Un dramma epico che racconta l'incredibile storia dell'atleta olimpionico ed eroe di guerra, Louis "Louie" Zamperini, che insieme ad altri due membri dell'equipaggio, è riuscito a sopravvivere su una zattera per 47 giorni, in seguito ad un disastroso incidente aereo durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi essere catturato dalla Marina giapponese e spedito in un campo di prigionia.
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I fili del gioco di "Unbroken", seconda produzione di Angelina Jolie, sono legati alla personalità di un uomo che durante la seconda guerra mondiale fu imprigionato in un incubo, prima la sopravvivenza assurda in mare aperto e poi la cattura da parte dei nipponici. Le dinamiche dell'apparato narrativo sono, in pratica quelle della guerra, delle trasversalità della stessa, ma l'icona di Zamperini (atleta di grande talento, una vera e propria promessa "stoppata") fa logicamente più rumore e una camera da presa, legittimamente, può completare la cosa.
"Unbroken" per chi vede film con frequenza non rappresenta nulla di nuovo e di terminale; è un lavoro che poggia su una onesta fotografia e su una buona ma plastica confezione tecnica; emblema sono gli attori, tutti volenterosi ma veramente agghiacciati e poco empatici e carismatici. Insomma questo film di Angelina Jolie sembra esser fin troppo posato e l'emozione e il totale trasporto restano, in modo integrale, solo dei miraggi. La sceneggiatura non ha tanto da offrire, si cerca di andare avanti attraverso una storia (vera) quanto mai dura e tormentata; la proiezione filmica quindi ne risente a livello di monotonia e gli accanimenti del comandate giapponese ai danni del personaggio principale del film (Zamperini) sanno di retorica.
Questi sono i classici esempi cinematografici che non hanno nulla fuori posto ma puntano su una formalità tecnica che messa in pratica si arresta quasi subito, poca profondità, poca introspezione e tanto americanismo, un altro "American Sniper", fra eroi e dramma.