Thorondir 8 / 10 11/04/2024 12:16:53 » Rispondi Come "The Nightingale" di Jennifer Kent e "Killers of the Flower Moon" di Scorsese, l'opera prima di Galvez è un film sull'imperialismo e sul genocidio. L'inglese MacLennan non ha il compito di trovare un passaggio sicuro per il gregge, ha il compito di rendere sicuro il territorio dagli indios. È di fatto un "ripulitore". Ad accompagnarlo un redneck del Texas (altro luogo classico dell'odio contro i nativi) e un indio locale, figura del collaborazionista tormentato dai sensi di colpa. Un'aridità e brutalità degli esseri umani che si riflette nelle lande desertiche e spoglie del sud del continente americano, in quei luoghi dei genocidi dimenticati da Dio. Ma Galvez non si ferma a raccontare i fatti, non ha intento puramente mostrativo o vendicativo (come per esempio accadeva per l'Australia di "The Nightingale"). Il cineasta cileno denuncia sia il conservatorismo razzista, sia il patriottismo progressista-liberale, straordinariamente esemplificato dalla figura di Vicuna: è solo apparenza, estetica, quella di tentare la costruzione di una nazione sulla convivenza di bianchi, indios, meticci e coloni. Ai liberal-progressisti, al nuovo corso della politica cilena che deve costruire la nuova nazione, la realtà dei fatti interessa poco: interessa "inventare" la storia, metterla in posa, abbellirla, renderla candida (la scena finale con i due indios vestiti di bianco). La nuova arma del nazionalismo smette di essere ora il fucile che tanto ha contribuito a sterminare popoli nativi e diventa la fotografia, la possibilità di catturare (e quindi inventare) i momenti: una falsificazione che lascia fuori tutta la realtà, tutto il reale vissuto di quei popoli (interessante quindi anche il discorso metacinematografico sulle possibilità e la costruzione del profilmico). E se c'è la figura del collaborazionista, pronto nuovamente a chinare la testa, chi è che resiste? La donna, stuprata e resa costantemente oggetto da parte di quell'imperialismo che ora cerca di rifarsi (e rifare agli altri) una nuova immagine: donne che resistono alla brutalità imperialista maschile (non è un caso la scena di violenza sessuale tra uomini); proprio come la protagonista del film di Jennifer Kent, proprio come Lily Gladstone nel film di Scorsese. No, non è un caso...