cinemaincompagn 8½ / 10 12/12/2025 11:17:52 » Rispondi Sull'amore da accettare a me è piaciuta la scena sotto la pioggia, in cui si capisce che la collega Giuliana, innamorata di lui, ha accettato il suo ruolo secondario, ma senza mai smettere di curarlo, di essere amica.
Bellissime prove attoriali, soprattutto Mastandrea l'ho sentito molto vicino in questa prova di paternità simile al mio vissuto personale. Il film inizia col buio, la neve, molto cupo, ed è una crescita verso l'ottimismo e termina con i colori, con il sole, con una bella nascita: è indicativo come crescita, come passaggio, come viaggio, sempre all'interno della paternità. Questa attesa è stata un dono d'amore, ancora che è venuto, è molto difficile ovviamente, è uno degli attori più antipatici italiani che esista.
I cinque secondi sono un estremo atto d'amore del padre che forse inconsciamente ha voluto salvare la figlia da una morte difficile e tragica. Comunque un'interpretazione meravigliosa.
(sondaggio su quanti hanno la stessa opinione: circa il 60%)
Cinque secondi sono anche il tempo per salvare ragazza e bambina; con la figlia che si chiede che vita avrà ha un'esitazione inconscia ma volontaria. Non si capisce se è un incidente o se la stessa ragazza abbia voluto andare via nel mare in una situazione bella.
Anche io ho pensato sia stato un atto volontario quello di capovolgersi e lui forse l'ha capito come padre.
Rispetto al sondaggio che al 60% ha considerato un'eutanasia, io invece ritengo che ci sia, come riflesso inconscio, l'incapacità di essere fino in fondo padre. Non tanto desiderare una dolce morte per evitare la crudeltà della malattia, piuttosto un'impotenza nei confronti della malattia, della sofferenza, del dolore. Impotenza ripercossa nella scelta di auto isolarsi che non era depressione, ma intenzione di trascurare la vita. È come se rimanesse accesa una domanda ed un dramma che fa vivere e permette di incontrare qualcuno che ti fa rivitalizzare. Perché il cambiamento avviene nella reciprocità e questo è la cosa che colpisce dell'incontro con Matilde: lei lo cambia e lui interferisce in modo paternalistico con lei. Rimane accesa una possibilità di grido e quella possibilità di grido doloroso che non esce, che non si esprime, è lo strumento per rinascere, se si incontra qualcosa che ti fa rinascere.
Ha voluto regalare una morte più umana alla figlia. Il film porta a pensare questo nel flashback della figlia ("so che cosa vado incontro e ogni giorno ci penso") attraverso il montaggio.
Per me i 5 secondi sono la misura della sua colpa; ho pensato che anche il giudice ha ragionato come noi con una condanna in realtà lieve, abbracciando l'idea che i 5 secondi di esitazione siano stati un voler assecondare un evento tragico e trasformarlo in una fine degna per la figlia. Io ho pensato che lui fosse in colpa, quando, sapendo del pericolo per la figlia, risponde al telefono girando le spalle invece di non perdere d'occhio. La comune dei ragazzi per me sono i nipoti dei fricchettoni di "Ferie d'agosto".
Io non sono d'accordo sul fatto che ci sia una mancanza di accettazione della genitorialità da parte del padre. Anzi, credo che sia esattamente il contrario. Io vedo un parallelo con la genitorialità della giovane madre di "La prima cosa bella", la capacità di essere genitori fino in fondo cercando di dare il meglio che si può dare ai propri figli fregandosene delle convenzioni, degli obblighi, di tutte le cose. Io vedo una persona che non accetta le limitazioni fisiche della figlia, è esattamente il contrario: nonostante le limitazioni cerca di dare alla figlia, nel tempo che le resta, quanto più possibile delle cose che vedono gli altri. La moglie 'resistente' (caca*****) rappresenta quello che la società normalmente si attenderebbe: una società che per anni ha visto il disabile con un senso di pietismo senza riconoscerne l'umanità personale. Andrea rompe gli schemi, come Matilde rompe gli schemi In una Livorno bigotta facendo la parte di una poco di buono.
Io ho parlato non di rifiuto, ma di impotenza di fronte non alla figlia, ma al problema della figlia. Non un rifiuto. Lui è più genitore della madre ma forse non ci crede fin in fondo.
In quell'esitazione sta lo smascheramento: se Andrea avesse creduto per la figlia in un destino accettabile, nonostante la malattia, non avrebbe esitato...
… secondo me invece c'è l'accettazione che la figlia volesse suicidarsi.
Che Andrea, non in maniera formale, chiede scusa alla moglie vuol dire riconoscere lo sguardo realistico, non pietistico, sulla figlia della moglie, mentre lui pensava che la figlia fosse speciale e meritasse qualcosa di speciale. È l'incapacità di accettare che la figlia non può fare le cose che fanno tutti gli altri. Questo è anche un passaggio molto difficile per un genitore: rendersi conto che la figlia non può essere trattata come una persona qualunque, come una persona normale.
Per me i 5 secondi rappresentano solo l'indecisione che lui ha avuto in quel momento se accontentare o meno la figlia che ha progettato la sua morte messo di fronte a una scelta difficilissima: salvarla o lascio fare come vuole?
