williamdollace 10 / 10 13/07/2025 05:13:34 » Rispondi Siamo tutti Bears. O perlomeno lo è chi si è incastrato e fatto incastrare fra i cronometri, le tovaglie e le celle frigo di queste stagioni, nella quarta soprattutto, cruciale ed emblematica di un tirare le somme dove la definitività di determinate decisioni non è altro che un cercare finalmente di capire e di cambiare passo, tornando lentamente indietro per guardare cosa si è perso per strada. Assistiamo ai lavori in corso nelle menti e nelle vite dei protagonisti secondo lo schema che dalla superficie porta sempre più man mano alla profondità e dilatazione. La prima stagione è una fucilata, veloce, perfetta come un'iniezione, fugace e fulminea, la potresti bere a collo, la seconda stagione comincia a viaggiare nel tempo e ad ampliare il raggio delle relazioni, il passato, la famiglia, i fondamenti delle ansie dei protagonisti, le leggende, la carne e i 7 pesci, il rewind, la puntata cardine, il focus su di loro, la rinascita e le ambizioni, capitoli che nella prima stagione non c'era il tempo di aprire e ampliare, amplificare, nella terza stagione (e già l'incipit è un capolavoro, la sigla iniziale, un'ode a Chicago e al suo popolo, il popolo che lavora, che si muove il mattino all'alba, che non molla) lo straniamento è esponenziale, si aprono varchi profondi sui personaggi, si viaggia nel tempo e nei traumi da subito, si connettono presente e passato, si tenta di ricucire, si accarezzano le cicatrici (alle mani, al cuore), si affronta il passato, si dilatano i tempi e si mescolano, così come si nutrono i fantasmi, si tenta di affrontare (anche) il futuro, temendolo, scansandolo, mentre il presente e il quotidiano sono per tutta la stagione in sordina, si annaspa, proprio come nella vita reale, la Quarta fatta di schermi e cronometri ne è l'esatta antitesi, è una sospensione di incertezza, in attesa, ci sono connessioni fra i ricordi, panico al rallentatore mentre le paure assalgono alla schiena e tolgono il respiro e quando pensi di poterle finalmente affrontare ti si sblocca il pensiero in gola, finalmente parli al telefono senza che sia partita la chiamata, riprendi in mano tutti i tempi, cerchi chi avevi dimenticato con l'uniposca della tua mente lo cerchi e i cerchi si chiudono e tu ne resti dentro, altri si aprono e non sai se potrai farne parte, ripeto, ne più ne meno che la vita, la vita stessa, Bears. E Chicago, sempre lei, acqua e metallo, personaggio indiscusso e onnipresente, passando da E.R. attraversando Shameless e arrivando qui, attraverso la stessa metropolitana, con i suoi frammenti di spazio e materia, la sua presenza imperiosa in pattern di vite a cielo aperto, ferraglia che la camera riquadra e ruota e piega, facendone siluri di luce e possibilità.