Elfo Scuro 8 / 10 22/06/2025 23:53:42 » Rispondi 23 anni dopo Danny Boyle e Alex Garland ritornano (assieme, regia & sceneggiatura) al loro più riconosciuto successo di genere horror d'inizio 2000, un "instant classic" che ha riaprì le porte nel cinema che conta ai sickos (sottobranca del genere zombi). La voglia del duo di riproporre la stessa atmosfera del primo film è notevole, ma anche l'astuzia del non dover cadere nel classico "more of the same" risalta appieno la piena coscienza di quello che poteva essere il film. Non vi è lo stupore della Londra deserta (né Cillian Murphy, furbescamente tenuto fuori dal film ma nonostante ciò produttore della pellicola) e neanche la paura repressa della decade precedente (anni 90) per l'AIDS, però vi è un aggiornamento dei contenuti (Brexit, Corona Virus) micidiale e diretto che si unisce a sua alla più classica storia del racconto di formazione. Anarchico, cinico, allucinato quanto anche violento e sperimentale nella tecnica di ripresa (uso intelligente dei mezzi digitali di cui si è tanto parlato) attraverso il montaggio serrato e ansiolitico. La tecnica ribelle alla camera di Boyle si sposa ancora una volta in modo caparbio con la sceneggiatura profonda di Garland in cui il cast mette la sua in modo carismatico: Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes sono artefici di prove complesse quanto allo stesso tempo varie da cui spicca anche l'apporto del giovane Alfie Williams. L'incipit (come quello dei capitoli precedenti) è spaesante ma è solo una postilla rispetto al vero corpus del film, che poi spiazza con il doppio finale dannatamente punk come ci si aspetterebbe da un regista british. Colonna sonora degli Young Fathers è un'altra anima del film, che comunque si lascia scappare il richiamo alla mitica theme di John Murphy nel momento più giusto in cui poteva essere messa.