uno, due, tre! regia di Billy Wilder USA 1961
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uno, due, tre! (1961)

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locandina del film UNO, DUE, TRE!

Titolo Originale: ONE, TWO, THREE

RegiaBilly Wilder

InterpretiJames Cagney, Horst Buchholz, Pamela Tiffin, Lilo Pulver, Arlene Francis, Red Buttons

Durata: h 1.48
NazionalitàUSA 1961
Generecommedia
Al cinema nel Novembre 1961

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Trama del film Uno, due, tre!

Un uomo d'affari americano arriva a Berlino Est per vendere ai sovietici la Coca-Cola, ma, tra una trattativa e l'altra, deve occuparsi della figlia del suo boss per impedirle di sposare un giovane comunista dissidente.

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Voti e commenti su Uno, due, tre!, 30 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  31/03/2012 17:32:12
   7½ / 10
Con "Uno, due, tre" Wilder sviluppa e approfondisce lo stile particolare con cui ha concepito le sue commedie da "L'Appartamento" in poi. Generalizzazione dello stereotipo e ironia cinica la fanno infatti da padrone anche in questo film.
Ciò che lo distingue dai precedenti è il ritmo indiavolato, come da fuochi d'artificio, con il quale lo spettatore viene letteralmente preso per mano e fatto entrare in una specie di turbine, da cui ne esce quasi senza fiato. Situazioni, scene, battute si susseguono freneticamente colpendo chi guarda e lasciandolo meravigliato. Wilder quindi con questo film prova a fare il "virtuoso" e senza dubbio ci riesce. Anche oggi questa caratteristica stilistica è il maggior pregio del film, l'aspetto che lo fa apprezzare di più, nonché la parte più divertente. Grande merito va ovviamente all'interpretazione di Cagney.
Come detto, anche in questo film Wilder utilizza la forma del "tipo" per modellare i suoi personaggi. L'ambiente sociale è sempre quello della classe media impiegatizia, colonna portante e anima della società del godimento e del consumo "vizioso", visto anche qui come il vero motore della società e non come una piaga morale da combattere.
A questo schema molto semplificante, fatto di stereotipi e luoghi comuni, non si sottrae nemmeno il ritratto della parte "antagonista" della società dei consumi, cioè quella comunista, vista come un sistema che produce solo irregimentazione e miseria.
Tutto ovviamente è visto in modo semiserio e ironico. Lo scopo è quello di ironizzare sui luoghi comuni; la distorsione comica sta non nel rovesciarli ma nell'accettarli in maniera potenziata, portandoli alle estreme conseguenze (il ridicolo come paradosso della percezione tipizzata del reale).
L'ironia è una bestia bizzosa, non sempre ubbidisce ai propri voleri. Così anche in questo film, al di là della visione accondiscente e divertita dei vizi veniali del nostro mondo, sotto traccia viene fuori un ritratto sociale, etico e sentimentale umano davvero sconsolante. Diciamo che regna incontrastato il materialismo, l'opportunismo, il servilismo, la vanità, la superficialità, il carrierismo, l'ipocrisia e la prostituzione. Tutto viene agito per forme e regole prefissate, non per moto interiore del proprio animo. La mira è adeguarsi alle regole traendone il massimo profitto.
In questo, comunismo e capitalismo sono uniti, in pratica non c'è differenza fra i due sistemi, i funzionamenti sono i medesimi. Va a finire che a scapitarci di più poi è il sistema capitalistico. L'irregimentazione qui non è imposta dall'alto ma addirittura accettata e ricercata dai sottoposti stessi, nell'ottica del raggiugimento o meglio dell'avvicinamento agli standard materiali con cui la classe dominante rappresenta se stessa (la Coca Cola è uno di questi). La classe dominante stessa, che in "Sabrina" si autorappresentava come una classe attiva e civilizzatrice, adesso appare più come una classe parassita, dedita solo ai vizi e ai piaceri. Se non altro è l'unica che conserva dinamismo, spirito d'iniziativa ed è l'unico aspetto che le assicura il successo.
In questo quadro desolante l'unico personaggio che si salva, quello che a cui vanno quasi senza volerlo tutte le simpatie dello spettatore disincantato, è Otto, il giovane comunista.
Lui è l'unico che professi un'aspirazione, un ideale, un sentimento vero, profondo e sentito (anche e soprattutto amoroso). La sua resistenza e ribellione sono l'unico sussulto di dignità umana in un mondo popolato da automi tipizzati quasi inanimati. Il cinismo assoluto e "cattivo" di Wilder farà sì che anche lui alla fine ceda, si adegui e che anzi arrivi a guidare il sistema tanto "odiato".
Questo sistema basato sul "do ut des", sulla commercializzazione di ogni aspetto della vita umana (compresa quella intima), sull'accettazione e sulla naturalezza di tale stato di fatto, verrà espresso allo scoperto, in maniera diretta, in "Irma la dolce", dove la prostituzione perviene finalmente al suo status implicito di mezzo privilegiato nei rapporti fra uomo e donna, di forma principale con cui la donna esprime il suo ruolo in società.

6 risposte al commento
Ultima risposta 10/04/2012 17.01.36
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