dahmer regia di Carl Franklin, Clement Virgo, Jennifer Lynch, Paris Barclay, Gregg Araki USA 2022
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Serie TVdahmer (2022)

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locandina del film DAHMER

Titolo Originale: DAHMER - MONSTER: THE JEFFREY DAHMER STORY

RegiaCarl Franklin, Clement Virgo, Jennifer Lynch, Paris Barclay, Gregg Araki

InterpretiEvan Peters, Richard Jenkins, Molly Ringwald, Michael Learned, Niecy Nash

Durata: h 0.50
NazionalitàUSA 2022
Generepoliziesco
Prima TV nel Settembre 2022

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Trama del film Dahmer

La serie segue gli omicidi del defunto, ma ancora famigerato serial killer Jeffrey Dahmer, che terrorizzò lo stato del Wisconsin tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '90 uccidendo violentemente 17 persone e cibandosi di esse.

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Voto Visitatori:   7,25 / 10 (10 voti)7,25Grafico
Miglior attore in una miniserie o film televisivo (Evan Peters)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attore in una miniserie o film televisivo (Evan Peters)
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Voti e commenti su Dahmer, 10 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

statididiso  @  30/08/2023 14:27:33
   10 / 10
Una serie bellissima, molto fedele nelle ricostruzioni e con uno strepitoso Evan Peters. Molto bravo anche il padre, Richard Jenkins. Tutto il cast comunque è ampiamente all'altezza. La scrittura è sublime, al punto da portarti ad empatizzare con uno dei serial killer più spietati che la storia conosce. Il mio episodio preferito è il sesto. Wow!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  18/03/2023 17:40:04
   7½ / 10
Dopo trent'anni si ritorna a parlare del caso Dahmer che sconvolse l'America. Questo serial tv è uno dei più guardati di sempre, e i familiari delle vittime si sono irritati non poco.
Non c'è da rimproverare quasi nulla, anche perché i fatti sono al 90% fedeli alla vicenda reale.
Ogni episodio è diverso e vive di vita propria perché i punti di vista non sono mai gli stessi: è come se ogni volta ci fosse un protagonista nuovo.
Si parte dal primo episodio molto angosciante e che trasmette moltissimo disagio: ottimo lavoro di impostazione generale.
Episodio dopo episodio ed ecco che ogni comprimario ha la propria base solida, come ad esempio il padre, la madre, i vicini, le vittime, eccetera eccetera.
Un aspetto molto importante è l'aver rimarcato l'inappropriatezza dei poliziotti e l'esclusione sociale della razza negra. E' in questo modo che il "mostro" Dahmer ha potuto prolificare le sue pulsioni, perché in realtà non aveva davanti nessun impedimento per le sue operazioni. E' anche colpa della società se si è permesso un simile scempio di vittime, e comunque tantissimi sono stati i provvedimenti favorevoli: ad esempio, l'adolescente che rimane solo in casa in assenza dei genitori a fargli da guida o le istituzioni che lo espellono senza dare un vero sostegno al ragazzo. Ha dalla sua parte la ragione per essere reietto.
Questa serie è bella perché dà tanti spunti per riflettere e poi c'è la prova "mostruosa" di Evan Peters: lui stesso nelle interviste ha spiegato che è stato difficile entrare nell'oscura mente di un serial killer e doversi atteggiare da tale.
Che dire, uno dei migliori risultati di Ryan Murphy è senza dubbio questo Dahmer.

Oskarsson88  @  09/02/2023 16:03:33
   8 / 10
Serie molto ben fatta, non comprendo le critiche di umanizzazione del personaggio, secondo me è la parte interessante, e per quanto riguarda le scene di disgusto ho visto molto di peggio. Racconta un pezzo di storia criminale americana in un contesto di discriminazione sia razziale che di orientamento sessuale. Ottimo prodotto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  03/11/2022 18:51:31
   6 / 10
Abbastanza noioso e ripetitivo , mi aspettavo molto di più , se non fosse per la bravura di Peters ma anche per quella di Jenkins, sarebbe un voto negativo

