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LA TRAMA FENICIA regia di Wes Anderson

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Filman     8 / 10  24/07/2025 12:38:23 » Rispondi
Ormai attorno a Wes Anderson c'è una campagna di denigrazione ufficiale, una levata di opinioni all'urlo di "a morte l'autore". O qualcosa del genere.
Insomma, Wes Anderson fa film tutti uguali e ha stancato. Ma sarà vero? Oppure il suo stile sembra sempre uguale perché è l'unico ad usarlo e prima di lui non c'era mai stato niente del genere?
Fatto sta che il regista è probabilmente l'unico che non si chiede "ma perché faccio film così, con questo stile, con queste musiche e con questo tipo di scrittura?".
Forse sarebbe il caso di concentrarsi su qualcos'altro per capirli, i suoi film.

THE PHOENICIAN SCHEME racconta qualcosa di diverso dalle precedenti opere dell'artista.
Racconta di un personaggio già fatto e finito caratterialmente, che non ha dubbi sul suo futuro, su quello che deve fare e che non ha fantasmi che lo tormentano. Un uomo granitico, che guarda avanti e che sa come deve comportarsi. Il vero uomo capitalista: ampia progenie, pochi hobby, scatti di ira educativa (scena dell'insetto a tavola), orgoglio, moralità a convenienza. Wes Anderson utilizza l'essere multimiliardario e del suo scopo nel mondo, aldilà del periodo storico scelto, che come al solito ha il fascinoso gusto retrò e vintage degli anni 50-60.

Questo scopo nel mondo è quello di colonizzare con la civilizzazione occidentale i paesi stranieri o forse è quello di unire i popoli o addirittura il mondo. Forse è veramente quello di migliorarlo (ma senza schiavi). O forse semplicemente questi ultra-ricchi sono parte di un qualche flusso più grande e si muovono senza che neanche loro sappiano il perché. Due ostinazioni che si scontrano finché non viene creato qualcosa di enorme.

C'è dell'induismo o buddhismo (o qualunque sia la filosofia religiosa di Anderson) anche qui, nonostante il tema del racconto sia l'emblema dell'anti-spiritualità, tra cospirazioni politiche e finanziarie.

Non è facile empatizzare con questo tipo di personaggi, nonostante Benicio Del Toro sia perfetto e nonostante sia molto di moda parlare dei miliardari, ultimamente.
E' molto carina l'idea delle varie tappe in cui chiedere prestiti ad personam, che formalizza ulteriormente la schematizzazione estetica del regista. Però non tutti questi scenari sono memorabili, anzi sono molto poco esuberanti e caratterizzanti, purtroppo, a parte forse gli interni del locale di Marseille Bob, strutturato come il classico locale notturno dei film di gangster, e il Desert Oasis Palace che rappresenta un po' l'idea di appropriazione culturale americana e la loro cultura del pop.

Perfetta, come al solito, la costruzione simbolico-stereotipica dei personaggi, dalla figlia, al fratello, passando per l'agente segreto.
Peccato per chi non può fare a meno di vederci un "solito film di Wes Anderson". Non sembra essere minimamente un film "francesino" senza niente da dire. Per tutti gli altri, la visione è beatificante come al solito.