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L'apprendistato della vita e dell'arte: 1889-1913

Leggendo oggi un romanzo di Dickens si stenta a credere che le vicende di abbandono, estrema povertà e abbruttimento descritte possano effettivamente corrispondere ad una qualche realtà. Eppure, anche se con toni fortemente melodrammatici, queste danno un quadro realistico della situazione della stragrande maggioranza degli abitanti dell'Inghilterra durante l'Ottocento. Charles Chaplin (per tutti Charlie) ha avuto proprio la ventura di nascere nei quartieri poveri di Londra nel 1889, ed ha potuto testimoniare con la sua vita e la sua arte lo squallore e la povertà ma anche la semplice umanità della gente che ha popolato la sua infanzia.

I genitori provenivano da povere famiglie di calzolai, birrai, macellai. Sia il padre che la madre, per fuggire ad una vita grigia fatta solo di stenti, tentarono la via del palcoscenico.
All'epoca chi non aveva soldi si svagava nei music-hall, qualcosa di simile a bar con spettacolini. Anche se si era in età vittoriana, la rigida morale era un obbligo solo per la borghesia: il popolino era di costumi più "liberi", per lo più a causa dell'ignoranza e della povertà che per libera scelta. Così un'attricetta doveva integrare il suo mestiere anche con altre prestazioni, mentre un cantante aveva l'obbligo, dopo ogni numero, di invitare i clienti a bere al bar. Fatto sta che la madre di Chaplin si trovò con tre figli avuti da tre uomini diversi, mentre il padre morì alcolizzato a 37 anni.

Charlie ChaplinHannah Hill ebbe Sydney da padre ignoto, quindi Charlie da suo marito ed infine un bambino da un collega del marito, mentre quest'ultimo era in tournée in America. Alla fine Hannah si trovò abbandonata dal marito con i primi due figli da mantenere da sola, mentre il terzo le era stato sottratto dal collega dell'ex-marito. Era questo un peso enorme per un carattere delicato e sensibile, così debole per affrontare tali traversie senza un aiuto; presto Hannah si trovò senza voce e senza bellezza giovanile, e fu costretta ad arrangiarsi con il cucito e la carità della chiesa, tanto più che veniva colta spesso da crisi depressive.
Fu per lei un lento scivolare verso l'indigenza. Hannah ed i suoi figlioletti abitavano in una soffitta "di pochi metri quadrati, soffocante, con l'aria viziata dall'odore della risciacquatura dei piatti e da vecchi abiti. Vivevamo dell'assistenza municipale, di minestre per i poveri e di pacchi dono".
Alla fine della discesa, per la famiglia c'è l'ingresso in un ospizio di mendicità e in un orfanotrofio. "Avevo poco più di sei anni e mi sentivo solo. Vivevo in un'atmosfera senza gioia". Lì Charlie venne raggiunto dalla notizia che sua madre era stata ricoverata in un manicomio. Le autorità lo affidarono allora con Sydney al padre ed alla matrigna, la quale però non nascondeva il suo fastidio nei loro confronti. Si assentava giornate intere da casa per bere, lasciando Charlie senza pranzo costretto a girare per la città "guardando avidamente nelle vetrine delle rosticcerie gli appetitosi arrosti fumanti di manzo e maiale". Tornata la sera ubriaca, la matrigna apostrofava spesso Charlie davanti alla porta con "Dove credi di andare? Questa non è casa tua". Una notte un poliziotto trovò Charlie e Sydney che dormono sul marciapiede davanti casa.

La madre di Charlie venne però dimessa dal manicomio, dando inizio così ad un intermezzo meno drammatico nella vita del piccolo Charlie. La novità di questo periodo fu l'inizio dell'attività artistica di Chaplin: a 10 anni, suo padre lo fece assumere nei "8 Lancashire Lads", un gruppo di bambini che ballavano con gli zoccoli esibendosi in varie pantomime. Fu questo il vero battesimo del palcoscenico. Vinta la paura della prima sera, Chaplin imparò la tecnica e soprattutto la disciplina: il pubblico non perdona, e quindi nessuna sbavatura, nessun calo di tensione. Chaplin imparò che l'arte si ottiene con il duro lavoro e l'applicazione costante. Per due anni girò l'Inghilterra in città e in provincia, conoscendo a fondo il mondo dello spettacolo con i suoi mimi e giocolieri; un mondo che rievocherà in "Luci della ribalta".
Fu comunque un intermezzo, e poi di nuovo nella miseria più nera, con smacchi e umiliazioni.
Il fondo venne toccato nel maggio del 1903, quando sua madre impazzì nuovamente e dovette essere rinchiusa. Il fratello Sydney lavorava in quel periodo su di una nave e quindi Charlie si ritrovò completamente solo. Riuscì a sopravvivere di espedienti, da vero vagabondo, andando in giro con le vesti lacere e sporche. Il tutto durò alcuni mesi, fino all'arrivo di suo fratello, che riuscì a risollevare una situazione ormai drammatica.

