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Tra guerra, noir e ninfe

Il bacio dell'assassino

Tutto sommato, Fear and desire attrasse l'attenzione della critica. Il risoluto Kubrick decise quindi di girare un altro film, ma in maniera decisamente più professionale. Per i finanziamenti fece esattamente ciò che già aveva fatto con il suo primo film: chiese prestiti un po' a tutte le persone che conosceva. Un suo parente farmacista nel Bronx, Morris Bousel, lo finanziò con ben 40.000 dollari. La sceneggiatura, come per il film precedente, fu scritta a quattro mani con l'amico Sackler, anche se il suo nome non apparve nei crediti. La sceneggiatura verrà attribuita in seguito al solo Kubrick. Fu la prima incursione nel genere noir, condito da forti tracce melò. La definizione "film noir" deriva da "roman noir", ovvero "romanzo nero", e con tale termine i critici letterari del diciottesimo e diciannovesimo secolo descrivevano il romanzo gotico inglese. Scrive LoBrutto: «Il grande sonno[…] La signora di Shanghai[…] Mano pericolosa sono alcuni esempi di questi film tetri che dipingono una malavita immersa nel crimine e nella corruzione e popolata da personaggi solitari, cinici, disillusi e fatalistici[…] La macchina da presa nel film noir coglie la luce senza speranza in un'atmosfera desolata e permeata di contrasti, tra ombre scure e luci scintillanti riprese in campo lungo. Nessuna speranza, nessuna possibilità di sfuggire al fato incombente».

Il bacio dell'assassinoIl film si apre con il giovane pugile fallito Davy, nella stazione Grand Central, intento a ricordare le tappe che lo hanno portato lì. Affascinato dalla sua dirimpettaia Gloria, la vede maltrattata da un tale, Rapallo. Corre da lei per salvarla trovandola sola; l'aggressore è fuggito. La ragazza gli racconta la sua triste storia e Devy se ne innamora. Decidono entrambi di sbarazzarsi di Rapallo, noto gangster a sua volta innamorato di Gloria. Devy lo ucciderà in un magazzino popolato da manichini, verrà raggiunto da Gloria alla stazione e infine i due fuggiranno insieme.

La troupe fu definita "da guerriglia"; per effettuare le riprese negli esterni, ad esempio per le strade di New York, servivano dei permessi speciali, cosa che non sempre Kubrick si preoccupava di chiedere. Norman Lloyd, regista di una serie su Lincoln, rifiutò di prender parte al progetto a causa del fatto che Kubrick non ci teneva assolutamente a mettersi in regola con il sindacato di categoria. Divenne un no secco quando seppe che al progetto partecipava Frank Silvera (al suo secondo film con Stanley), attore noto per la sua predisposizione ad infrangere qualunque tipo di regola. Le riprese del film assomigliavano sempre più ad un qualcosa di clandestino, con riprese furtive e rapide. Una volta Kubrick dovette addirittura corrompere dei poliziotti per girare in strada. Forte dell'esperienza di Fear and desire, questa volta cercò di evitare la post-sincronizzazione, registrando in presa diretta. Per far ciò, assoldò il tecnico del suono Nat Boxer e la sua squadra, che però misero i microfoni in modi che l'illuminazione ne esaltasse le ombre. Kubrick, che curava anche la fotografia, non poteva accettare che ovunque spostassero i microfoni questi generassero sempre e comunque ombre. Alla fine il regista sbottò: «Taglia! Non si fa un film in questo modo. Ragazzi, siete tutti licenziati!». Fu così costretto, nuovamente, a ricorrere alla post-sincronizzazione, cosa che avrebbe evitato volentieri, dati i problemi che si era procurato in precedenza. Alle riprese partecipava anche la nuova moglie di Kubrick, Ruth Sobotka, che interpretava la parte di una ballerina che danza mentre Gloria, in voice over, narra il triste destino della sorella. Sarebbe facile malignare su questa sequenza, giudicata piuttosto inutile, se non per mostrare la moglie; la sequenza è infatti inconcludente e Gloria narra un passato che in nessun modo risulta di qualche interesse alla caratterizzazione psicologica della stessa. Qualcuno lo accuserà della stessa cosa anche per il finale di Orizzonti di gloria, in cui allo stesso modo Kubrick riuscirà a ritagliare, all'ultimo momento, una sequenza con la sua futura moglie Susanne Cristiane.

Il bacio dell'assassinoIl punto di forza de Il bacio dell'assassino risiede sicuramente nell' elegante regia, più dolce e sicura rispetto alla prima prova, ma soprattutto nella fotografia, di stampo espressionistico, da lui curata. L'illuminazione fortemente contrastata crea dei piacevoli chiaro-scuri, svelando delle figure nette e decise che agiscono in profondità di campo. La storia non è sinceramente qualcosa di meritevole e sono presenti parecchie ingenuità; Kubrick stesso parlerà di una certa "arroganza giovanile", riferendosi soprattutto a rozzi simbolismi; ad esempio la scena che vede il volto di Devy distorto dal vetro dell'acquario, ponendolo sin dall'inizio in uno stato "chiuso", come ingabbiato, e definendo così la sua personale condizione. E' la superficialità del simbolismo, non velato ma sin troppo evidente, ad essere ingenua. Permane un certo gusto per l'onirico, presente nell'incubo notturno di Devy, stampato in negativo per accentuare il forte effetto di straniamento; o nella sequenza finale con i manichini, che creano, avvolti da una luce espressionistica, un ambiente allucinato. Dall'irreale al reale, colpiscono le prime sequenze dedicate all'incontro di box: Kubrick cita sé stesso, riprendendo l'incontro nello stesso modo in cui lo aveva ripreso per Day of the fight, con l'aggiunta di alcune riprese che provengono anche dall'interno del ring. Sarà a sua volta citato da Scorsese per il suo capolavoro Toro scatenato, che riprenderà gli incontri, per sua stessa ammissione, alla sua maniera. Preoccupato per gli ipotetici incassi al botteghino, Stanley infrangerà una delle regole del noir, donando al film un "happy end", facendo alla fine unire i due protagonisti. Scrive LoBrutto: «Il tono malinconico del film non tiene fino alla fine: l'avventura di Kubrick all'interno del genere noir è rimasta incompiuta».

Il bacio dell'assassino, costato 75.000 dollari, fu acquistato dalla United Artists, ed esordì nelle sale nel '55. Kubrick lo definirà «un tentativo frivolo e banale, fatto con un po' più di perizia», prendendo così le distanze dai suoi primi lavori.


Torna suSpeciale a cura di cash - aggiornato al 26/10/2004