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Seconda regia di Nichols con Chaplin protagonista, è anche questa una comica-tipo della Keystone senza idee e ispirazioni particolari, le cose che succedono sono sempre quelle tipiche, Charlot molestatore seriale e tutti picchiano tutti, fine. Chaplin apprezzava ben poco Nichols come regista proprio per la sua poca fantasia e la sua limitatezza; lui, intanto, prende il controllo della scena con sicurezza sempre maggiore, Charlot è già il centro totale dell'attenzione e della storia, il protagonista assoluto, per quanto il suo percorso di crescita come personaggio sarà ancora lungo e passerà, per forza di cose, anche attraverso la trasformazione del suo "papà" da interprete ad autore e regista. La ragazza di turno molestata da Charlot è Peggy Pearce, relazione amorosa dell'epoca di Chaplin, la prima delle successive milletrecentoquarantaquattro. Circa.
Nulla di che neanche questo settimo film di Chaplin. Torna il personaggio del vagabondo, più molesto e ubriaco che mai, la consueta gara degli equivoci, le tante s*****ttate ma nulla di originale. Un passo indietro ancora una volta rispetto a quanto fatto vedere in "Charlot si da al cinema", per esempio.
Non si discosta molto dal livello delle slapstick del periodo piene di ceffoni e risse, ma ormai Chaplin è protagonista assoluto delle comiche a cui partecipa.
simpatica la scena al bar dove fa il cattivello con un barbone assetato o la scena in bagno dove barcolla come un ubriaco...non si ride mai pero... la traduzione italiana del titolo non l'ho proprio capita!