vulcano (1950)

La Magnani eroicamente tenta di prendersi la rivincita su Rossellini e colei che l'ha scalzata da 'Stromboli', la Bergman, accollandosi l'operazione sulle spalle, facendosi dirigere da un buon mestierante quale Dieterle sebbene questi sia palesemente in commissione e senza voce in capitolo, una performance la sua, verace fumantina, canonica insomma, una donna sola contro il mondo, vecchie megere impiegate a spettegolare serbando invidia della bellezza e dell'audacia della figlia prodiga, vittima dell'amore ancor prima del vulcano.
Sovente quando dietro una produzione di per sé sfortunata, parafrasando il titolo 'vulcanica', partorita in fretta e furia e con idee di rivalsa, tali intemperie non possono che incidere sull'esito dell'opera stessa, sopratutto in sala montaggio evidenzia la frammentarietà della trama, un taglio neorealista ricercato ma che non gli è proprio, e nel confronto sicuramente sconfitto da Rossellini benché questo la sceneggiatura di Stromboli se la scriveva il giorno prima di girare e anche di una Bergman deliziosamente fuori contesto e genuinamente temeraria nel biascicare l'italiano.