Il destino aveva già colpito abbastanza Chaplin, ed era arrivato anche per lui il momento del riscatto. Presentatosi senza particolari ambizioni presso un'agenzia teatrale, venne assunto per la parte del paggio nella versione teatrale di Sherlock Holmes. è la fine della fame: per due anni Chaplin gira nuovamente l'Inghilterra sui palcoscenici teatrali, imparando le tecniche di messa in scena e recitazione. Alcune recensioni lo descrivono come "un giovanissimo attore spigliato e vigoroso".
Terminata quest'esperienza, decise che il suo futuro era nella carriera di comico teatrale. A parte alcune particine secondarie, Charlie non riusciva però a sfondare; anzi, la prima occasione di debutto da solista si risolse in un completo fallimento: fu costretto a fuggire dal teatro fra fischi e lanci di verdure. Da allora in poi eviterà il palcoscenico da solista (incubo ricorrente in "Luci della ribalta"). "Feci del mio meglio per cancellare dalla mia mente l'orrore di quella sera, ma essa lasciò un'impronta indelebile sulla mia sicurezza".

Charlie ChaplinAncora una volta fu suo fratello Sydney a salvarlo dall'impasse. Dotato anche lui di talento artistico comico, era stato ingaggiato nella compagnia di Fred Karno, il massimo impresario dell'avanspettacolo comico dell'epoca. Sydney riuscì a convincere Karno ad assumere anche suo fratello Charlie, che vide così realizzato il suo sogno di recitare nel teatro comico.
Dal 1908 al 1913 Chaplin si fece le ossa dell'attore comico nelle pantomime di Karno. Si trattava di spettacoli un po' grossolani, basati più che altro sull'agilità fisica ed infarciti di calci e ruzzoloni; erano però spettacoli molto curati e ben recitati, che richiedevano al personaggio anche spessore umano ed espressività. Con Karno Chaplin imparò i segreti dell'arte comica e si buttò anima e corpo nel lavoro. Leggeva molto, studiava musica e divenne ben presto la vedette del gruppo. Passava per un tipo tetro e scontroso, risparmiava tutti i soldi che guadagnava e faceva vita monacale, evitando alcol ed avventure sentimentali.
In realtà era molto timido e si sentiva solo: soffriva molto la routine quotidiana di tre-quattro spettacoli al giorno per sette giorni alla settimana in locali squallidi e deprimenti. Ma all'improvviso una luce illuminò la sua vita: si innamorò perdutamente della quindicenne ballerina Hetty Kelly. Fu per lui il primo amore. Per undici giorni visse un sentimento intenso e palpitante, poi all'improvviso lei lo rifiutò, facendogli capire che lo considerava un comico da strapazzo, senza un futuro stabile o una posizione sociale certa. Questo abbandono avrà un segno profondo in Chaplin e verrà rivissuto nelle sue comiche quando il vagabondo si vede o si sente rifiutato in favore di altre persone, più avvenenti o meglio posizionate socialmente.

Il suo talento non resterà a lungo inosservato. Nel 1913, in occasione della seconda tourné della compagnia negli USA (accompagnato tra l'altro da Stanley Jefferson, meglio noto come Stan Laurel o Stanlio), la sua interpretazione dell'ubriaco venne notata dal proprietario della Keystone, Mack Sennett, il regista comico più in vista a quel tempo negli Stati Uniti.

Finirono così gli anni di formazione professionale e morale di Chaplin, prima di approdare al cinema; anni durissimi segnati dalla miseria, ma illuminati dalla delicata e fragile figura della madre, con tanti difetti ma così piena di umanità ed affetto nei confronti dei propri figli. Il suo spirito dolce e amoroso nonostante le difficoltà sarà sempre un punto fermo per Chaplin, che vedrà nel sentimento l'unico sollievo a portata di mano per chi vive in ristrettezze economiche.
"Malgrado lo squallore in cui fummo costretti a vivere, aveva tenuto Sydney e me lontani dalla strada e ci aveva fatto sentire che non eravamo il solito prodotto della miseria, ma esseri dotati di una loro personalità e unici nel genere."


Torna suSpeciale a cura di amterme63 - aggiornato al 03/04/2009