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LA TRAMA FENICIA regia di Wes Anderson

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Invia una mail all'autore del commento cinemaincompagn     6 / 10  12/12/2025 11:41:15 » Rispondi
Commenti.

Una nota: in questa totale simmetria ci sono elementi asimmetrici legati ad alcuni personaggi.

Per dire la fissazione dei particolari, Quando hanno bevuto le 6 birre le macchie nei bicchieri erano perfettamente realistiche. Poi ci sono gli oggetti che hanno significati, hanno dei ruoli.

I quadri che si sono visti, sono tutti originali, prestati dai musei?

Racconta qualcosa che non si capisce, fantastica, però usa totalmente le cose vere.

Questo film è al top nella classifica dei film assurdi che ho visto. Non riesco a incasellare niente, se questi rapporti assurdi.

Non avevo letto nulla di questo film, sono rimasto sicuramente colpito dallo stile. Mi viene da dire che è una parodia delle miserie umane rappresentate in maniera molto realistica, concreta e attuale. Si sposa con tutto quello che stiamo vivendo negli ultimi anni. Parodia delle visie miserie umane che prende origine dai conflitti familiari. La nota simmetrica è uno dei temi: i personaggi raccolti in un problema uguale per tutti, quello familiare. Quindi tutto da lì, come se il regista volesse concentrarsi sull'educazione, sulla crescita, sul bambino che incomincia ad affrontare le problematiche del mondo e lì c'è un imprinting che si porta per tutta la vita, diventando mostro. L'unico scopo dell'esistenza è sconfiggere l'altro, una sorta di supremazia che diventa un gioco eterno fino alla fine. Di che parliamo? Di ragazzi che vogliono continuare a giocare a pallone, e c'è il solito che prende il pallone, lo porta via perché sono io che ho detto le regole. Parodia delle piccolezze umane che possono arrivare a straripare in tragedie.

Non ho capito il gap che lui sta cercando di risolvere.

Il gap in termini finanziari è ciò che manca per raggiungere un progetto. Ovviamente è simbolico, una metafora.

Ma siccome ha nomi precisi, la trama fenicia si inserisce in una questione attuale: vorrei capire nella scaletta qual è la simbologia rispetto all'attualità?

Qual è il sogno che vuole realizzare? Usa la tecnica economica delle percentuali per descrivere il mondo di oggi, ma la domanda che ci possiamo porre è: qual è lo scopo della vita che si è prefissato, con la sua anarchia, la sua prepotenza, la sua spregiudicatezza, cioè con tutto quello che può rappresentare le miserie umane?

In tutto questo bailamme la scena più bella è quando gioca a carte con la figlia significando che la riprende, pur essendo una che non aveva mai visto. Mi sembra davvero la speranza ultima: ritornare alle cose semplici.

Non sono d'accordo, perché nella dinamica della scena finale io ho intravisto gli stessi meccanismi e le stesse azioni che sono perdurate nel suo comportamento per tutto il film. Non vedo una "conversione" (parola impropria). Per me è la riaffermazione di tutto quello che è successo prima, la conferma dell'impostazione di tutto: timbri il cartellino, ti pago, giochiamo a carte. Crollato il mito del successo, considerandolo un film anticapitalista ridimensionandosi (un downgrade) per me non è cambiato il parametro, non è cambiato il metodo. Sono modificate le proporzioni, ma l'indole è quella, è l'indole umana. Cambiano soltanto le proporzioni, ma le regole sono sempre quelle, più nei limiti. Quindi si pone la domanda: ridimensionare solamente e lasciare gli stessi criteri di miseria umana soddisfa? Non dà nessun cambiamento. Per me è senza speranza il film, non intravedo nessuno spiraglio, nessuna comunicazione di speranza.

Forse la speranza c'è perché, anche se per motivi sbagliati, è costretto a pagare gli schiavi; crolla nel baratro e la speranza è che, anche per motivi sbagliati, chi è a capo (Il Trump di turno) possa fare la scelta giusta.

La bellezza di questo tipo di film è che non c'è una direzione unica: come per tutti i film, in verità, o almeno quando è un film con spessore, è molto sfaccettato ed ognuno può vedere in base al proprio sentire.

In caso di film non lineari è più facile che vengano dati spazi per interpretazioni diverse: con una trama bislacca lo spettatore continua a leggere.

La critica al capitalismo si può ricostruire più facilmente, anche se autodistruggendosi, alla fine resta quella assenza di emozioni, di umanità che non fa presagire nessun cambiamento.

Rispetto ai precedenti film colgo, negli spezzoni in cui comincia a svelare la storia della figlia, anche un cambiamento di recitazione (e di doppiaggio): cambiano registro. In quei momenti si dicevano verità attraverso un aspetto diverso: momenti di verità figli della consapevolezza del disastro, della fine, del fallimento; come se regista abbia voluto dire che c'è la possibilità di vivere un pizzico di verità, ma mezzo secondo dopo torna tutto come prima. Cioè, si ricomincia.

Il gap è quello che manca per realizzare il sogno e ciascuno può fare la sua parte. Coscientemente o non incoscientemente. Però a un certo punto il gap è qualcosa che manca a livello emotivo; e lui si dà la più grande percentuale, cioè rinuncia a tutto per poter colmare questo gap anche a livello emotivo, che recupera con la figlia. La scelta di coprire il gap perdendo tutto.

Quel gap tra vita e significato ha bisogno di tutta la propria energia. Cioè, che si perda tutto per poter essere riempito. Cioè, uno deve dare tutto per poter intuire Deve essere disposto a tutto.

La frase "Chi supera chi?", del padre prima di diseredarlo e tra i fratellastri può avere una rilevanza nel film. Perché combattersi? Solo per dimostrare chi vince. Il motivo di fare la guerra, di distruggere migliaia di vite è semplicemente, banalmente chi vince nel gioco. Giudico il film nichilista.

Sto metabolizzando il film. Attraverso le risorse filtrate dalla mia vita e dalla mia personalità per questo tipo di produzione, vedo che ha preso la struttura narrativa: i capitoli, il gap, la ricerca, il viaggio, il vuoto da colmare, li ha inseriti in un contenitore riempito di 'aria', di niente e ci ha detto: "ora sbrogliatevela voi!". Ed ora noi ci stiamo chiedendo tutti "che è successo?". Secondo me è molto 'meta': Forma senza contenuto.

Il cinema ti può far capire tutto con silenzi e non far capire niente con migliaia di parole. Però un briciolo di realtà e di verità non ci può non essere. È giusto non imporsi sempre a dare un significato a tutto però il modo di provocare per domandarsi qualcosa richiamar il ruolo della passione per i film che fanno fare delle domande: c'è sempre un briciolo di verità.
Grazie.