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Pulp Fiction - Psicologia e sesso

Tarantino ha quindi intrapreso coscientemente con "Pulp Fiction" un'operazione di enunciazione e di affermazione di una nuova cultura; una cultura che vuole inserirsi in posizione mediana e in contrasto con le culture che hanno dominato la produzione artistica occidentale fino agli anni 90, cioè la cultura borghese e la cultura intellettuale.

Pulp FictionCon "Pulp Fiction" Tarantino ha voluto rivendicare un nuovo modello, basato su quello che le altre culture considerano negativo e deleterio: si fa un blasone di tutto ciò che la cultura borghese rappresenta come scorretto, volgare, grezzo, disdicevole e infimo; si pone a valore supremo ciò che l'intellettualità combatte, cioè la superficialità, il disimpegno, l'edonismo. Con piglio entusiasta e giocoso si guarda in faccia a ciò che la borghesia si rifiuta di vedere: la disgregazione sociale, l'assenza di strutture e valori fondanti, la violenza dilagante. Con distaccato e fatalistico nichilismo si prende atto che la realtà in sé non ha più valore o importanza, che passato e futuro non hanno più senso, che l'universalità esistenziale ed etica è ormai morta e sepolta. Di fronte ad un mondo disgregato e senza senso non resta che attaccarsi al nudo concetto di vita, alla sua materialità, alla sua naturale esigenza di piacere e divertimento.
Il nuovo modello proposto da Tarantino cerca quindi di estrarre tutto ciò che è edonistico da ciò che oggettivamente è drammatico e disperato. Si tratta perciò di un modello semplice ed ottimista (si ricava il positivo dal negativo evitando di preoccuparsi), modellato sulla cultura postmoderna, in sintonia con quello che sentivano (e di cui avevano bisogno) tante persone (soprattutto giovani) negli anni '90. Da qui il grande successo.

"Pulp Fiction" quindi si presenta come una sintesi, uno specchio e un modello di una cultura che finalmente prende coscienza di se stessa e si autorappresenta. Attraverso i discorsi e i comportamenti dei personaggi possiamo capire i meccanismi psicologici che stanno alla base di questa rappresentazione spirituale umana, sia quelli palesi e coscienti che quelli nascosti e rimossi.
In un mondo dove non ci sono valori stabiliti o accettati come universali regna incontrastato l'individualismo e la sua rappresentazione dominante. Addirittura il concetto stesso di gang (l'unica struttura collettiva attiva e operante nel mondo di Tarantino) alla fine risulta quasi sempre perdente. "Le iene" ne dà una dimostrazione lampante. Anche in "Pulp Fiction" è la banda di Marsellus che perde nei confronti dell'individuo Butch. Stesso dicasi in "Jackie Brown" dove gli individui Jackie e Max riescono a prendersi gioco dell'organizzazione di Ordell.

L'individuo sente perciò su di sé il peso di essere il ruolo dominante in società e come tale è obbligato a rappresentarsi. Ci sono diverse strategie di dominio nel modello di mondo proposto da Tarantino. C'è quella fondata sull'apparire (quella più diffusa e ad effetto), che si esprime con l'atteggiamento sbruffone e sfacciatamente superiore, e soprattutto con il linguaggio anticonvenzionale, le imprese eclatanti e ad effetto, la teatralizzazione dei propri atti. Lo sfoggio forzato di dominio copre quasi sempre una sostanziale debolezza e passività, esplicitata nella fobia, nel timore dell'omosessualità.

Pulp FictionC'è poi chi il dominio lo persegue nei fatti, ottenendo abilmente e scaltramente ciò che si era prefisso (Butch in "Pulp Fiction" e Max in "Jackie Brown"). Sono quelli che si comportano in maniera fredda, silenziosa e coperta (i dominatori a fatti, non a parole).
C'è infine chi cerca il dominio sessuale e in genere nei film di Tarantino sono le donne quelle che prendono l'iniziativa e ottengono sessualmente quello che vogliono (in "Pulp Fiction" è Fabienne che chiede a Butch di soddisfarla con il sesso orale, poi è Mia Wallace quella che rompe gli indugi e prende l'iniziativa di consumare l'incontro con Vincent Vega - indossa la sua giacca - a fronte delle esitazioni e delle indecisioni di Vincent stesso).

