Filman 5 / 10 23/07/2025 11:23:29 » Rispondi Le note oggettivamente positive di questo film sono due. La prima è la bravura dei due bambini, tale che riescono ad eclissare la scrittura dei loro piccoli personaggi, che altrimenti farebbe volare qualche bestemmia. La seconda è la miracolosa rinascita di Cinecittà, che da qualche decina di mesi è ritornata ad essere un luogo dove poter mettere in scena tutte le scenografie che si vuole e dove poter porre le basi per una direzione fatta anche con tanti costumi e tanti effetti speciali, forse come mai prima d'ora. Ma, a parte questi meriti che vanno dati a Gabriele Salvatores, il film è bruttino.
Rai e produttori andrebbero aggiornati: nel 2025 un film sugli immigrati italiani in America, ambientato negli anni 50, oltre a essere un soggetto visto e stravisto è, soprattutto, un tipo di storia che non interessa più a nessuno. Inoltre i film retorici pieni di buoni sentimenti e stuccati con miele e retorica, non vanno più di moda, né al cinema né alle premiazioni.
Insomma si è riempito NAPOLI-NEW YORK di bambini che soffrono e personaggi buonissimi che si aiutano a vicenda, lo si è riempito di positività, di happy ending e di tenerezza e lo si è fatto perché si pensava fosse una carta vincente. Ma il fallimento, per chi si tiene aggiornato un minimo sui gusti del pubblico, era assolutamente preventivabile: come al solito la classe dirigenziale di questo paese, sia essa politica o cinematografica, è veramente poco al passo coi tempi e inconsapevole del mondo che li circonda.
Per il resto, anche i film che puntano sul dialetto come "elemento simpatia" trovano approvazione solo dagli anziani davanti alle TV. I due bambini, la cui profondità di scrittura si ferma alle statuette della ******* per le solite ragioni senil-conservatrici, sono puliti e pettinati anche prima di venire adottati e non sembrano mai soffrire veramente la fame. Poi, apparentemente in un paio di settimane, riescono a creare una rivolta popolare a New York grazie a dei movimenti che fa ridere il solo pensiero che potessero esistere negli anni 50. Insomma, una favoletta da quattro soldi.