Kit Carson 10 / 10 05/12/2025 12:22:09 » Rispondi "Million Dollar Baby" è un film che colpisce al cuore. Clint Eastwood firma un'opera che trascende completamente il genere sportivo per diventare una meditazione profonda sulla dignità, sui sogni spezzati e sulle scelte che l'esistenza ci impone. Pur muovendosi sul ring, il film parla dell'animo umano: delle sue ferite, delle sue speranze, del bisogno disperato di credere in qualcuno.
La regia di Eastwood è di una sobrietà ammirevole: essenziale, composta, senza un gesto di troppo. Ogni scena è costruita con una misura quasi musicale - non a caso è lui stesso l'autore della colonna sonora, un tappeto di note sottili che accompagna la caduta e la risalita dei personaggi. Il risultato è un film che non urla mai, ma che penetra lentamente e inesorabilmente, lasciando un'emozione difficile da scrollarsi di dosso.
Al centro della storia ci sono tre solitudini che si incontrano. Frankie Dunn, interpretato da Eastwood, è un allenatore segnato dai rimpianti: un uomo duro, cattolico praticante, che legge Yeats e va a messa ogni giorno, tormentando affettuosamente il suo parroco. L'esperienza lo ha reso prudente, quasi ossessivo nel ripetere ai suoi pugili di proteggersi sempre. Accanto a lui c'è Scrap, il custode interpretato da Morgan Freeman: ex pugile che ha perso un occhio sul ring, è il narratore della storia, la sua voce filosofica e asciutta, il contrappeso morale che osserva, ricorda e comprende.
E poi arriva Maggie Fitzgerald - una Hilary Swank straordinaria - cameriera di umili origini che sogna di diventare una professionista. Trenta e uno anni, nessun appoggio, nessun privilegio: solo volontà, fame e un talento che brilla sotto la superficie. All'inizio Frankie rifiuta perfino di allenarla, rigido nelle sue abitudini e nei suoi pregiudizi. Sarà Scrap, con la sua saggezza ruvida, a spingerlo a guardarla davvero.
Tra Frankie e Maggie nasce così un rapporto intenso, dolce e tormentato, un legame che non ha bisogno di spiegazioni: un rapporto quasi padre-figlia, fatto di silenzi, disciplina, affetto trattenuto. Frankie finirà perfino per regalarle un mantello verde con la scritta Mo Cuishle, simbolo di un'appartenenza che va oltre il ring.
La sceneggiatura di Paul Haggis, tratta dai racconti di F.X. Toole, è un gioiello: ricca di dialoghi taglienti, di battute memorabili, di piccole verità sussurrate. Le interazioni tra i protagonisti hanno una naturalezza sorprendente: Eastwood e Freeman si scambiano frasi con un'ironia elegante, mentre la Swank - che ha girato personalmente tutte le scene di combattimento - trasmette una credibilità fisica e emotiva impressionante.
E quando il film sembra seguire la traiettoria classica del racconto sportivo, Eastwood fa una scelta coraggiosa: sposta l'attenzione dal ring alla vita, dalle vittorie alla fragilità, dalla competizione alla tenerezza.
"Million Dollar Baby" è cinema allo stato puro. Personaggi meravigliosamente scritti, recitazioni di altissimo livello, una regia capace di emozionare senza retorica. È un film che parla di ciò che ci rende umani: amore, sacrificio, dolore, coraggio. Un'opera intensa e magistrale, tra le vette più alte della carriera di Eastwood.