7219415  @  30/10/2022 16:47:14
   8 / 10
Ottima serie, bravo Peters

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Zazzauser  @  28/10/2022 00:42:08
   6 / 10
Di base non sono per niente tipo da serie tv, ma il clamore generato da questa serie mi ha spinto a guardarla, sperando fosse una drammatizzazione decente (anche perche a quanto pare il film del 2002 con Renner non lo é) della vita del famigerato cannibale di MIlwaukee.
Le aspettative non sono state del tutto disattese ma siamo di fronte a un prodotto fin troppo generalista, un tipico prodotto Netflix all-audiences che oltre a dover fare i conti con un certo dovuto correttismo (il rispetto per le vittime e per le loro famiglie) non puo' fare a meno di giocare col fattore empatia col protagonista (per quanta se ne possa provare).

Il risultato é che gli aspetti piu' truculenti e deviati dell'abisso mentale di Dahmer non vengono affrontati con forza preferendo indugiare sulla descrizione di un ragazzo tormentato dalla sua omosessualita' e dal suo senso di inadeguatezza.
Trovo apprezzabile che non venga descritto con il solito stereotipo cinematografico del macellaio psicopatico incapace di alcuna empatia o di discernere il bene dal male (anche perche' era pienamente in grado di farlo) ma si tratta comunque di una personalita' complessa e fortemente disturbata, e a questo a parer mio non viene dato il giusto peso.

Ci sono episodi molto belli, uno su tutti "Silenced" sull'omicidio di Tony Hughes, dove il focus sulla -persona- che sta dietro alla vittima fa esplodere il vero lato drammatico della vicenda e fa emozionare. Forse sarebbe stato il caso di imboccare piu' spesso quella direzione, ma anche lí, era il caso di romanzare cosi tanto il rapporto di Dahmer con Hughes (che a un certo punto diventa quasi romantico)? Sappiamo che Dahmer cercò spesso di reprimere le sue compulsioni e di comportarsi come una persona "normale", ma sappiamo anche che Hughes fu, alla fine, solo un altro degli sfortunati adescato in un nightclub e finito trucidato la notte stessa con del cloroformio nel cervello. Non c'era nessun tipo di rapporto speciale con nessuna delle sue vittime: insomma di licenze ce ne si concede (come in un certo grado e' giusto che sia in un prodotto fiction, non-documentario, per quanto ispirato a storia vera) ma e' chiaro che questo può non piacere.

L'altra grande licenza e' quella su Glenda Cleveland, mai stata vicina di stanza di Dahmer, che tutt'a un tratto si affilia al reverendo come paladina dei diritti degli afroamericani (quanto piace agli americani indugiare sugli aspetti ideologici di qualsiasi cosa). Il risvolto razziale é un aspetto che contesto e periodo storico che fan da sfondo alla vicenda giustamente richiamano (Rodney King, per fare un esempio), pero' quanto spazio e quanta pomposita' concessa a questo risvolto di trama quando tutti sanno -benissimo- che le azioni di Dahmer non erano motivate da -alcuna- sovrastruttura razziale, di classe sociale o orientamento sessuale.
Perche' invece non affrontare quella riflessione in relazione alla figura e alle azioni di Scarver, che agi' -davvero- per vendicare i "fratelli neri" (da lui sempre dichiarato)? Perche' non concedere dello spazio a Jesse Anderson, l'altra vittima di Scarver, quello che accoltellò a morte la compagna e poi cercò di incastrare due innocenti afroamericani (e qua il razzismo si taglia col coltello, altro che Dahmer)?
Da qui: come e perché nasce e cresce l'intolleranza e la violenza razziale, in entrambe le "direzioni"? Si preferisce ricordare Scarver come una specie di eroe che, infastidito dalle boutade di Dahmer con le cosce di pollo, dopo aver ritrovato D.io decide di aprirgli la testa nella palestra della prigione; mi sa che invece era solo un altro spostato omicida in preda a deliri messianici..

