NNIICCKK 9 / 10 16/01/2006 11:51:06 » Rispondi Ho recentemente rivisto questo splendido film del regista Tim Burton, una favola cupa confezionata nel suo solito stile gotico (Il Mistero di Sleepy Hollow, Beetlejuice, Nightmare Before Christmas, vi ricordano niente?). Ma si tratta anche di una spietatissima e struggente storia di denuncia sociale, a mio avviso.
Prima però, due parole sulla trama. Si comincia con una rugosa vecchietta che racconta alla nipotina una storia natalizia. La favola è ambientata in una piccola cittadina della provincia americana, in un tempo che si desume intorno agli anni ’60. Case e auto color pastello, vite precise, ordinate, monotone. La signora Peg, casalinga a tempo pieno e dimostratrice part-time per la solita ditta di cosmetici miracolosi, si reca un giorno nel luogo più oscuro e proibito della zona: un castello che sorge sopra la collina, vicino alla città. Incontra Edward (Jonny Depp, lugubremente truccato). Edward è una strana creatura vestita con una tuta di pelle borchiata, che al posto delle mani ha lunghe e affilatissime forbici. Apprenderemo nel corso del film che Edward è un giovane “creato” dal proprietario del castello (Vincent Price), uno scienziato pazzo e genialoide che progetta robot per fare biscotti a forma di cuore. Forma che lo spingerà a volersi “costruire” un figlio per lenire la solitudine (Pinocchio!). Purtroppo l’intraprendente e anziano padre morrà sotto gli occhi di Edward proprio l’emozionante giorno nel quale aveva deciso di costruirgli le mani, lasciandolo così solo e “diverso”. Peg lo adotterà, portandolo in famiglia: marito, figlio e figlia. La figlia adolescente in questione, di nome Kim, è la meravigliosa Winona Ryder (ebbene sì, ho un debole per lei). Ve la faccio breve, all’inizio la città, come i membri della famiglia saranno entusiasti del nuovo ospite, ma quel tipo di entusiasmo riservato ai fenomeni da baraccone. Col tempo le inevitabili differenze ed ostacoli, anche di ordine pratico (quelle lame tagliano eccome…) produrranno sempre più intolleranza e…. un finale che non vi racconto. All’interno di questa evoluzione cresce la storia di amore di Edward e Kim. Lui la riconosce come l’unica creatura veramente sensibile della città. Lei se ne accorgerà quando ormai la situazione in città è precipitata (compresa la rabbiosa gelosia del fidanzato di Kim, il solito burino figlio di papà), ma farà a tempo a dire ad Edward che anche lei lo ama, abbracciandolo teneramente.
Il film è una denuncia perché mette l’accento su come la società non tolleri chi è diverso, non solo fisicamente, ma anche di animo. L’accettazione che i membri della comunità riservano all’inizio ad Edward è subordinata a meri interessi personali: chi lo usa come porta spiedini per il barbecue, chi come giardiniere prima, tosacani poi, parrucchiere ancora oltre. Fino a coinvolgerlo in un tentativo di furto in un appartamento. Edward passa in mezzo a questa misera umanità con la goffa leggerezza di un animo candido, un angelo nero che al posto delle ali ha lunghe lame. Sopporta tutto, umiliazioni, sfruttamenti, tentativi di seduzione, con una sorta di stupore candido, impassibile, rassegnato, mite eppure vividamente intelligente. In questo la recitazione di Depp è qualcosa di mirabile. L’altro animo candido è Kim, la quale imparerà da questo strano essere una lezione che non dimenticherà mai per il resto dei suoi giorni e che racconta alla sua nipotina (eh sì, la vecchietta dell’inizio è proprio lei). Un gioiellino sono le brevi apparizioni del padre – costruttore di Edward: Vincent Price. Una recitazione meravigliosamente espressiva, senza quasi parole lo spettatore può intuire ogni singolo pensiero ed emozione del vecchio visionario…. Beh, inutile aggiungere che lo consiglio caldamente, a grandi e piccini, perché oltre alla bellezza della storia il suo valore educativo è netto e senza esitazioni.