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ARAGOSTE A MANHATTAN regia di Alonso Ruizpalacios

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Invia una mail all'autore del commento cinemaincompagn     6 / 10  12/12/2025 11:28:54 » Rispondi
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Mi hanno colpito la frase dell'inizio "Il rumore della locomotiva blocca i sogni", l'affermazione che "l'America non è una nazione", e quando Pedro dice alla bella del film vieni con me in Messico, c'è un posto in riva a una spiaggia dove staremo bene. Tutti quanti sono andati in America per salvarsi, lavorare, ecc. ed il paradosso è questa proposta del messicano irregolare che invece forse afferma che il vero sogno è il suo paese.

È vero accadeva, accade, probabilmente accadrà, a meno che Trump non cacci tutti i messicani. Il problema è che il proprietario del locale "hai distrutto il mio mondo, i miei oggetti, le mie cose". A lui non gliene frega niente …

… della parte umana. Il protagonista è una macchina.

In America la situazione per i messicani è la stessa che viviamo noi quotidianamente: non regolarizzati, che cercano lavoro. La viviamo anche noi. C'è un sottomondo dei ristoranti, attuale anche per noi che non conosciamo, noi che andiamo al ristorante e vediamo la parte elegante; invece magari dietro c'è tanta sofferenza. Il titolo: aragoste represse come queste persone. E poi la rabbia sfoga perché è tutto represso, emozioni represse, vita repressa, non riescono a sfogare ed i sogni non riescono a emergere. Similitudine tra le aragoste e questi ragazzi sfruttati, illusi.

Pedro mostra una certa umanità e anche l'americano che cerca di salvarlo perché è nella stessa barca. Si capisce che non c'è solo lo sfruttamento dei messicani, degli africani, ma anche degli americani. Pedro sembra bravo a cucinare ma non riesce a gestire le emozioni.

Anche il rapporto con la famiglia non era dei migliori come si intuisce dalla telefonata.

Idea geniale la conversazione al telefono in cui si intravvede l'ambiente come da un buco della serratura.

A me non è piaciuto per la trama troppo complessa: troppe cose insieme.

La sceneggiatura passo-passo svela la trama e i racconti delle persone in modo abbastanza intelligente e anche drammatico. Per esempio all'inizio non si capisce con chi parla e poi si rivela un figlio, senza un compagno forse lasciato perché lei si sentiva in trappola.

Io ho avuto una figlia a Londra che ha lavorato in un ristorante come ragazza di sala. Una volta le chiesero di dare una mano in cucina e mi raccontava in una telefonata che quello là era l'inferno. E stavo pensando che tra il ristorante che sembra il 'paradiso' e la cucina che sembrava 'inferno' forse il purgatorio era il luogo delle ragazze di sala che passavano da una parte a l'altra. Pedro scoppia perché qualcuno ha invaso il suo territorio: uno può anche stare all'inferno: l'importante è che tu mi lasci nel mio posticino e io riesco comunque a vivere.

Non c'era rispetto. C'è uno sfruttamento reciproco.

Un altro tema è la gerarchia dove ciascuno deve stare al suo posto, non deve interferire in una società definita così dal punto di vista capitalistico.

Delusione perché lei è andata ad abortire e ha infranto il sogno. Lo sfogo finale era la rabbia e rimanere in quel posto non aveva più senso e allora non valeva più la pena combattere.

Alla fine la carrellata si ferma sul cuoco nero, filosofo del film, che richiamo a immedesimarsi con il padrone non si immedesima perché ha rovinato il suo mondo e solo Dio può dare il permesso di fermare le macchine.

Il significato del racconto del sogno, poiché il napoletano non torna al suo paese come a dire che non c'è nulla che può ammazzare l'uomo: rinasce in un altro posto come se c'è una possibilità di salvarsi, evolversi, resistere. Mi colpisce che debba venire un raggio alieno da altrove per potersi salvare; è come se dal contesto reale concreto non c'è speranza che possa nascere una risposta a tutte quelle domande.

Per la selezione che si faceva all'ingresso negli USA a Long Island per molti non iniziava nemmeno l'avventura americana perché non perfetto.

Secondo me il raggio alieno per ognuno può anche venire dall'interno; per esempio la svolta di cui si parla all'inizio: in quel momento gli avvenimenti hanno rappresentato per lui la svolta quindi non solo per un elemento esterno ma può anche venire dall'interno per capire che è il momento di uscire da lì e di cambiare anche lo sguardo.

Il sorriso finale della ragazza perché è contenta che lui vada via: l'ho interpretato come un debole per Pedro che viveva male in quella situazione, sofferente di vederlo e quindi un segnale positivo.

Regista molto arguto, bravo in suoni, immagini, inquadrature.