viaggio a kandahar regia di Mohsen Makhmalbaf Iran 2001
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viaggio a kandahar (2001)

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locandina del film VIAGGIO A KANDAHAR

Titolo Originale: SAFAR E GHANDEHAR

RegiaMohsen Makhmalbaf

InterpretiNiloufar Pazira, Hassan Tantai

Durata: h 1.25
NazionalitàIran 2001
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2001

•  Altri film di Mohsen Makhmalbaf

Trama del film Viaggio a kandahar

Tra docu-drama e atto di denuncia, sulla persecuzione dei talebani nei confronti del popolo afgano, dove conquistare la frontiera verso l’Iran pare il miraggio di condizioni più liberali. In vent’anni lo hanno fatto un terzo di sei milioni e mezzo di afgani. La protagonista del film è Niloufar Pazira. Una profuga che ha realmente vissuto ciò che vediamo sullo schermo. Passato in concorso a Cannes 2001, il film è oggi più che mai drammaticamente attuale.

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Voto Visitatori:   5,16 / 10 (29 voti)5,16Grafico
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Voti e commenti su Viaggio a kandahar, 29 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

kafka62  @  10/02/2018 19:14:48
   6½ / 10
Non finisce mai di stupire la capacità che il cinema possiede di confrontarsi problematicamente con l'attualità più scottante, spesso addirittura anticipando profeticamente gli eventi. Se "No man's land", con le sue riflessioni sulle radici della violenza e dell'odio interetnico, ci faceva pensare indirettamente all'Afghanistan, "Viaggio a Kandahar" ci porta niente meno che "in media res", in quel cuore dell'Asia centrale uscito sconvolto dalla ventennale guerra con la Russia e in procinto di diventare un macabro laboratorio del terrorismo globale. Certo, nel film non ci sono ancora i bombardamenti dell'aviazione americana e Bin Laden è solo un mostro acquattato nel buio della Storia che il sonno della ragione deve ancora partorire, ma scene come quella ambientata nella scuola coranica, dove i bambini sono addestrati a diventare feroci guerrieri di Allah, contengono già in se i germi del futuro attentato alle Twin Towers.
"Viaggio a Kandahar" è uno sconvolgente road movie in un Paese (è l'Afghanistan, ma potrebbe essere lo Yemen o l'Irak) in cui l'unico segno di modernità, come dice alla protagonista il medico che la sta visitando, sono le armi e in cui metà della popolazione, quella femminile, è costretta a vivere coperta da un orrendo "burka" che la rende di fatto anonima e deprivata della propria dignità di persona. E', secondariamente, la storia di Nafas, una donna afgana che ora risiede in Canada e che, venuta epistolarmente a conoscenza dell'intenzione della sorella di suicidarsi lo stesso giorno dell'eclisse solare, si reca dopo tanti anni nella sua terra natale per ritrovarla e farla recedere dal suo proposito. Ma a Makhmalbaf la corsa contro il tempo di Nafas per arrivare in tempo a Kandahar interessa relativamente poco. Avendo il coraggio di ironizzarci su, si potrebbe dire che in fondo, nella situazione in cui in Afghanistan si trova a vivere oggi un essere umano, per di più donna, e per sovrappiù di sventura mutilata di entrambe le gambe, non si vede il motivo per cui essa non debba suicidarsi, come forse si rende conto la protagonista quando osserva sarcastica che se hai perso una gamba per colpa di una mina e ciononostante non diventi un campione di corsa la colpa è solamente tua. In realtà per il regista la trama è solo un pretesto per parlare d'altro, e cioè per descrivere, attraverso gli incontri che la protagonista fa lungo la strada, una sorta di via crucis collettiva in cui le varie tappe sono le scandalose violazioni dei diritti umani che vengono perpetrate in quell'immoto Medioevo asiatico. E così vediamo in successione, al di là del confine, una scuola in cui alle bambine profughe viene insegnato a stare in guardia contro le micidiali mine camuffate in invitanti bambole di pezza, e subito dopo, appena entrati in Afghanistan, una scuola coranica che alleva nel fanatismo più totale i famigerati talebani di domani; e ancora un ospedale da campo della Croce Rossa in cui vengono distribuite gambe artificiali per le vittime delle mine, un ambulatorio medico in cui il dottore è costretto a visitare la paziente attraverso una tenda con un buco, e poi profughi, tanti profughi inermi, che attraversano in tutte le direzioni il deserto afgano in balia di rapine, violenze, arbitrii e sopraffazioni.
