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Pulp Fiction - Il postmoderno

"La trasformazione del sensorio percettivo, il disorientamento spazio-temporale e l'anestetizzazione emotiva sono dunque gli aspetti fondativi della sensibilità postmoderna."

"... l'individualità è nel postmoderno frantumata in una moltiplicazione di immagini e simulacri, guidati dai modelli indotti della pubblicità."

"La storia perde spessore, si appiattisce sul presente e il passato si riduce al simulacro dei suoi aspetti stereotipici e superficiali."

"... siamo in uno stadio in cui non è possibile la progressione storica perché non sussiste più la possibilità di mutare l'organizzazione economica e politica del mondo ..."

Margherita Ganeri, "Postmodernismo"

Come già scritto, "Pulp Fiction" è probabilmente il film che ha introdotto nell'arte cinematografica un certo modo caratteristico di concepire il mondo umano, conosciuto con il termine di "postmoderno". Infatti per la prima volta riceve espressione artistica compiuta un movimento economico, sociale e ideologico iniziato in Occidente negli anni '70, sviluppatosi negli anni '80 e affermatosi definitivamente in maniera egemonica a partire dagli anni '90. Tutte le persone nate in Occidente dagli anni '60/'70 in poi sono cresciute e vivono assorbendo e riproducendo questo tipo di cultura e questo stile di vita.

Cosa ha di particolare e di differente il postmoderno rispetto al passato? Chi è nato in Occidente prima degli anni '70 del XX secolo si trovava davanti un mondo per lo più agricolo, povero, con visibili differenze sociali ed economiche, in cui però l'economia si sviluppava rapidamente. C'era una forte coscienza sociale collettiva popolare condizionata dal reale vissuto, improntata sulle difficoltà materiali e su di una serie di valori etici condivisi, tramandati dal passato. Era diffuso un sentimento generale di riscatto, di progettualità, di speranza nel futuro. Si dava grande importanza all'istruzione, al lavoro, ci si sentiva responsabili per se stessi e per le generazioni future. La realtà condivisa e onnipresente con le sue difficoltà quotidiane, il sogno molto diffuso di raggiungere o realizzare un'esistenza migliore per sé e per chi sarebbe venuto dopo, erano gli strumenti con cui si modellava la visione del presente e del futuro.

Pulp FictionIn qualche maniera i progetti e le speranze della gente di quegli anni si sono sostanzialmente realizzati. A partire dagli anni '70 in Occidente non esiste più l'analfabetismo, non ci sono più sacche diffuse di povertà, il benessere e le comodità sono a portata della maggioranza della popolazione. Il progresso tecnologico, tramite la televisione e la multimedialità, ha dato a tutti la possibilità di usufruire senza sforzo di svago e divertimento. I media sono diventati così il mezzo principale di percezione del mondo e di conoscenza (semplificata), anzi, di consumo della realtà. Quello che preme adesso è di poter sfruttare e godere al meglio delle immense opportunità di divertimento, mirando alla maggior quantità, varietà e intensità possibile. Si vive solo per il presente; il passato serve solo come fonte di modelli e immagini da "consumare", il futuro è semplicemente la prosecuzione indisturbata e infinita del presente. Valori etici, istituzioni, responsabilità, conoscenze e approfondimenti non vengono percepiti come utili e non hanno di conseguenza più alcuna importanza. L'unica aspirazione è quella di pervenire al benessere e al godimento nella maniera più rapida, abbondante ed eccitante possibile.

Questo scarto generazionale lo si percepisce anche nelle vicende personali di Tarantino stesso e di sua madre Connie. Quest'ultima era andata via di casa molto giovane per realizzare i suoi sogni di indipendenza e di vita migliore. Aveva studiato duro ed era riuscita da sola, con tanto lavoro, a consolidare la sua posizione sociale e ad assicurare a suo figlio Quentin una vita libera e senza privazioni.
Quentin quindi non aveva nessuno stimolo a "studiare", non sentiva necessità di migliorare o cambiare una certa situazione. Non aveva infatti difficoltà materiali o esistenziali impellenti che lo spingessero a riflettere sulla realtà che stava vivendo. Fin da ragazzetto si è invece interessato e occupato di ciò che lo divertiva, lo appassionava ed eccitava. L'unica "realtà" che potesse quindi essergli di interesse era quella facile, immediata e "avventurosa" della finzione popolare, sia cartacea (i racconti da pochi dollari), che cinematografica (i film di genere basati sull'effetto). Sarà questa "realtà" di tipo fittizio (comune a tutti i ragazzi cresciuti fra '70 e '80) l'unica a cui lui darà dignità rappresentativa, perché sentita come l'unica realtà percepita e condivisa in una certa epoca (appunto quella attuale postmoderna).

