La battaglia per la liberazione di suo figlio Murat da Guantanamo catapulta la casalinga turca Rabiye Kurnaz dalla sua casa a schiera di Brema direttamente al centro della politica mondiale: la Corte Suprema di Washington. Al suo fianco c'è l'avvocato per i diritti umani Bernhard Docke, un uomo riservato e equilibrato che dovrà combattere fianco a fianco con la donna turca.
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E' un film leggermente spiazzante perchè tratta dei prigionieri di Guantanamo, ma il personaggio della madre nella sua lotta per il ritorno del figlio a casa offre delle forti tonalità ironiche. E' un effetto proprio del personaggio stesso, una madre casalinga turca in terra tedesca, semplice che non vedresti mai nelle vesti di interlocutore in faccende geoplitiche complesse che non vengono mai completamente svelate perchè il film si basa sul suo sguardo e sull'approccio molto diretto alla questione. E' un personaggio per sua natura debordante che, sebbene sia interpretato in maniera eccellente, oscura un po' il contesto che le sta intorno. Un'impostazione particolare che segue le vicende della donna sia sul lato legale che su quello quotidiano perchè comunque la mancanza del figlio non deve in alcun modo influenzare il fatto che ha una famiglia da mandare avanti. Tutto sommato è interessante per il tipo di approccio usato, nei pregi e nei suoi difetti.