Makhmalbaf è un regista che sa sfruttare molto bene le suggestioni fotogeniche del paesaggio, come il contrasto tra gli sgargianti colori degli abiti delle donne afgane e la monocromia del deserto, oppure un infuocato tramonto visto attraverso i fori del "burka". Le sue immagini sono destinate a imprimersi per la loro bellezza e la loro originalità nella memoria dello spettatore, come ad esempio la scena surreale in cui le gambe artificiali scendono dal cielo appese ad un paracadute. Come in Kiarostami, e in linea con una scuola cinematografica sempre più consolidata, non c'è nello sguardo di Makhmalbaf alcuna naivetè, bensì un approccio intellettualistico in tutto ciò che racconta, che a volte lo fa indulgere in estetismi gratuiti. La sequenza in cui i mutilati corrono con le loro stampelle incontro alle gambe paracadutate dagli aerei della Croce Rossa è indubbiamente affascinante, ma, ripresa com'è al ralenti e con una musica invadente in sottofondo, appare un po' falsa e retorica. Sotto questo aspetto, avrei preferito la semplicità documentaristica di un altro film avvicinabile per intensità emotiva e profondità etica a "Viaggio a Kandahar", vale a dire "Il cerchio" di Panahi. Nonostante abbia più sopra sottolineato come l'intreccio sia per il regista un mero pretesto, una semplice cornice narrativa (analogamente alla ricerca del bambino in "E la vita continua" di Kiarostami), non mi ha inoltre molto convinto il modo frettoloso in cui il film è stato fatto terminare, come se Makhmalbaf, arrivato in vista di Kandahar, non sapesse più cosa farsene della sorella del protagonista e dei suoi propositi suicidi. A meno di non vedere in lei un simbolo astratto del popolo afgano, votato alla distruzione da una politica anacronistica e scellerata, questo finale rischia di inficiare in parte l'esito artistico del film, che comunque, per le tematiche che affronta e gli spunti di riflessione che offre, rimane pur sempre un'opera importante e coraggiosa.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  26/09/2011 20:11:05
   7 / 10
Lascia due sensazioni: la prima è che un regista, di qualsiasi nazionalità, per essere considerato tale, deve avere la capacità di dirigere un film. Che sia di stampo documentaristico o di finzione dovrebbe saper stare dietro la macchina da presa e sfruttare al meglio i mezzi che ha a disposizione: attori, scenografi, montatori ecc. per dar vita al suo progetto, banale o interessante che sia. In poche parole deve fare al meglio il suo lavoro. La seconda (che è diretta conseguenza della prima)risiede nell'equilibrio che c'è tra il contenuto di un film (il messaggio, la storia, quello che vuole trasmetterci) e la capacità del regista e degli attori di trasmette questo contenuto agli spettatori. Ho cercato quest'equilibrio nel film, so benissimo che appena ci si discosta dagli standard attuali, quelli Hollywoodiani, quelli degli effetti speciali ad ogni costo, delle tre dimensioni, degli attori di grido belli e maledetti, si entra in zona di collisione, un urto che molti appassionati di cinema non sopportano proprio, la noia prende il sopravvento sull'interesse, e la curiosità di conoscere certe tragedie dei popoli cede il posto alla palpebra pesante.
Peccato, non dovrebbe essere così, il film non è così brutto, forse a supporto di una storia così drammatica, piena di contenuti, dal potenziale enorme, avrebbe dovuto corrispondere una maggiore bravura nel rappresentarla. C'è il fascino dei paesaggi, c'è il desiderio di far conoscere un mondo tanto diverso dal nostro, di divulgare un dramma così odioso come quello delle mine che storpiano uomini di tutte le età, di spalancare le finestre di un popolo interdetto alle troupe cinematografiche ( infatti il film è girato in Iran), quello che manca è il coinvolgimento emotivo che questo genere di pellicola dovrebbe trasmettere, ma non sempre la responsabilità è tutta del regista.
Noi ormai viviamo di azione, costantemente, e di azione abbiamo bisogno, è un nutrimento, un antidoto alla noia; un film che invita alla riflessione è un sassolino nella scarpa, ci appare per quello che non è, proprio per la nostra attitudine alla frenesia, i dialoghi di Nafas con il medico Canadese o i battibecchi con il ragazzino che deve accompagnarla in città, hanno il sapore di altri tempi, vanno ascoltati, attentamente, ci si deve adattare a ritmi che sono reali, il cinema di finzione non sempre deve stravolgere la realtà. Le mutilazioni non sono uno scherzo, le mine nascoste nelle bambole che esplodendo sbriciolano mani di bambine sono un delirio, come è un delirio l'indottrinamento dei bambini alla guerra, il cancella mento della dignità delle donne , è un delirio il burqa, è inconcepibile l' integralismo.
Questa follia può essere mostrata in due diversi modi: con esplosioni, violenze, sangue, grida, tutto ciò che appunto coinvolge emotivamente, fa molta più presa sul pubblico ed è più semplice. Quello che invece è più difficile è smuovere gli animi e le coscienze con l'assenza delle cose, con i silenzi, con la riflessione. Nel film non c'è violenza, non c'è sangue, non c'è rumore, è la strada che ha scelto il regista, in salita, soggetta a critiche ma coraggiosa ed il film va apprezzato per quello che è, se invece vogliamo andare a cercare emozioni forti ma diverse da queste ci sono gli action movies modello Bruce Willis , se vi piace il circo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/09/2011 22.12.43
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Oskarsson88  @  22/02/2011 22:02:23
   6½ / 10
7219415  @  05/12/2010 13:01:26
   5 / 10
Paolo70  @  28/04/2010 20:32:17
   5½ / 10
Film documentario realistico ma che ho trovato noioso per molti tratti.