E' la trasformazione del concetto di "realtà", la principale novità portata nel nostro mondo dalla cultura postmoderna. Nel nostro senso cognitivo non è "reale" semplicemente e solo ciò che noi viviamo o percepiamo in maniera diretta tutti i giorni, noi consideriamo "realtà" a tutti gli effetti (anzi la vera "realtà") ciò che ci viene fornito come immagine rappresentativa dai mezzi di comunicazione di massa. Nella percezione postmoderna quindi si dà più valore e importanza, si sente come più abituale e domestico, tutto quello che è cronachistico ed estremo (uccisioni, rapine, attentati, delitti efferati, casi familiari eclatanti) piuttosto che ciò che è ordinario, normale e diffuso.
Vivendo in un mondo materialmente soddisfatto di sé, che si basa sul godimento degli oggetti o sull'incremento di questo godimento, non si sente il bisogno di problematizzare e quindi ci si accontenta della superficie e dello sfruttamento, come merce di consumo, di ogni fenomeno e aspetto, anche "spirituale", del nostro vivere (in special modo il sesso è ridotto a pura merce).
Pulp FictionPassato e futuro perdono assolutamente ogni valore e vengono appiattiti sul presente. Del passato si prendono le forme svuotate e stilizzate, usate come oggetto d'uso comune (come fossero soprammobili, abbellimenti o decorazioni del presente). Il futuro viene invece completamente rimosso, annullato, dato come inesistente o vissuto come proiezione del senso di angoscia, labilità e instabilità del presente che accompagna ogni cultura materialista (da qui la rimozione).

"Pulp Fiction" in qualche maniera riassume ed esemplifica tutto quello che è caratteristico del postmoderno. Propone un concetto di reale basato sulle forme di consumo e godimento del vivere attuale e ne fa la sostanza effettiva ed etica di ciò che viene rappresentato. La forma e l'aspetto esteriore (ciò che è più atto al godimento estetico immediato) diventa sostanza e annulla ogni altra implicazione diretta di ciò che viene rappresentato. Il valore di oggetto che ha l'immagine appare in tutta la sua perfezione e purezza. Passato, presente e futuro si mescolano fra di loro anche nella temporizzazione della storia stessa; come dire: che importa la causa, che importa lo scopo di quello che si vede, conta quanto sia immediato e divertente.

Pulp FictionIl passato poi è saccheggiato nei suoi aspetti iconici solo ed esclusivamente per il semplice uso consumistico. Questo aspetto differenzia profondamente lo stile artistico di "Pulp Fiction" dalla Pop Art. Quest'ultima isolava l'immagine iconica del passato, la estraniava dal suo contesto di consumo e di spettacolo e la offriva alla riflessione critica della coscienza artistica. Tarantino invece addirittura prende l'icona che era stata creata dalla Pop Art, la toglie dal suo contesto intellettualizzante e la riporta indietro ad un uso consumistico. La scena al Jack Rabbit Slim's è molto chiara in proposito. C'è tutta una profusione di immagini e figure del passato, visti tutte tramite la stilizzazione Pop Art. Tutto questo solo ed esclusivamente per un uso commerciale (è un locale di consumo, è un film d'intrattenimento) e per stuzzicare la memoria collettiva dello spettatore (fatta ormai solo ed esclusivamente di immagini di questo tipo).

"Pulp Fiction" è quindi la prima opera che esprime in maniera piena e pura lo spirito e la cultura elaborata soprattutto fra le giovani generazioni cresciute dagli anni '80 in poi. E' la prima volta che prende il sopravvento in un'importante opera artistica l'atteggiamento indifferente, edonista, anti-intellettuale, materialista, superiore, molto diffuso culturalmente fra le giovani generazioni. Inoltre si impiegano i mezzi espressivi congeniali e familiari a queste generazioni (il gergo colorito, gli stereotipi comuni), nobilitati attraverso le forme mitiche della cultura popolare (i film di genere, i fumetti, le icone pop art). Si capisce quindi come questo film abbia scatenato (e scateni tuttora) grande emozione in chi è sensibile a questo tipo di cultura.

Il grande merito di Tarantino è stato comunque quello di avere elaborato una sintesi artistica perfetta fra materia e forma, fra il contenuto (anzi il non-contenuto) e il modo con cui viene rappresentato. Per questo "Pulp Fiction" non ha colpito solo i giovani cresciuti nel mondo postmoderno (esaltandone la loro cultura), ma ha ammaliato anche tanti critici d'arte appartenenti alle sfere elitarie e rispettabili dell'Arte ufficiale e "impegnata". La grande cura, l'abilità, la finezza, la maestria, il tocco con cui ha trattato la materia filmica in "Pulp Fiction" ha valso a Tarantino la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1994.
L'avvenimento non andò però giù a fior fior di luminari e custodi della grande tradizione del Cinema d'arte, quello "impegnato" a livello etico od estetico. L'obiezione era che "Pulp Fiction" esteriormente sembra un film appartenente alla tradizione dell'Arte per l'Arte, mentre in realtà promuove semplicemente l'Arte per l'Indifferenza, l'Arte per la Non-Cultura. Secondo questa opinione, "Pulp Fiction" negherebbe uno dei presupposti base del Cinema d'arte, cioè lo stimolo a una riflessione di tipo "costruttivo" nello spettatore. Tutto si appiattirebbe a una semplice funzione di intrattenimento passivo dietro la bella e originale forma. Lo spettatore non verrebbe spinto a riflettere sui dilemmi del mondo umano, sulla società, sul significato dell'esistenza e neanche tanto sul modo con cui elaboriamo artisticamente le nostre rappresentazioni sensoriali od oniriche (il montaggio atemporale non ha mire di ordine filosofico o astratto ma solo ludiche ed "enigmistiche").

