Il film è dedicato alla vita del celebre pittore J.M.W. Turner, uno dei più importanti esponenti della storia dell'arte britannica, vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.
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Il timore che ho avuto approcciandomi a questo film di Leigh è di trovarmi di fronte alle classiche due ore e mezza di filosofeggiamenti sul concetto di arte. Per fortuna questo del regista inglese è un biopic tutto umano, in cui i chiaroscuri dei dipinti sono anche quelli dei personaggi. A Leigh non interessa raccontarci il come Turner intendeva l'arte ma gli preme raccontarci le sue idiosincrasie umane, il suo essere (come tutti gli umani) burbero e scontroso ma anche capace di tenerezza e ilarità. Leigh insomma, racconta prima di tutto l'uomo e l'antieroe, il genio legatissimo al padre ma che rifiuta di costruire un rapporto con le figlie, l'approfittatore e l'improvviso romantico, un distruttore di regole, schemi e forme (e non a caso ci viene mostrato il Turner che voleva le sue opere riunite e visibili gratuitamente) e curioso del progresso umano che decise di rappresentare con forme in anticipo sui tempi (il film è un attraversare i cambiamenti dell'epoca, dalle nuove scoperte scientifiche all'arrivo del treno, dalle navi vapore alla fotografia).
Fuori da una facile agiografia, fuori da sofismi intellettualoidi che spesso distruggono i biopic di questo tipo, il "Turner" di Leigh è un film a più sensazioni, divertente, drammatico, storico, e con una bellezza di immagini che Leigh utilizza per comporre quadri cinematografici piuttosto che per estetizzare in modo fine a se stesso.
Una straordinaria miscellanea di linguaggi, quello interiore lucido e marino, tempestoso e ironico, silenzioso e capace, quello vocale, fatto di grugniti e gentilezze, sbuffi e latrati, quello visivo, tempestoso e violento come le lacrime che scendono sulla faccia di Turner come grandine.
Premesso che non è il mio genere, il film non mi è piaciuto. Ovviamente non sapremo mai se la vita del pittore romantico Turner somiglia a questa rappresentazione, tuttavia il lavoro è prolisso, a tratti noioso. I personaggi sono fisicamente sgradevoli e il protagonista più che un artista sembra un allupato e squallido frequentatore di bordelli, stupratore della sua domestica,che utilizza solo come strumento di svago erotico. privo di sensibilità e senza alcun amore per i figli,
Ottimo tecnicamente, dispersivo narrativamente, il film si concentra più sulla vita che sull'opera di William Turner, creando forse poco pathos e raccontando storie di vita ben più comuni rispetto all'opera straordinaria che vi sarebbe da raccontare. Bella la ricostruzione storica, bravissimo Timothy Spall.
Caso raro di biopic su di un pittore che vive bene del suo mestiere. Quello della pittura, in effetti, è un mondo dove l'arte viene riconosciuta spesso dopo la morte dell'autore. Per certi versi mi ha ricordato "Il giovane favoloso", anche in quel caso la storia di un personaggio benestante ma sicuramente con una vita poco cinematografica. Non per forza devono capitare tragedie o avventure inventate ma quantomeno si decide di realizzare una pellicola poco tediosa. Non è il caso di "Turner" che spesso e volentieri si arena in cene e discussioni prive di interesse. Da lodare invece tutto il comparto tecnico, dal lavoro del cast alla splendida fotografia che permette allo spettatore di entrare davvero negli scenari dei quadri. Ecco, i quadri, li conoscevo gia' e mi sono sempre piaciuti ma conoscere la vita di questo "disgustoso" autore mi porta ad amarlo di meno come "uomo". Ecco cosa nasconde l'arte...
Interessante ritratto biografico di un celebre pittore, con un Timothy Spall sorprendentemente immedesimato nella parte e che avrebbe tranquillamente potuto vincere l'oscar come miglior attore protagonista, ma gli fu preferito l'interprete de 'La teoria del tutto' .