In "Pulp Fiction" è possibile riscontrare tanti aspetti che appartengono poi all'interiorità di Tarantino stesso, al suo mondo psicologico e intimo. Qui il ricorso alla psicanalisi può essere d'aiuto per scoprire la formazione dell'identità del regista stesso e l'espressione nei suoi film. Alcuni elementi emergono però lampanti sia da "Pulp Fiction" che dalle altre opere della sua filmografia. Si tratta soprattutto della scarsissima fiducia che viene riposta nell'esistenza di un qualsiasi rapporto amoroso stabile e duraturo fra due persone, nell'idea di formare un nucleo familiare. Dal punto di vista sessuale si nota la rimozione dell'erotismo rappresentato e vissuto a favore dell'erotismo raccontato e iconizzato, il desiderio erotico ridotto alla forma di icona o feticcio, infine l'ambiguo rimescolamento di maschile e femminile (arrivando alla costruzione di un femminile che possa apparire e agire come maschile, permettendo di esprimere l'esigenza di sentirsi uomo e donna allo stesso tempo).

Forse non tutti conoscono l'infanzia di Tarantino. In pratica non ha mai vissuto in una vera e propria famiglia, non ha mai avuto una persona che avesse il ruolo fisso di padre; come figura guida dominante ha sempre avuto la madre, la quale non ha mai trovato un uomo con cui imbastire un rapporto duraturo (le relazioni finivano tutte dopo pochi anni con strascichi amari e polemici).
Pulp FictionQueste esperienze si riflettono nell'assenza rilevante di relazioni amorose profonde e funzionanti nei suoi film. In "Pulp Fiction" in effetti esiste l'unione stabile fra Marsellus e Mia Wallace, in realtà non viene mai mostrata come tale e si intravede dalla noia esistenziale di Mia, dal suo desiderio di evasione, che forse non è stato un vero e proprio matrimonio di amore. Esiste poi la relazione fra Butch e Fabienne, l'unica che sembra improntata all'armonia e all'amore. L'episodio dell'orologio rileva però delle crepe, soprattutto da parte di Butch, il quale sembra "fingere" o recitare una parte davanti a Fabienne, per sentire e pensare di lei in maniera opposta quando lei non è presente. Insomma, non è tutto rose e fiori fra loro due.

C'è infine la relazione fra "zucchino" e Yolanda, la quale però è messa alla prova dalle traversie della vita (le difficoltà del mestiere di rapinatore) e si alimenta più che altro dell'estasi morbosa data dall'ebbrezza del dominio criminale sugli altri (come in "Natural Born Killers", film che in parte è frutto del modo di sentire di Tarantino).
Questo concetto dell'inutilità nell'imbastire rapporti di coppia è rappresentato chiaramente nel finale di "Jackie Brown" e di "Dal tramonto all'alba" (diretto da Rodriguez ma scritto da Tarantino e quindi concettualmente farina del suo sacco), dove un'espressa offerta di relazione amorosa fra due persone, che oggettivamente si amano o si potrebbero amare, viene declinata con la triste consapevolezza che è impossibile e inutile stare insieme fra due persone e che è meglio non provarci per evitare dolori e delusioni.
"Kill Bill" va oltre, prospettando addirittura l'eliminazione fisica e psicologica della persona "amata" per raggiungere calma, tranquillità, pace, equilibrio.

Pensando stilisticamente a "Pulp Fiction" e un po' a tutta la produzione di Tarantino, non si può fare a meno di fare paralleli con i film di genere, soprattutto quelli degli anni '70. Tantissimi aspetti formali, di contenuto, di atmosfera e sentimento sono trasposti nel mondo fittizio postmoderno creato da Tarantino. Tutti fuorché uno: l'erotismo.
La cinematografia anni '70 strabocca di erotismo, condito in tutte le salse, inserito a bella posta in film thriller e persino horror, espresso per lo più in maniera palese e diretta in tutto il suo fulgore carnale. E' quasi sempre trattato in maniera naturale e spontanea, nella sua intensità e pienezza emotiva, volendo proprio trasmettere allo spettatore tutta la potenza e l'ebbrezza dell'eccitazione.
Pulp FictionTutti questi aspetti mancano quasi completamente nei film di Tarantino. Il sesso, più che rimosso, viene piegato all'uso postmoderno di riduzione a forma, non più sostanza ma apparenza riprodotta e mediata dalla rappresentazione iconica, in questo caso quella delle parole. Il sesso in "Pulp Fiction" è quasi sempre raccontato o alluso. Insomma non è più necessario esporre direttamente, diventa più eccitante e fantasioso alludere o raccontare. Nell'ottica poi dell'espressione obbligata del proprio essere individuo dominante è quasi una necessità rappresentare le proprie imprese verbalmente più che averle vissute nella realtà.

