Dom Cobb 6 / 10 04/05/2025 11:55:23 » Rispondi Un gruppo di supereroi mercenari, fra cui la Vedova Bianca Yelena, l'incorporea Ghost e l'ex Captain America John Walker, vengono ingaggiati a loro insaputa per uccidersi a vicenda. Saranno costretti ad allearsi per sopravvivere e, con l'aiuto del Soldato d'Inverno Bucky Barnes e il pittoresco Red Guardian, affrontare il nemico in comune che li voleva morti... Di tutti i lungometraggi Marvel del 2025, questo era quello che attendevo con più ansia, più che altro per la presenza di personaggi che mi garbavano assai (Bucky, Ghost e sì, mettiamoci anche Yelena, che in fondo non mi era dispiaciuta). Ma dopo tutto l'hype, per me è risultato il "solito" filmetto Marvel. Non è brutto, sia chiaro, dopotutto stiamo parlando di un blockbuster da centinaia di milioni di dollari dalla confezione ben curata, in particolar modo una fotografia desaturata che però gioca benissimo con le luci e le ombre, rendendole di fatto il tema visivo di tutto il film.
La scena migliore in tal senso è il combattimento nel corridoio in apertura del film, una ripresa dall'alto in cui le ombre dei combattenti che si stagliano sul bianco del pavimento diventano anche, col senno di poi, una brillante anticipazione dello scontro finale a New York e dei poteri del villain Sentry.
Il problema principale piuttosto risiede nella gestione dei toni: per gran parte del tempo, gli attori recitano come se si trovassero in uno sketch del Saturday Night Live che parodizza il film e non vengono supportati adeguatamente da una sceneggiatura che, oltre a presentare un certo squilibrio strutturale,
Il primo atto ambientato in un rifugio sotterraneo, dove i nostri "eroi" si scontrano per poi allearsi per uscire, viene tirato un po' troppo per le lunghe e per di più buttato troppo sulla commedia e la battuta facile, anche se alcune situazioni -come i protagonisti costretti a sostenersi a vicenda per risalire il pozzo dell'ascensore- risultano in effetti divertenti.
bada più alle solite "battutine" che a un serio scavo psicologico dei personaggi. Infatti, a parte Yelena e Bob/Sentry questi vengono messi tutti in disparte, con giusto un accenno a backstories già esplorate in altri media o che avrebbero meritato maggior spazio.
Non una parola viene fatta sul passato da assassino di Bucky, che invece viene reso una specie di senatore in erba incapace e a disagio, che per tutto il film fa poco o nulla, tranne lavare il braccio metallico nella lavastoviglie (!). E al povero John Walker viene riservato un brevissimo flashback che indica malamente problemi matrimoniali mai approfonditi, glissando allegramente sui motivi che da "nuovo Captain America" l'hanno fatto cadere in disgrazia.
L'impianto umoristico, complice le interpretazioni spente e gli accenti russi farlocchi, non fanno quasi mai ridere; né tanto meno ci riesce l'ingombrante, irritantissimo Red Guardian di David Harbour, che per lo più si comporta come un cartone animato; peccato, perché nelle due scene in cui gli è permesso di essere serio è molto bravo. E meno si parla delle figure secondarie, meglio è: non so cosa stia facendo la Dreyfus nel ruolo della Fontaine, ma chiaramente non sta recitando, comportandosi piuttosto come un'insegnante delle elementari che deve richiamare all'ordine un'orda di scolaretti petulanti. La sua aiutante sembra una studente delle superiori che è capitata sul set per caso, mentre il rispettabile Wendell Pierce passa di lì per caso come se fosse in vacanza. L'unico elemento che funziona davvero è il personaggio di Bob/Sentry. Lewis Pullman trova il perfetto equilibrio fra dramma e commedia, risulta naturale e credibile in tutto ciò che fa e riesce a rendere appetibile un arco narrativo che, complice gli squilibri strutturali di cui sopra, risulta affrettato e sviluppato peggio di quanto dovrebbe; non è un caso che il terzo atto, la "lotta" finale che è incentrata bene o male su di lui e sviscera abbastanza bene temi sulla depressione e solitudine, sia la parte migliore del film, per quanto anche quella risulti imperfetta in termini di esecuzione.
L'idea di rendere lo scontro finale psicologico piuttosto che fisico è vincente e viene anche rappresentato bene a livello visivo, con l'escamotage delle varie "stanze" in cui le anime prese da Sentry sono costrette a rivivere i loro traumi e il vero Bob che si autoesilia nella sua cameretta mentre fuori succede il finimondo. I problemi però sono due: non solo Yelena rifiuta di affrontare il proprio trauma e si fa strada a suon di violenza e spintoni, ma quando anche gli altri membri del team raggiungono lei e Bob per tirarli fuori non viene mai mostrato il trauma che ciascuno di loro ha dovuto affrontare. Nel caso di Bucky, quello dal passato peggiore di tutti, la questione viene addirittura risolta con la solita battutina idiota ("Ho avuto un passato grandioso, sto bene"). E per di più, dopo averci infastidito per tutta la durata del film, la Fontaine non viene neanche punita, come ciliegina sulla torta.
Ma per arrivarci è un percorso tortuoso, merito anche di scene d'azione competenti, ma non proprio elettrizzanti, che un po' tradiscono il disagio di Schreier nel gestire questo campo. Speravo che "Thunderbolts" mi piacesse più di "Brave New World", che beneficiava di una regia viscerale e robusta e di interpretazioni solide, ma che era vuoto e privo di peso a livello di storia. Qui invece, storia e tematiche ci stanno, solo che l'esecuzione a livello di toni è un mezzo pastrocchio. Se si potessero unire la storia e i temi di questo film con le interpretazioni e i toni di "Brave New World", credo si potrebbe parlare di un film davvero riuscito; così com'è invece, ciascuno dei due lungometraggi ha dei pezzi del puzzle, ma non il pacchetto completo. Non mi pento di aver speso 12 euro per guardarlo in sala, ma non credo che lo rivedrei... il terzo atto sì, forse, ma il resto del film proprio no. Il sei è stiracchiatissimo.