In pratica molti critici cinematografici ritenevano "Pulp Fiction" una specie di cavallo di Troia, fatto imprudentemente entrare dentro le mura assediate della cittadella del cinema d'arte e che avrebbe finito per impoverire e corrompere quel poco che era rimasto della grande tradizione artistica cinematografica impegnata del '900.
In realtà il cinema d'arte aveva già esaurito da solo la sua funzione, anche senza l'entrata in scena di "Pulp Fiction". Ormai non c'erano più le basi sociali e ideali che ne avevano determinato il successo e il predominio; non c'era più la rabbia e la spinta a cambiare il mondo, a rovesciare il predominio della borghesia, a costruire un mondo ideologicamente nuovo. La riflessione esistenzialista si era cacciata in un vicolo cieco e si era virtualmente spenta nel pessimismo e nel nichilismo. La pretesa di riformare in maniera artistica il modo di vedere e vivere la realtà si era scontrato con l'incomprensione e il rifiuto da parte di un mondo ormai completamente assoggettato all'utilitarismo materiale.
"Pulp Fiction" quindi non ha distrutto niente, ha semplicemente testimoniato della crisi profondissima di una corrente artistica (quella del cinema dell'impegno e della riflessione) che a metà anni '90 veniva percepita dal sentire comune come superata, vecchia, sterile, pretenziosa e inutile.

In effetti il cinema dell'Impegno etico ha dovuto ricominciare riconsiderando le sue stesse basi fondanti (realtà e solidarietà), che non erano più, come una volta, sentite come patrimonio comune. Nel Neorealismo la realtà era ritratta come qualcosa di conosciuto e condiviso, che tutti noi vediamo e tocchiamo con mano quotidianamente. Ken Loach invece ha dovuto riscoprire la realtà, svelare e rivelare la realtà vera, dura, nascosta, rimossa, che si svolge inesorabile tutti i giorni, e non la realtà che viene propagandata e percepita tramite la televisione o i giornali. Nel Neorealismo aiutarsi a vicenda, darsi conforto reciproco era l'unica certezza naturale, spontanea, che assicurava la sopravvivenza nel mondo ostile. I fratelli Dardenne hanno rappresentato la perdita o perlomeno la grande difficoltà ad esprimersi di tale istinto nel mondo in cui viviamo oggi, un problema enorme e grave di cui istituzionalmente e culturalmente nessuno si occupa seriamente.

Pulp FictionComunque i detrattori di "Pulp Fiction" tendono a sottovalutare l'effetto critico e demistificante che questo film ha nei confronti del cinema di cassetta, quello del cosiddetto "mainstream". I fini sono i medesimi (distrarre e divertire gli spettatori usando la cultura di massa diffusa dai media) ma i mezzi e gli atteggiamenti sono opposti. Il cinema mainstream ha un atteggiamento ipocrita verso la materia trattata, cerca di mascherarla con i buoni sentimenti, con storie esemplari e la fiducia nelle istituzioni e nell'eroe; "Pulp Fiction" invece elimina qualunque ipocrisia e mostra indirettamente il mondo per quello che è, dominato dall'egoismo, dal cinismo, dall'indifferenza e dal predominio del violento, del mafioso e del furbo.

In effetti i benpensanti e i bacchettoni hanno sempre storto il naso di fronte a questo film. Il grande business però in fondo non si fa grandi scrupoli morali, l'importante è guadagnare e trarre lucro da qualsiasi fenomeno culturale possa avere successo. Per questo i produttori con il loro grande fiuto hanno usato anche con il genere "pulp" la loro tattica addomesticatrice: adottare le forme, annullare il contesto. Hanno capito che al grande pubblico più che la sostanza piace la veste. Hanno quindi preso in prestito da "Pulp Fiction" il linguaggio sboccato e volgare, gli argomenti futili, la violenza gratuita e sterilizzata e, grazie al prestigio culturale acquisito dal genere con la vittoria del film a Cannes, hanno potuto disseminare questi elementi nei film di consumo di massa. Si è arrivati così a considerare naturale e culturalmente appropriato sentire discorsi su argomenti futili con un linguaggio volgare.

In pratica, in maniera indiretta e non voluta, "Pulp Fiction" ha dato dignità culturale agli argomenti e ai linguaggi una volta considerati di serie B, promuovendoli di diritto in serie A. Soprattutto la televisione ha approfittato di questo sdoganamento di fatto, buttandosi a capofitto in questo tipo di cultura, profusa a piene mani, giusto perché è popolare, è riconoscibile, familiare e soprattutto perché riafferma il predominio del fittizio sul reale, celebrando il trionfo del postmoderno.


Torna suSpeciale a cura di amterme63 - aggiornato al 31/10/2012

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