this must be the place regia di Paolo Sorrentino Italia, Francia, Irlanda 2011
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this must be the place (2011)

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locandina del film THIS MUST BE THE PLACE

Titolo Originale: THIS MUST BE THE PLACE

RegiaPaolo Sorrentino

InterpretiSean Penn, Frances McDormand, Tom Archdeacon, Shea Whigham, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten, Kerry Condon, Judd Hirsch, Seth Adkins, David Byrne, Eve Hewson, Simon Delaney, Gordon Michaels, Robert Herrick, Tamara Frapasella, Sarab Kamoo

Durata: h 1.58
NazionalitàItalia, Francia, Irlanda 2011
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2011

•  Altri film di Paolo Sorrentino

Trama del film This must be the place

Cheyenne, rock star ormai ritirato dalle scene, parte alla ricerca del persecutore di suo padre, un ex criminale nazista ora nascosto negli Stati Uniti. Nel cuore dell'America, inizia così il viaggio che cambierà la sua vita. Dovrà decidere se sta cercando redenzione o vendetta.

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Voto Visitatori:   6,78 / 10 (187 voti)6,78Grafico
Voto Recensore:   7,00 / 10  7,00
Migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino, Umberto Contarello)Migliore fotografiaMiglior truccoMigliori acconciatureMiglior colonna sonoraMiglior canzone (If It Falls, It Falls)
VINCITORE DI 6 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino, Umberto Contarello), Migliore fotografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Miglior colonna sonora, Miglior canzone (If It Falls, It Falls)
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Voti e commenti su This must be the place, 187 opinioni inserite

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Commenti negativiStai visualizzando solo i commenti negativi

Ermetico  @  20/11/2013 13:09:19
   5 / 10
benzo24  @  04/08/2013 17:59:04
   3 / 10
Veramente irritante e ridicolo. Sorrentino è bravo, ma Sean Penn non si può proprio guardare. Sembra di vedere Rainman vestito da Robert Smith che va a caccia di nazisti. Veramente ridicolo

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  11/01/2013 12:38:48
   5 / 10
Spoiler presenti.

Mi pare il film più personale del regista. Non in senso autorale (magari), bensì biografico, emotivo.
Sorrentino ha mostrato un viaggio da lui realmente compiuto. Ci ha messo dentro l' amato David Byrne. Ha costellato il tutto con aforismi che da tempo aveva riposto nel cassetto di scrittore. Per lo più frasi a effetto, anche belle, che cozzano con la sostanza di chi le pronuncia.
I personaggi non dialogano, affermano. Sembrano autocompiacersi delle spacconate che declamano.
Cheyenne non è quel Titta di Girolamo che col suo linguaggio da letteratura emergeva da una vita in ombra. Cheyenne è un bambino di cinquant'anni, a quanto pare(?). Nondimeno dice cose fastidiosamente intelligenti. Come se già avesse capito tutto. Come se fosse conscio sin dal principio delle proprie mediocrità.
Unico spettatore immobile, piangente, nella folla energica che assiste al concerto di Byrne, riprova una volta di più la -già- raggiunta consapevolezza.
Quel che persiste del ruolo stantio di pop star, come si definisce lo stesso Cheyenne, è puramente esteriore, direi futile. Io vedo che non ha alcun bisogno di crescere (non quanto ne abbia bisogno sua moglie, per esempio), eppure tutti intorno a lui sono convinti del contrario.
"Qualcosa mi ha disturbato" ripete, e io sono d' accordo con lui.
Sorrentino ha persino affibbiato a Sean Penn una voce ridicola, tanto per rendere credibile la fantomatica immaturità del personaggio.
Trovo che il vero riscatto sia di coloro che Cheyenne incontra e soccorre. La ragazza riesce ad aiutare il figlio, l' inventore della valigia a rotelle rompe per un istante l' anonimato, l' indiano arriva dove voleva arrivare.
Cheyenne ne ricava la piacevole sensazione di essere utile. Col proprio denaro, col proprio ascolto, col proprio percorso. Irritante, ma ci sta.
Comunque la destinazione del viaggio è molto più rilevante delle tappe di mezzo.
Alla destinazione corrisponde il momento più intenso, l' incontro più bello. L' ex ufficiale nazista è un uomo che ormai desidera solo questo: l' ultimazione di una vendetta in fondo già subita.
La passeggiata sulla neve senza vestiti è una pena fortemente voluta, simbolica ed espiatoria.
Cheyenne infligge una denudazione ben più significativa quando toglie gli occhiali all' "umiliatore", e lo immortala saldo sulla poltrona, nella posa emblematica di un' attesa devastante, lunga tutta la vita (anche C. all' inizio era stato vittima del flash).
Ecco, la scelta lucida di rinunciare all' omicidio è l' unica importante evoluzione del protagonista.
Ogni comparsa alla fine del film sembra aver avuto la sua piccola resurrezione. Cheyenne, dal canto suo, si rinnova attraverso una salviettina struccante, una nuova acconciatura, un vizio adulto, un abbigliamento ordinario.
Insomma assume sembianze più comuni, apprezzabili anche dalla gente stupida. E sorride finalmente contento.