L'idea della volontarietà della figlia è costruita narrativamente. Nello stesso tempo sono aperte tutte e due le possibilità, non è definita la questione. Nel momento di terrore sei paralizzato, non si ha la testa per prendere decisioni. Penso che il bello del film sia che tutte e due le ipotesi sono possibili e non è possibile sapere il perché.
Penso che per Andrea quei 5 secondi sono voluti. L'istinto avrebbe fatto sì che lui sarebbe scattato immediatamente, invece sta lì perché in quel momento è crollato il mondo addosso. Ha cercato di regalare alla figlia momenti di normalità, ma quando la figlia fa capire tutto il suo disagio per questa vita che per lei non ha un futuro, gli è crollato il mondo addosso e quindi nel momento in cui si uccide lui rimane fermo per l'idea di accettare la scelta della figlia di uccidersi.
… l'acqua è piatta …
L'istinto vuole che nella situazione ti precipiti …
Che la figlia induca il padre a rispondere al telefono sarebbe un indizio per farlo allontanare …
Però in questa morte c'è sempre la rinascita, c'è la ripartenza (assistiamo a un parto), Andrea è in fondo genitore in questa nascita. Con tutte le colpe lui ha cerca in qualche maniera il riscatto in questa nuova paternità: la luce del finale.
C'è il contrasto tra la sua forte voglia di essere padre rispetto al ragazzo-padre che praticamente non conta niente, non c'è ed anzi ha dovuto essere chiamato per vedere la bambina. C'è il fatto che Andrea l'abbia chiamato per tutto quello che ha vissuto; Invece Matilde lo rimprovera per averlo chiamato: terribile!
… è contro la paternità …
… lui crede nel ruolo di padre …
... mentre la ragazza no …
… anche Matilde ha la sua storia (la cicatrice)
… padre suicida e madre e sorella in manicomio … famiglia particolare e quindi un'esperienza problematica e per lei era la rinascita è vivere in comunità con gli altri ragazzi …
… recuperi …
Andrea, a parte il senso di colpa, sia perché ha favorito quello che la maggioranza ha definito suicidio, sia che si è trovato imbranato e non si è mosso per tempo ha fatto la scelta di autodistruggersi ed esprime l'incapacità di guardare fino in fondo il buio e l'abisso in cui si è. E c'è bisogno di qualcuno che ti accenda la luce. È una scelta di non guardare fino in fondo quello che è accaduto. E per poterlo rifare c'è bisogno di qualcuno che ti sfotta (Matilde), che ti ama profondamente anche se con distacco (Giuliana) e il resto che provoca a riprendere la difesa contro le ingiustizie. Guardare fino in fondo il dolore: siamo in una società che il dolore lo esorcizza, lo anestetizza, lo ignora, anzi lo rifiuta intenzionalmente. La scelta di una legge sul fine-vita è figlia di un rifiuto della sofferenza. Una comprensione dello stato di sofferenza da affrontare in certe situazioni è in una vicinanza, è qualcuno che ti sta vicino ("La stanza accanto"). In un senso o nell'altro per fare una scelta contro o per la vita ci vuole qualcuno. Non ci si può salvare da soli. Ci vuole qualcuno che si faccia vivo.
10 e lode con bacio accademico a Valerio Mastandrea e 10 a Bruni Tedeschi. I film si possono vedere in due modi diversi. O si diventa un personaggio oppure si vede da fuori, da spettatore. Io giudico come spettatore. Nessuna figura mi ha fatto compenetrare nel proprio ruolo. Ho vissuto i 5 secondi, non come le tesi interessantissime del suicidio o dell'omicidio del padre, ma come il tempo che ti cambia la vita. Ci sono secondi che ti devastano completamente la vita, che ti portano al suicidio, in galera. È incredibile come la vita, in un tempo così ristretto che sono secondi, ti riduce a niente (da famoso avvocato a una stalla di animali, da solo, come un cane). Un'altra considerazione sulla paternità: Matilde dice "il padre non serve a niente" e si vede il viso meraviglioso di Mastrandrea che riflette su questa cosa. Probabilmente lui si era dato un valore straordinario come padre: pensi una cosa per tutta la vita e poi ti arriva un elemento piccolo, questa ragazzina che ti dice ma forse non è così. E fa ripensare a tutta la tua vita e a cosa ho sbagliato nella valutazione di tutto quello che ho fatto. Credo che il tema fondamentale sia la paternità come quest'uomo l'ha vissuta per un certo periodo della vita e poi la vita ti bastona e ti stravolge completamente tutto quanto. Voglio aggiungere un'altra cosa che riguarda il fatto della paralisi, che lui non fa niente. Questo mi ha fatto ricordare un fatto che è avvenuto negli Stati Uniti. In una banca ci fu una rapina e tutti quanti si buttarono per terra mentre un impiegato rimase in piedi immobilizzato, senza fare niente. Quando finì la rapina gli chiesero "perché tu non ti sei sdraiato come hanno fatto tutti gli altri" e lui ha risposto "sono diventato incapace di movimento" C'è un effetto fisiologico che paralizza completamente in un effetto meccanico
Pensiamo i nostri 5 secondi.
P.S.: premio come attore non protagonista al cane!!!