Shawn  @  18/06/2008 23:15:49
   4 / 10
Sinceramente, che palle!
Nonostante tratti di temi interessanti e vicini a noi, almeno temporalmente, è più un documentario che un film drammatico.
Una noia.

gabbo  @  08/03/2008 11:15:27
   2½ / 10
Un vero schifo

Invia una mail all'autore del commento EnglishRain  @  25/11/2007 13:57:28
   4½ / 10
Te fai due c0gli0ni grossi come una cosa a vederlo

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  25/11/2007 13:53:05
   7 / 10
Film d'essai vecchio stile, ricco di aspetti documentaristi interessanti ma tragicamente povero di trama romanzesca.

Un finale che lascia allibiti.

Un film triste in un contesto storico tragico e povero di umanità. Un racconto senza speranza che non sia la possibilità per qualcuno vittime di mine di ricevere dalla croce rossa gambe artificiali funzionali e belle.

Un film che si cala nell'orrido degli effetti di guerra provocando lo spettatore occidentale a guardare realtà di cui forse è anche un po' responsabile...

Invia una mail all'autore del commento emmepi8  @  29/01/2007 12:38:05
   8 / 10
Perché inoculare l'iniezione del sospetto da parte di certa critica!! Cartolina.. riprese olografiche??? Ma i contenuti si guardano, e quelli ci sono tutti nessuno li può negare. Meno male che ha avuto lo stesso, malgrado questa gramigna che si è attaccata (parlo della critica che in questi casi incide!!), un interesse sul pubblico di sala non indifferente , e credetemi lo merita tutto.
Una presa di posisione, per questo registache è un arabo, da apprezzare e lo sa fare.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR peucezia  @  29/07/2006 16:10:02
   6 / 10
il cinema neorealista orientale ha tutto da imparare, inoltre la barriera tra le nostre due culture è tale da rendere difficile seguire la pellicola senza annoiarsi. Nonostante tutto è interessante, sorpattutto per chi vuole capire di più su questo popolo "così lontano, così vicino"

*Napoleone*  @  29/07/2006 16:04:14
   4½ / 10
Lodevoli i propositi ma il film è troppo lento pesante e noioso.
L'ho visto al cinema con la scuola: Una tortura

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  24/07/2006 21:07:28
   2½ / 10
Pessimo film. Pessima regia, pessima sceneggiatura, pessima trama. E pessimo finale! Anzi, si può dire ke non ce l’ha neanke la conclusione… Una cosa ke si può dire di questo film è ke è veramente drammatico e in alcuni momenti risulta commovente (fa piangere non solo per la storia ma anke come è mal girato…!)… Evitatelo!

pigio00  @  09/09/2005 15:34:35
   6 / 10
Film lontano dai canoni abituali occidentali.
Il tema del viaggio per raggiungere Kandahar si dilata per 1h e 25 di ritmi lenti, al limite del noioso per chi è abituato ad altro genere di pellicole.
Coraggioso tentativo di denuncia da parte di Makhmalbaf della condizione di estrema povertà e arretratezza dell'Afghanistan.
Oltre a ciò, bisogna prenderlo per quello che è questo film: una pellicola di stampo marcatamente medio-orientale, fedele a dei canoni narrativi e cinematografici che sono di difficile digestione per noi occidentali.
Per poterlo vedere è richiesto un certo impegno: è sconsigliato sedersi sul divano stanchi la sera, si finisce per dormire quasi sicuramente.
Sei è il suo voto, ma non perchè potrebbe essere migliore, ma solo perchè è un genere a noi lontano.