C'è però un'eccezione, un'insolita eccezione. Infatti l'unica scena stilisticamente e visivamente erotica è quella della doccia di Butch (cioè del bel corpo atletico di Bruce Willis, con la cinepresa complice nel nascondere/suggerire i suoi "gioielli"). Stranamente si erotizza un uomo, piuttosto che una donna. C'è poi l'altra scena di sesso che coinvolge uomini e si tratta guarda caso di una scena di sodomia. In questo caso però non si può parlare di erotismo, ma semplicemente di ironia e di contrappasso.

Comunque è sufficiente per notare che il sesso, sia nella sua versione raccontata che rappresentata, è quasi sempre un sesso inusuale, feticistico, morboso o altrimenti visto come rappresentazione spettacolare (come ad esempio in "Dall'alba al tramonto"). Tutto questo fa parte della tendenza postmoderna a interessarsi e a rivalutare gli aspetti estremi e strani o spettacolari del mondo umano, per poterne trarre il massimo del piacere e del divertimento, grazie all'atteggiamento distaccato e indifferente dato dalla natura fittizia e rappresentativa che viene conferita al concetto che abbiamo di realtà e esperienza.
Tarantino poi ci mette del suo. Il feticismo del piede (il famoso massaggio ai piedi e l'inquadratura delle estremità di Uma Thurman con evidenti intenti "erotici") appartiene, secondo Freud, a persone che hanno vissuto in infanzia un legame fortissimo con la propria madre, convincendosi che la madre possedesse il pene. Una volta scopertane la mancanza, hanno proiettato sul piede questa loro fantasia/desiderio. Il piede non sarebbe altro quindi che il concetto di pene applicato alla donna. In qualche maniera se ne ha una conferma nella famosa scena al Titty Twister in "Dal tramonto all'alba", in cui la spogliarellista Satanico Pandemonium, con la sua abbondanza di muscoli e il suo fare dominante quasi maschile, mette un piede direttamente nella bocca dell'attonito, ammirato e passivo Tarantino, a mo' di fellatio.
Questo in espressione del sentimento di passività e di sottomissione presente anche negli eterosessuali e, in quanto tali, proiettato su di una donna dal carattere e dall'essenza maschile.

La proiezione dell'essenza dominante maschile su di una donna comincia nella filmografia di Tarantino proprio con "Pulp Fiction". Il primo personaggio che la incarna è Mia Wallace. E' lei forse uno dei pochi personaggi veramente dominanti del film e lo si vede da come si atteggia, trastulla e comanda Vincent Vega, visibilmente intimorito e imbarazzato. L'iniziativa è sempre nelle mani sue, è lei che mena letteralmente le danze.
Del resto l'iniziativa sessuale nei film di Tarantino viene presa quasi sempre dalle donne. Addirittura Fabienne, lei così timida e remissiva, prende l'iniziativa e quasi impone a Butch di darle "il piacere orale". In "Jackie Brown" è Melanie che usa Louis come un oggetto sessuale, facendogli poi i complimenti (come un capoufficio fa al proprio dipendente). In "Kill Bill" poi la resa mascolina della donna va al di là del solo lato sessuale.
Insomma tutto questo sbandierato dominio da parte degli individui maschi in "Pulp Fiction" serve solo a nascondere la loro sostanziale debolezza e passività. Questo però non viene espresso direttamente, lo si evince dallo svolgersi delle storie e dei caratteri.

Pulp FictionVorrei concludere questa riflessione su "Pulp Fiction" con la metafora che secondo me lo riassume meglio: quella della valigietta. Ecco, "Pulp Fiction è come quella valigietta, è un niente, un contenitore vuoto, un'apparenza brillante che incanta, affascina, ammalia, rapisce. E' questo il grande potere della "vuota" ma splendida apparenza. E' su questo potere che si basa la cultura postmoderna e "Pulp Fiction" ne è uno dei segni artistici più compiuti.

Come epigrafe a questo scritto vorrei usare questa frase pronunciata da Mia Wallace:

"Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio?"


Torna suSpeciale a cura di amterme63 - aggiornato al 31/10/2012

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