TimBart  @  13/09/2012 12:45:41
   4½ / 10
Premesso che sono un fan di Sorrentino. Ma questo film è ciò che di più lecca**lo ci sia. L'intimità, la psicologia e le caratteristiche del personaggio su cui tutto regge, cara nei film del regista, qui è un pretesto per mettere la star, che, a mio avviso, Sorrentino non riesce a contenere e che sa di già visto. Le masturbazioni visive del Napoletano in coppia con Luca Bigazzi, fatte di movimenti di macchina fini a se stessi e poco utili alla narrazione, rendono il film ancora più irritante, come a dire "ma quanto siamo belli ma quanto siamo bravi, avete visto Americani? Ce lo fate fare un film?" Per non parlare della parabola ebrea messa furbamente per attirare la grande industria statunitense, niente di più lontano dal vero cinema del narratore partenopeo. Una grande delusione.

Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  09/09/2012 18:50:24
   3 / 10
E quindi? Io ci ho capito ben poco... Veramente noioso e poco riuscito. Anche Sean Penn, che tutti incensano, l'ho trovato del tutto sprecato per un personaggio inutile. No comment sul premio Donatello per la miglior sceneggiatura!

fcim  @  09/07/2012 02:00:43
   2 / 10
Credo che sia in corsa per il titolo di film più noioso e incomprensibile del 2012 nonostante un grandissimo Sean Penn. Mi ha ricordato il romanzo "waiting for Godot", ovvero il teatro dell'assurdo. Il termine tecnico per questo tipo di film è "*******ta intercontinentale".

KRIS.K  @  02/07/2012 16:00:50
   5 / 10
Sono stato anche buono..con la scusa di attori internazionali , una regia particolare , credevano di fare un capolavoro. Non credo proprio.5-

C.Spaulding  @  13/06/2012 16:59:02
   4 / 10
Uno dei film più brutti e pallosi che abbia visto. La storia è di una noia mortale e nonostante Sean Penn sia uno dei più bravi attori in circolazione,non basta per risollevare il film. Lenta e monotona questa pellicola annoia e non regala nessun'emozione. Sorrentino ha voluto fare un film riflessivo e strano ma gli è venuta fuori sta cacata immane !!!! EVITATELO !!!!

Hakeem  @  13/06/2012 16:40:50
   4½ / 10
L'aggettivo che mi viene in mente per descrivere questo film è uno solo: fastidioso. Fastidioso, ai limiti dell'insopportabile, è il personaggio interpretato da Sean Penn. Fastidiosa è la lentezza del film, a tratti esasperante e spesso ingiustificata. Fastidiose sono le forzature a livello di trama (la ricerca dell'ufficiale nazista cattivo, a tal proposito, è tanto superflua quanto imbarazzante). Fastidioso, è più in generale, il modo di fare cinema di Sorrentino (regista sopravvalutato da critica e pubblico come pochi altri).
Salvo questa storiella (una via di mezzo mal riuscita tra The Wrestler di Aronofsky e Una storia vera di Lynch) da un'insufficienza più grave, poiché complessivamente ben confezionata (fotografia e ambientazioni ottime); ma del resto che non è il talento che manca a Sorrentino, ciò che manca, purtroppo, sono i film stessi.