Comunque il film non è esente da pecche, è troppo diluito nel senso che la lunghezza eccessiva si sente e tente ad appesantire la visione con l'andare del minutaggio, mentre di pregio ha un' eccellente scenografia curata nel dettaglio.
Un dramma biografico davvero affascinante che ha mantenuto la mia attenzione per tutto il film, grazie ai personaggi completamente sviluppati e alle grandi prestazioni, in particolare Timothy Spall, che offre una performance totalmente credibile coi i suoi eccentrici grugniti. Questo film pone in essere l'attenzione al dettaglio, in particolare con i costumi e le splendide inquadrature panoramiche; permette di ottenere una sensazione reale del tempo e luoghi. È visivamente piacevole.
Nonostante sia un grande ammiratore delle opere di Turner, questo film non mi ha fatto impazzire. Al di là della bellissima fotografia, che da quasi vita ai quadri del pittore, tutto è molto accademico ed il film è anche inutilmente allungato, facendo affiorare qua e là la noia. Da vedere più per la confezione che altro.
Storia che ti prende fin dall' inizio, personaggio stravagante è un pò matto. Grandissima parte dell' attore che interpreta Turner. Scenografia bella e ottima regia, sembra di vivere in quell' epoca. Anche se un pò lungo come durata secondo me è da vedere.
E' difficile capire la ragione, ma questo film e'assolutamente fantastico. Lo e' per tanti motivi, e non solo per la mostruosa bravura di Timothy Spall, secondo me uno dei piu' grandi attori contemporanei del mondo. Posso anche provare reticenza davanti a un mondo intellettuale che non si sa quanto sia credibile o fumoso, di fronte a una certa borghesia che contempla l'arte come ragione di vita o ambizioso passatempo, ma quest'uomo negativo egoista e tutto sommato anche tenero, che sembra riletto da Leigh come certi personaggi tormentati della letteratura europea dei primi del Novecento (pensando a Schnitzler magari) affascina, turba, invade. Leigh e' un cineasta che adoro, ma stavolta ha superato se stesso. Nessun manierismo, anche quando una fotografia incantevole ostenta un forte esercizio stilistico. E' invero un film ammantato di morte e miseria, indirettamente legato a una societa' che vede e assiste indifferente al degrado sociale e al fallimento di pochi o disprezza il successo di altri. Afflizione e creativita' di Turner sfumano poi nella storia d'amore piu' insolita e informale del cinema di oggi. Da non perdere assolutamente
La visione di Turner varrebbe solo per una fotografia straordinaria e non sono molte le pellicole a vantare questo elemento a livello assoluto. Vero anche che la visione di questo biopic molto atipico non è facile, in cui Leigh ricostruisce l'ultimo periodo di vita di un pittore, che al contrario di altri artisti, non ha mai avuto disagi economici, essendo stato fin da subito un talento cristallino riconosciuto. Un uomo dal temperamento scontroso e carnale, dai difficili rapporti familiari tranne per il padre, ma capace anche di slanci d'affetto imprevedibili. E' sempre presente una tendenza di questo artista ad isolarsi e ciò si riflette nelle sue opere dominate dall'imprevedibilità della natura, ritratta nel suo aspetto più selvaggio dominante rispetto alla piccolezza dell'uomo e con il passare del tempo riducono ancor più in maniera sensibile l'assenza di forme definite inghiottite dalla luce e dalla forza della natura. La sua limitata capacità di relazionarsi si riflette nell'assenza di ritratti o nature morte, nulla nella sua opera é cristallizzato e l'evoluzione della Rivoluzione Industriale accentua ancora di più la mancana di forme perchè oltre alla natura si aggiunge l'invasività dell'opera umana. Curioso verso la parte finale l'approccio con il dagherrotipo, un misto di repulsione verso quel nuovo aggeggio, bilanciato tuttavia dalla curiosità e dall'attrazione per quella capacità di fermare il tempo e le forme. Timothy Spall è meraviglioso, in un ruolo che sembra tagliato per lui e ulteriore conferma della bravura del comparto attori inglese dove anche attori considerati caratteristi (vedasi Eddie Marsan per Still life) possono sostenere sulle proprie spalle un film non certo facile.