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ARRIVEDERCI AMORE, CIAO regia di Michele Soavi

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Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio     7½ / 10  26/02/2006 17:58:19 » Rispondi
Film che gioca molto sugli estremi, troppo. Lui ex-estremista con qualche condanna, vuole ritornare rispettabile e benvoluto socialmente, ma paradossalmente per riconquistare rispettabilità sociale deve continuare a fare del male a tutti...
Ben diretto, sesso e immagini erotiche ben dosate. Sceneggiatura poco modulata al centro che praticamente non esiste, tinte forti nei profili dei personaggi che diventano chiari e malsani finendo per coinvolgere solo per il male in cui sono avvolti...
Film poco vero.
gerardo  27/02/2006 21:03:25 » Rispondi
Caro GB, non è che io ce l'abbia con te, ma mi sfugge il significato della tua frase: "Sceneggiatura poco modulata al centro che praticamente non esiste". Al centro s'intende la parte centrale del film?
Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  27/02/2006 23:43:08 » Rispondi
Scusa Gerardo sono stato poco chiaro. Scrivo da cane.
Per centro intendo qualcosa che dovrebbe equilibrare e compensare gli estremi su cui il film poggia, quali ad esempio: condanne ed omicidi, stupri e possessi egoistici di donne, corruzioni reiterate, mancanza di sensi di colpa visibili, etc.
Un centro non nel film ma nella scrittura della sceneggiatura: ciò può avvenire ad esempio prevedendo una parte di discorsi e comportamenti dei personaggi più sfumati e ricchi di possibilità interpretative diverse, lontani dal violento monosignificato del film.
Ciao e stai bene.
gerardo  28/02/2006 13:21:45 » Rispondi
Ne prendo atto.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  05/03/2006 23:36:12 » Rispondi
Probabilmente è così (io ho letto il libro e devo vederlo anche per questo) ma nella mia scuola quando ti davano 7.5 come minimo non studiavi per una settimana, ti pare?
Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  06/03/2006 10:58:11 » Rispondi
Gli ho dato7,5 perché come spettacolo funziona (anche se mi ricorda Match Point) l'apparato Luna Park funziona benissimo. Quel che non va è lo squilibrio (come nei film di Leone) tra ragioni dello spettacolo e ragioni dei contenuti. Fino a che punto si può giocare con la psicologia dello spettatore ignorando la cura della verosimiglianza con la vita reale? Saluti