Filman 7 / 10 15/01/2025 14:44:19 » Rispondi Dall'elemento macroscopico fino a quello microscopico, tutto, in MEGALOPOLIS è contraddittorio. Si parla per grandi metafore ma di fronte a noi abbiamo le immagini spiaccicate dei giorni nostri, senza versioni fantasy alternative al nostro mondo. In più si parla dei giorni nostri, certo, ma mancano tutte le tecnologie sociali che più li caratterizzano. Per non parlare dei temi sociali veri. Gli attori parlano come dei personaggi shakespeariani sotto steroidi, ma la regia è tutt'altro che energica in molti momenti del film. Insomma, si parla di magia ma anche di banche. D'altro canto cosa c'è di più controverso e ipocrita del concetto di "utopia"? Questo dice di risolvere il problema dell'insoddisfazione della società che viviamo, nonostante la società in cui viviamo abbia risolto tutte le insoddisfazioni della storia precedenti, sprecando tutto per una visione in realtà non condivisa. Questo film nasce quando tali riflessioni sulla contemporaneità venivano fatte, ma era più di quarant'anni fa e nel frattempo si è sfatato anche qualunque mito cinematografico sulle distopie. Quarant'anni di ritardo creano contraddizioni. A Francis Ford Coppola non si può dire certo che non abbia fatto un film con più di qualche invenzione o un film con sequenze belle da vedere o belle da sentire. Ma certamente si tratta di un film strambo. E' una favola, ma come quelle che raccontano i dolci nonnini. Favola che quando cresci trovi infantile. E' la visione critica del mondo. Ma è la visione di un anziano che guarda i telegiornali e si chiede "dove andremo a finire". Complessivamente, la sensazione è quella di vedere un film-sogno (o film-ossessione) e c'è da essere contenti per l'uomo che ha realizzato la sua ambizione con i propri sforzi produttivi, contro il parere di tutto e tutti. Ma c'è anche la sensazione di una sceneggiatura impolverata e di un autore che vive fuori dalla realtà (e anche dalla civiltà), ancorato ai tempi delle sue rivoluzioni, vinte ma superate.