La storia è ambientata nel mondo degli emigranti che cercano un futuro dignitoso in Europa e sono costretti a vie illegali per concedersi una possibilità.
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Dovrebbe essere il film che non ti aspetti ma che in fin dei conti è ampiamente "previsto": l'idea di un road-movie, un pò sulla scia di "Cose di questo mondo" di Winterbotton, finisce per sacrificare la denuncia di Gavras portando la "terra promessa" (dell'Europa utopica e malata di oggi) nella Parigi contemporanea caotica, disorientata e alienante. La stessa denominazione geografica di Elias è oscura: ma i magnifici minuti iniziali lo vedono superstite nel mar Egeo, eppure poi si aliena (non solo linguisticamente) più da se stesso che da un mondo (davvero troppo sopra le righe) che lo circonda e non gli appartiene. Un film che dovrebbe essere brutale e in molti (troppi?) casi guardi con un sorriso sulle labbra. Il ricorso ai paradossi sociali dell'europa (dalla sessualità onnivora e occasionale à la Houllenbecq al rapporto del vagabondo/clandestino con le "anime pie" del benessere/malessere sociale) finisce per stritolare l'odissea di Elias, compressa in una selva pittoresca ma affettata di derive umane di ogni tipo (turiste ninfomani, coppie in crisi, rozzi camionisti gay, vedove indigenti, zingari gentili). A tratti, ci si interroga e si prova a immaginare cosa significa viaggiare l'europa senza identità, ma è più interessante l'esposizione concreta delle difficoltà ("Torno più povero di prima" - "Non vedrai un soldo"). E nel volonteroso fatalismo di Gavras, che merita comunque un segno di stima e di rispetto, un finale fiabesco sembra voler disconoscere queste amare realtà
attori , voto 2. protagonista veramente indegno. tematica trattata ,no comment. regia scarsa. in generale il film è quanto di peggio si possa avere pagando 7 euro al cinema. attualmente uno dei peggiori film, secondo solo ad '' i love shopping''