Un aspetto su cui invece "Dahmer" rende giustizia alla realta' dei fatti e' invece quella relativa alla vergognosa incompetenza della polizia, soprattutto riguardo al fatto di Konerak Sinthasomphone: a tutt'oggi ancora nessuno si riesce a spiegare come abbiano fatto Balcerzak e Gabrish a smollare a Dahmer un quattordicenne che di notte girava per strada nudo, sanguinante e incapace di dire una parola nonostante tre persone li pregassero di fare degli accertamenti: ancor meno si riesce a capire come abbiano potuto essere sospesi, reintegrati dopo alcuni mesi, stipendiati per starsene a casa e in futuro persino promossi.

In definitiva non posso dire che "Dahmer" non mi sia piaciuto, esplora montandole intelligentemente tutte le fasi della vita di Dahmer, dall'infanzia all'etá adulta alla morte, compresi i suoi periodi di cool-off e di repressione; parla delle sue vittime piu' conosciute (Hicks, Tuomi, Sinthasomphone, Hughes, Edwards) dandogli a tratti anche un certo spessore, cio' che gli manca pero' e' audacia, fedelta' e oggettivita' nell'affrontare certi risvolti di una vicenda cosi' complessa.
Bravissimo Evan Peters e molto bravo Richard Jenkins (perfetto come Lionel Dahmer in ogni dettaglio)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  23/10/2022 12:31:30
   8 / 10
Dahmer è un serie che possiede un buon equilibrio fra dimensione intima e sfera pubblica. Le vittime di Dahmer erano perlopiù ragazzi di colore ed omosessuali. Il bersaglio di Dahmer è un gruppo di persone emarginato per definizione. Lo sarebbe anche adesso, figuriamoci trent'anni fa. Dahmer non sceglieva le vittime seguendo questo criterio, semplicemente viveva in un quartiere a maggioranza nera, per cui le prede erano a portata di mano. La figura di Dahmer è dominata esclusivamente dalle proprie pulsioni, non ha sottotesti politici o razziali. Se era un quartiere di bianchi, le sue vittime sarebbero state bianche. E' una miniserie piena di rimandi, flashback o collegamenti che a livello narrativo non è lineare, ma come contenuti rimane coerente nello scandagliare tutte le sfaccettature dei personaggi, a cominciare da Dahmer stesso, passando per il padre (un bravissimo Jenkin), le famiglie delle vittime e quel tessuto sociale toccato dal Male cui rimangono i sensi di colpa di non aver fatto abbastanza. La serie cerca di esaminare gli aspetti della vicenda in maniera più esauriente possibile e grazie al lavoro di scrittura e degli attori (ottimo tutto il cast), Dahmer è un lavoro pregevole che si discosta dagli elementi gore, anzi lasciando questo fuori campo, comunque presente e che ti entra nella pelle come testimoniato dalla vicina Cleveland.

Noodles71  @  13/10/2022 17:47:18
   6 / 10
Il clamore mediatico che si è scatenato per la miniserie distribuita da Netflix mi aveva un pò illuso e mi sono fiondato subito a vederla. Il primo episodio mi aveva ancora di più intrigato ma procedendo con gli altri fino all'ultimo un pò di delusione alla fine è sopraggiunta... Evan Peters è bravo nell'interpretare l'apatico e disturbato "cannibale di Milwaukee", uno dei serial killer divenuti tristemente più popolari per il suo modus operandi nei confronti delle sue vittime. E' proprio il modus operandi che è venuto a mancare, la pecca più grossolana della serie, quello sarebbe stato disturbante, si osa poco e la natura sadica e feroce di Dahmer la si percepisce solo superficialmente dai racconti di altri e dalla confessione dello stesso. Vedendo la serie il mostro appare come un ragazzo tormentato che ha paura delle sue vittime e le droga per avere il pieno controllo su di loro, un vile che poi infierisce quando sono morte o incapaci di reagire. Le puntate finali con la vicina Glenda Cleveland sempre più protagonista, che poi abitava in realtà in un palazzo adiacente, interpretata da Niecy Nash che mi è risultata troppo invadente anche nello schermo, il tentativo di azione legale dei familiari delle vittime ed il tentativo di espiazione da parte del padre Lionel fanno scendere la serie ancora più in basso per il mio personale gradimento. Più interessanti i camei di Ed Gain e del "clown killer" Gacy.

