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OH, CANADA - I TRADIMENTI regia di Paul Schrader

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Filman     8 / 10  30/01/2025 11:31:56 » Rispondi
L'intento di chi ha diretto questo film non era confondere lo spettatore o non far tornare le cose (e alcune cose che non tornano certo che ci sono). La tecnica è quella della rottura della linearità temporale e la disposizione caotica dei segmenti narrativi, un po' come se la storia, rettilinea, fosse prima stata spezzettata e poi si fossero lasciate cadere queste stecche di varie dimensioni, andando a creare accumulo e sovrapposizione. L'utilizzo dei formati o del bianco e nero piuttosto che dei colori esiste dai tempi di Memento. Qui ciò è coerente con la sofferenza e la fatica a raccontare del narratore.
La ricostruzione dei giovanili anni 60-70, le amicizie libertine e il loro contrapporsi ad una vita di doveri familiari, sono messi in scena in maniera a dir poco convincente.
I dialoghi scritti da un veterano come Paul Schrader sono potenti come una spranga che prende la rincorsa e le musiche trafiggono come dei raggi di luce.
Allora c'è qualcosa che manca a OH, CANADA ? Sicuramente non delle solide basi. E allora cosa?
Bè questo film manca sicuramente nel centrare il punto della questione. Finisce col parlare dell'assenza di uno scopo, piuttosto che di un obbiettivo, di incertezze, di insicurezze e della vacuità dell'esistenza che portano a non fare mai quel si vuole, allo scoprire che non si è bravi in quello che si vuole fare e alla fuga da tutto. Ma il protagonista? Il film si fossilizza così tanto sulle sue colpe e sullo scoprire il suo passato che, dopo che si assiste a questo scavo di un'ora e mezza, spalata dopo spalata, è inevitabile non rimanere delusi.
Un uomo con poca etica e morale, che disconosce suo figlio, che scappa dalla moglie che lo attende, che fa finta di fuggire dalla guerra, non può essere certamente al centro di una premessa fatta di confessioni, misteri, segreti e sensi di colpa.
Forse è un miracolo artistico che questo film, che rimane bellissimo, risulti più profondo di ciò che realmente aveva da raccontare. O forse è stato un azzardo artistico trasformare in oro ciò che era invece destinato a galleggiare. Ma a fondo col il film ci finisce anche lo spettatore, totalmente catturato. Da lì non si può tornare indietro.