di aver letto raramente nella mia vita pagine altrettanto cariche di pathos, di passione, di dolore e rimpianto. C'era il fluire poetico della scrittura, e soprattutto la capacità di vitalizzare un personaggio astruso, dissociato, fatalista, ombroso come Tobias. Un personaggio alla Camus, per intenderci. Qualche anno dopo l'ottimo Soldini ne ricava l'addattamento cinematografico: sembra di tornare al greve realismo di "L'aria serena dell'ovest", e la fedeltà al testo originario rende legittimo l'amore del regista italiano per l'autrice del libro (e per il suo romanzo, ovviamente). L'aria "gitana" del cinema di Soldini, il senso della fuga e il richiamo all'appartenenza e all'identità - è intrinseca da sempre nel suo cinema. Del resto, ha la capacità di cogliere l'aspetto intimista del romanzo, l'ambientazione è eccellente (la desolata campagna ungherese e la misconosciuta svizzera di pendolari), è efficacissimo quando racconta quel senso alienante di solitudine e difficoltà di integrazione del mondo immigrato, un tema caro alla stessa Kristof che emigro' in Svizzera nel lontano 1956. E tutto sommato la passività di Tobias è resa con una certa bravura, e il titolo del film non sarà "ieri" ma è bellissimo comunque. Pero' a un certo punto quest'equilibrio si spezza, e allora i ricordi del libro e della sua incongrua e improbabile veridicità sono altra cosa, e anche Ieri sembrava collimare, a tratti, in una pretenziosità incomprensibile, ma solo per un attimo. Soldini si perde in una verbositù dove fa capolino la parola piu' temuta: retorica. Non riesce a reggere il confronto col testo originario, ma è pur sempre l'opera di un'autore che rischia volentieri cercando qualcosa di se stesso. Un film del genere, oggetto di "culto" ma non di buon esito popolare, a due anni dal successo di "pane e tulipani" è un'impresa di raro coraggio. Imperfetto, ma "puro". E Soldini è un "puro" per davvero