desi  @  08/07/2005 23:09:19
   3 / 10
Il dottore mi ha chiesto che cosa potesse aver scatenato la mia crisi di panico.
Io gli ho detto che non lo sapevo ma che se gli poteva servire stavo vedendo il film "Viaggio a Kandahar".
Il dottore mi ha fissato negli occhi, ha scosso la testa e si è limitato a dirmi:
<< Beh, capisco>>.
Infettivo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/09/2005 15.57.22
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  01/07/2005 20:00:07
   2 / 10
regia piatta, sceneggiatura scritta da un bambino afgano di seconda elementare, più palloso di una puntata di marzullo!
Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?Che dire di più?
Scusate, ma la ripetizione delle frasi nel film ha lasciato il segno....


liu_mi  @  11/12/2004 19:39:19
   7 / 10
Film doloroso e straziante, sentimenti sottolineanti dalla bellezza delle immagini accostate alla cruda realtà in cui vivono gli abitanti dell’Afganistan. Si stringe il cuore vedendo alcune scene terribili, che per loro fanno parte della vita quotidiana: la condizione femminile, quella dei bambini costretti a imparare difendersi dalle mine antiuomo , il dramma dei mutilati. È in bilico tra l’atto di denuncia e il tentativo di raccontare una storia. Forse la "poesia" di alcune belle immagini distoglie l'attenzione dal vero significato del film.

mimil  @  12/08/2004 21:35:13
   2 / 10
Mi dispiace ragazzi ma mi sono annoiata da morire...è bello che ci siano persone interessate a quello che succede nel mondo ma anche con la buona volontà non sono riuscita a digerirlo...devo rovinare la media...

Gruppo REDAZIONE maremare  @  21/03/2004 00:19:12
   8 / 10
Ottimo spaccato della realtà afghana.

lorenzo_ren  @  28/01/2004 17:52:04
   8 / 10
D'incoraggiamento, ma il film merita una media piú alta. Posso capire che a molti possa essere sembrato noioso, ma questo è il neorealismo afghano, e per un cinema così in crescita il film è molto apprezzabile. Da antologia la scena delle gambe di ricambio (protesi) che cadono dal cielo (è paragonabile alla corsa della nostra Anna Magnani in "Roma città Aperta"). Da vedere, anche perchè il cinema Iraniano è sempre più interessante.

erika  @  27/11/2003 18:20:47
   2 / 10
sono andata a vederlo con la scuola e penso che sia una palla immensa...

Cristiano  @  26/07/2003 01:11:47
   7 / 10
Buona idea, il limite del film secondo me è proprioil personaggio del la giornalista che sembra aver preso il vizio dei suoi colleghi di perdersi in frasi scontate

Elisa   @  01/07/2003 13:18:19
   9 / 10
unica cosa deplorevole:i commenti della signora bene ma ottusa che si aspettava qualcosa di "turistico" (cielo!!!) e gli studenti forzati col cellulare acceso. Facciamo selezione all'ingresso anche nei cinema per favore!

giuggy  @  14/06/2003 17:07:32
   1 / 10
Sn andata a vedere qst film cn la scuola...orrido...mattonata tremenda!!!!

Invia una mail all'autore del commento Serena  @  25/03/2003 15:55:40
   5 / 10
L'ho visto kn la scuola, film interessante anke se piuttosto crudo, ma nn mi ha colpito molto...un pò incompleto.

Invia una mail all'autore del commento Miele  @  30/08/2002 23:48:43
   8 / 10
Ragazzi lasciate perdere, la prossima volta andate a vedere Pieraccioni

conte  @  20/02/2002 00:54:52
   1 / 10
Ridicolo! Non è questo il modo di far conoscere un mondo diverso dal nostro...

Invia una mail all'autore del commento dalto  @  12/02/2002 21:36:33
   5 / 10
buona l' idea di partenza.ma poi e' la noia a prendere il sopravvento.sopravvalutato

Lianka  @  14/11/2001 19:02:06
   6 / 10
Finale improvviso... ti dici "è uno scherzo?"... ti chiedi se forse era un film troppo culturale per te... o forse è perché hai già visto tutto... al telegiornale delle 20.00, hai visto di peggio. Bella la trama..., ma poco approfondita manca qualcosa, hai la sensazione di aver visto un trailer e allora ti dici "domani andrò al cinema a vedere il film!"

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