Mauro@Lanari 4 / 10 26/04/2025 03:20:14 » Rispondi Chi s'oppone al collasso fra "un uomo cieco" e "un cieco", chi difende un eventuale "condanna il reato, rispetta il reo", chi rigetta l'uso sostantivato degl'aggettivi qualificativi per profilare una persona o indicare un'identità non lo fa in nome dell'unicità e singolarità d'ogni individuo bensì in nome dell'universalità della dignità umana. Ma se questa differenza fra essenza ed esistenza, fra noumeno ontologico e fenomeno estetico, etico e teoretico, tra metafisica fondamentale e speciale (i 3 trascendentali) non è stata mai formalizzata in 2300 anni d'umanesimo ateo da Aristotele a Kant, ancora oggi s'è costretti a usare lo slogan cristiano "separa il peccato dal peccatore": medesima antropologia dualista ma terminologia religiosa. Un clamoroso smacco filosofico fortunatamente aggirato dal pragmatico e performativo convenzionalismo del neopositivismo giuridico. Grozio: "etsi Deus non daretur". Tutta 'sta premessa per non limitarmi a dire che Angelo Duro è un cabarettista buono per una comparsata sanremese a notte fonda, un po' meno per l'intera durata d'un suo spettacolo disponibile a pezzi su YT, inetto per recitare com'attore cinematografico, ma per compararlo con l'esordio di Ceccherini, "Lucignolo" del '99: stessi family revenge e home invasion, ma il toscano dimostra di conoscere il suddetto distinguo e l'applica con una svolta conclusiva di pietas filiale, idem in "Faccia di Picasso" dell'anno successivo. Invece il palermitano non sa, non può o non vuole farlo, disprezza non i vizi e difetti del comportamento genitoriale ma i genitori in sé, e io disprezzo lui. Anzi no: la sua pretesa comicità.