kowalsky 7 / 10 14/01/2025 23:33:52 » Rispondi Visivamente molto molto bello anche se con qualche manierismo tecnico di troppo (alla Malick), l'implosione temporale dai dinosauri (sempre Malick) fino a sfondare i parametri del sublime/irritante alla Fabelmann vs. Spielberg (fin troppo per me che non amo particolarmente i presepi delle famiglie americane). Considero Zemeckis il miglior cineasta mainstream degli Usa, quindi è facile che faccia esplodere gli occhi con la sua capacità tecnica e visiva (ora con la tecnica di ringiovanire gli attori, con Hanks che sembra quello di 30 anni fa e via dicendo), non so giudicare il celebrato fumetto ma posso dire di trovarmi di fronte al "solito" film che a tratti ho adorato alla follia e molto più spesso trovato insopportabile. Il voto potrebbe benissimo andare da 4 a 10, a seconda delle angolazioni. Ma in verità in tutti gli stereotipi da film per famiglie, tutto Alberi di Natale e Giorni del Ringraziamento, e il clou delle radici familiari (Fabelmann, ancora Spielberg) raccontati in un lasso temporale che fa molto Alan Moore potevo anche vederci l'intenzione di enfatizzare i cliché apposta per sbugiardare la realtà. O la dimora-inferno di sogni non realizzati (American Dream) o decimati con il dramma alla Eugene O'Neill o Miller ("Morte di un commesso viaggiatore"). Va bene, ma perché questo film, pur così bello da VEDERE, non riesce a coinvolgere come avrebbe dovuto, non cattura se non in rari momenti, non emoziona? Diventa un compitino grazioso al di sotto delle sue aspettative visive, sommerso in una dimensione stucchevole e retrò che non ha nulla di esperimenti simili, come Radio Days di Woody Allen per esempio. Direi che è tanto grazioso quanto monotono, ma tecnicamente rasenta il sublime quando scava nel passato remoto, dove traspare una Forza (v i Nativi Americani) che onestamente non ho visto in questa famiglia al focolare a guardare (oddio...) i filmini in videocamera o a mangiare il tacchino...mi suona un poco falso nella sua eleganza. Se abbasso un voto da 7 con una sufficienza mi sembrerebbe di aver pensato più con la testa che col cuore. E pertanto ci sta pure che mi sia piaciuto, nonostante tutto