DonnieDarko98  @  10/10/2022 11:19:16
   4½ / 10
Sarò contro corrente (visto il clamore mediatico che sta ricevendo su TIK TOK haha)ma è un prodotto scadente dal punto di vista della messa in scena e credo che in un prodotto di questo tipo sia la cosa più importante.
Non si percepisce il malsano di quello che sta facendo Jeffrey,molto spesso ti vogliono far provare pena per l'assassino ed è una cosa che non sono riuscito a comprendere .
Ci stanno serie e film sicuramente più validi (Mindhunter ) dove nonostante si analizzi l'assassino non forza mai nell' empatizzare con lui ,cosa che questa serie cerca di fare di continuo ecosa ancor più grave non forza mai la mano sull'effettiva ferocia che questo maniaco sociopatico scatenava sulle sue vittime ,l'unica scena veramente gore che ti trasmette un senso di angoscia e di malsano è "SPOILER" , gli omicidi di Jeffrey sono raccontati tremendamente male da un punto di vista registico ,tutto un po' troppo family friendly a parer mio.(eccetto la prima puntata)
La sceneggiatura è quasi decente ,si limita semplicemente ha raccontare la storia di Jeffrey da vari punti di vista e nei primi 4/5 episodi la cosa è più che valida ma negli ultimi 5 episodi si ha un declino terribile con personaggi che si trasformano in macchiette e i traumi subiti dai vari familiari delle vittime si trasformano nel nulla cosmico e in battaglie legali futili.
Per non parlare di Evan Peters che dopo il buon ma neanche troppo american horror story torna in un ruolo a parer mio non suo .
PS . Il personaggio della vicina ricopre un ruolo centrale nella serie ,diventa quasi fastidiosa negli episodi finali quando nella realtà neanche abitava nello stesso palazzo della vittima , scelta che sinceramente non comprendo .

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BlueBlaster  @  07/10/2022 22:55:29
   8½ / 10
Mi ha sempre colpito la storia di questo famigerato serial killer, sin da quando da piccolo lessi di lui su di un giornale...
Il film con Jeremy Renner di una ventina d'anni fa, seppur non male a mio gusto, non rendeva giustizia ad una storia così raccappricciante.
Ryan Murphy non sbaglia un colpo, soprattutto se di base vi è un soggetto legato al ondo omosessuale...
Il livello qualitativo della serie è molto alto.
Il montaggio, con continui spostamenti su 2-3 piani temporali, è fluido ed incastra perfettamente le varie fasi della vita e delle gesta di Jeff.
I registi che si alternano, tra cui spicca in più episodi una certa Jennifer Lynch, riescono a creare un climax davvero torbido e malsano aiutati da una colonna sonora (Nick Cave ed Warren Ellis) perfetta e delle location azzeccatissime.
Spiccano anche 3 o 4 pezzi di musica anni 70/80 davvero validi tipo "Please Don't Go" o ancor meglio "Silent Morning" di NOEL.
Evan Peters STRAORDINARIO! Merita certamente qualche premio per la sua interpretazione e qualche chance importante nella sua carriera...un personaggio spesso apatico e privo di empatia ma con momenti che portano a compassione tanto che quasi incredibilmente si è portati ad essere dispiaciuti per le sorti di Dahmer e trovarne delle giustificazioni.
Vogliamo parlare poi della performance di Richard Jenkins nel ruolo del padre di Jeffrey? Sempre tanta roba!
Per quanto le gesta del cannibale di Milwaukee sia horror puro in questa serie, nonostante alcune sequenze piuttosto crude, non si eccede nel mostrare al pubblico i dettagli più morbosi o gore...cosa che io forse avrei gradito ma si sa che questa produzione è per una ampia platea ed i risultati avuti da Netflix ne dimostrano l'apprezzamento tranne che da parte della comunità LGBT e delle famiglie delle vittime.
Storia incredibile, anche a fronte dei macroscopici errori commessi dalle forze dell'ordine...un massacro evitabilissimo sia per quanto riguarda la "nascita del mostro" che per il progredire della vicenda.
Da citare anche due flashback-citazioni realizzati benissimo riguardo ad Ed Gein e Gacy!
Merita davvero di essere visto!

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