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Da un lato il film è molto patinato e romanzato da sembrare quasi una telenovela, però ha il pregio di una fotografia molto bella aiutata dai suggestivi paesaggi, e di raccontare in lungo e in largo tramite le vicissitudini del personaggio femminile tutto quello che ha passato il Vietnam per lunghi periodi della sua storia, senza prendere posizioni troppo eccessive sugli avvenimenti storici. Non tra i migliori di Stone, ma vale comunque la pena una visione.
Sul fatto che oggettivamente sia un bel film non ho nulla da obiettare, ma sinceramente non mi ha preso né nella prima parte ambientata in Vietnam (che comunque è la migliore), complice forse anche la mia generale apatia verso le ambientazioni asiatiche, così come la parte americana che anche se sembra un controsenso l'ho trovata allo stesso tempo frettolosa e noiosa.
Parte finale poi veramente pesante e tirata per le lunghe.
Dal punto di vista tecnico invece ineccepibile, con qualche bella inquadratura a volo d'angelo e un paio di scene veramente forti.
Oliver Stone ne ha fatto quasi uno stile personale, ma ogni film che abbia uno specifico riferimento storico come cornice narrativa dovrebbe essere sfumato e intesso di effettività, tanto più studiate e analizzate quanto maggiore è la ricerca di verosimiglianza, per scongiurare facili cadute in semplificazioni depotenzianti. Un esempio è la proposta della versione alternativa, praticamente opposta, alla realtà bellica del fronte americano durante la "Vietnam War", perfetta mancanza dei (tre) film pertinenti alla stessa diretti dal regista. Prima di lasciare spazio al già noto ma sempre straziante trauma psicologico inflitto dall'esperienza sul campo di battaglia, il mondo oltre le trincee nemiche che HEAVEN & EARTH offre, con un tocco di necessaria didascalia e una punta di giusta retorica cinematografica, è quello fatto soprattutto di vittime e innocenti, costretti alla criminalità nel migliore dei casi, altra faccia della stessa medaglia all'antimilitarismo.
Davvero una storia emozionante questa diretta da Oliver Stone, basata sulla vera vita di Le Ly Hayslip durante tutto il suo percorso di guerra e non solo. Una performance attoriale perfetta, una sceneggiatura che sa premere i tasti giusti per essere toccante, intensa ed interessante, una regia attenta e un ritmo senza cedimenti, nonostante le due ore e passa di durata, rendono TRA CIELO E TERRA una visione estremamente gradevole e coinvolgente, riflessiva e drammatica, da gustare tutta d'un fiato.
Terzo ed ultimo film di quella che si può considerare la "trilogia del Vietnam" di Stone (che dedica l'opera alla madre). Solo che in questo caso, il film si incentra non più sui soldati americani, ma sulla vita e il punto di vista di una giovane contadina vietnamita costretta a sopravvivere alla guerra sia sul fronte di casa che su quello del "nemico". Un melodramma non esente da retorica e da qualche luogo comune di troppo, ma decisamente straziante, sofferto, crudo, poetico, e davvero molto coinvolgente (sia nella prima parte in Vietnam che nella seconda negli U.S.A., con la protagonista che si ritrova completamente spaesata davanti alla cultura e alle comodità americane). Modesta la regia (purtroppo un pò meno potente rispetto al solito), splendida la fotografia, molto buone le performance di Hiep Thi Le, Joan Chen, e del povero Haing S. Ngor; magistrale invece Tommy Lee Jones, perfetto e spaventoso nella parte del soldato folle incapace di reintegrarsi nella società. E' uno dei Stone meno conosciuti e più sottovalutati, ma personalmente, ritengo che sia una delle sue opere migliori. Da riscoprire.
Nota: musiche di Kitaro, il musicista che compose la bellissima "Seiun" presente in "Manhunter" di Mann.
Mi è sembrato di vedere un Oliver Stone diverso. Se sotto sotto è sempre lui, in un estenuante ricerca d'etica, ciò che vedremo è un grande romanzo. Dialoghi forzati, non pieni di grandi parole, ma nel dare forti significati ad esse. Posson dar fastidio, ma che non portan danno al valore del film. La scelta di questa melodrammaticità la vedo in un dettaglio: il film è dedicato a sua madre. Sembra un assurdità, ma son sicuro che lei ne sia rimasta soddisfatta. Inoltre nel film, osservando la figura della madre (coi denti neri, betel?) seppur fragile, rimane sempre moralmente forte e non priva di insegnamenti. Un bel elogio, non solo alla madre, ricordando piacevolmente la figura citata "...spesso cielo e terra si son scambiati di posto..."
Paesaggi orientali che danno vita ad una magica atmosfera, nonchè fotografia, specialmente nella prima parte. Dopo la cruda realtà vietnamita, il film si avvale di poca convinzione nella parte centrata su suolo americano, seguendo però il suo compitino e obiettivo finale. Una specie di redenzione, tanto esasperata, quanto purtroppo realistica, di chi la guerra l'ha persa sotto ogni punto di vista.
Oliver Stone, cerca di spurgare la mente americana, attraverso gli occhi di chi ha subito l'oppressione nel proprio paese. Sarà un film dove la guerra si vedrà poco, rispecchiandone le conseguenze sulle scelte di vita e benessere, dandone il peso e la crudeltà in mano all'immaginazione dello spettatore.
Un film sicuramente riuscito, non esente da punti negativi, quanto la sua eccessiva lunghezza e melodrammaticità, ma riuscendo a rappresentare in modo coerente le deformi conseguenze di una guerra.
E' un film di forti contrasti, di lotta per la sopravvivenza, delle differenze fra popoli e religioni. Ci sono molte tematiche affrontate da Stone, forse troppe e non adeguatamente sviluppate, ma tecnicamente è un film ben diretto. Stupenda la fotografia della prima parte in Vietnam, magnifico lo stacco dell'arrivo in America con quelle inquadrature dal basso di frigoriferi e supermercati strapieni di merce che inebetiscono la ormai ex-contadina vietnamita. Bravi gli attori: mi è piaciuta la spontaneità di Hiep Thi Le e la bravura di Jones, figura tormentata da un dolore interiore troppo grande da combattere.
Oliver Stone racconta nuovamente la guerra del Vietnam dopo Platoon e Nato il 4 luglio, utilizzando in questo caso il punto di vista di una donna vietnamita. La vita di questa giovane donna è ricca di sofferenza, violenza, barlumi di speranza e rassegnazione. Stone cerca di far capire come una guerra riesca a sconvolgere abitudini e affetti famigliari, cerca di far comprendere la distanza culturale tra occidente ed oriente, tra buddismo e cristianesimo. Tra cielo e terra vivono gli uomini, ma come recita una battuta del film quando cielo e terra si scambiano il posto allora le cose iniziano a scivolare, ad andare male e tutto viene stravolto. Questo film è complesso e ricco di contenuti ma è un film che oscilla tra picchi di grande pathos e coinvolgimento e bassi davvero evidenti. Forse Stone cerca di affrontare troppi problemi senza approfondirne dettagliatamente nessuno. Un film difficile da valutare. Sicuramente ottime le interpretazioni di Tommy Lee Jones e Hiep Thi Le.
Veramente un bel film. L'interpretazione dei due attori principali è intensa e coinvolgente. Stupisce "l'innocenza" che rimane nella giovane vietnamita malgrado le terribili esperienze subite. Storia diversa dalle altre, sul tema della guerra in Vietnam.