1 risposta al commento
Ultima risposta 24/10/2012 22.43.20
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Invia una mail all'autore del commento eureka!!!  @  21/05/2012 19:57:56
   5½ / 10
Non ho potuto vederlo al cinema e ho aspettato la serata giusta per godermelo in santa pace a casa in dvd.
Avevo grandissime aspettative per l'ultimo lavoro di Sorrentino, regista che apprezzo moltissimo, soprattutto considerando il quasi piatto panorama cinematografico italiano, ma purtroppo le mie speranze non sono state esaudite.

Ho trovato This must be the place un film noioso, assolutamente non coinvolgente, ma con bellissime inquadrature, esageratamente belle, tanto da far nascere il forte sospetto che Sorrentino si sia concentrato troppo sul lato stilistico e molto poco su tutto il resto.

Intanto, bisogna dire che il personaggio interptretato da S.Penn non mi ha minimamente convinto, sia a causa della sua personalità eccessivamente da "cervello bruciato" tanto da sembrare una sorta di RainMan/ForrestGump dei poveri, sia per la scelta della pessima voce italiana, che sinceramente mi dava sui nervi a ogni sillaba. E qui la colpa è di Sorrentino.
Credo che sia un film che piace se si entra in empatia con il personaggio, oppure un film che non può essere apprezzato se il personaggio risulta antipatico o poco convincente. Non ci sono mezze misure... e a me purtroppo il personaggio proposto in quel modo non mi era affatto simpatico...

Non mi ha convinto nemmeno la poetica di Sorrentino, quella poetica che mi ha fatto innamorare di "Le conseguenze dell'amore" e che lo ha reso un grande autore. Come già detto, la poesia in questo film è relegata soltanto alla bellezza stilistica, a una stupenda fotografia, a magniche scenografie, ma, ahimè, manca l'emozione e il sentimento a cui Sorrentino ci aveva abituati, o meglio, illusi.
Ebbene si, temo che il termine più esatto per descrivere la carriera del regista sia proprio "ci ha illuso" perchè il suo percorso, purtroppo, mi sembra una parabola discendente: parte in modo magnifico con "Le conseguenze dell'amore" (escludendo l'opera prima "L'uomo in più"), vacilla con "L'amico di famiglia", trema con "Il divo", facendo fra l'altro nascere i primi sospetti di un eccessiva attenzione stilistica e termina con "This must be the place" con cui conferma ed aggrava, purtroppo, i dubbi del precedente lavoro.

Ho letto che fra poco Sorrentino inzia le riprese del suo nuovo film ambientato a Roma, in cui, ancora una volta purtroppo, nel cast sono presenti Verdone e la Ferilli, due cognomi, soprattutto il secondo, che stonano molto, troppo, insieme a quello del regista. Per fortuna c'è anche Servillo...


Speriamo che Sorrentino riesca a tenere alta la testa, ma il timore che non sarà così si sta insinuando in modo prepotente.
Speriamo...




Come al solito commento poco, però vi leggo moltissimo!!


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nick9001  @  09/05/2012 16:48:18
   3 / 10
Il film è una serie di videoclip tecnicamente ben fatti ma che sanno fino al midollo di narcisismo, la colonna sonora inciampa su sonorità assurde un paio di volte, Penn bravo, ma un film non è questo per me! Non lo consiglio.

goodwolf  @  07/04/2012 01:14:12
   4½ / 10
Questo film è un'esperienza. Nel senso che entri al cinema per un paio d'ore e ti sembra di passare due settimane ininterrotte dentro la sala. Metteteci la poesia, la fotografia e quello che volete, ma la noia per me ha sconfitto tutto e tutti.
In più l'interpretazione di Penn metà Ozzy e metà Robert Smith non mi ha convinto per nulla.

deliver  @  27/03/2012 22:23:21
   5 / 10
Sorrentino perde l'occasione di imporre a Hollywood il suo stile, quello canonico visto ne Le conseguenze dell'amore, nell'Uomo in più, nell'Amico di Famiglia; uno stile che ha trovato nel montaggio e nella dislocazione del reale nell'onirico - pensate alla scena dello skateboard nel Divo - la sua cifra più pura e originale.

Cosa dire di "This must be the place" invece ? Che Sorrentino si è uniformato agli stili e ai generi americani, tirando fuori un film che tranquillamente potrebbe essere scambiato per un prodotto dei fratelli Choen ! e badate che non a caso nel film compare F. Mcdormand attore feticcio dei Choen...

Insomma, film abbastanza impersonale, trama piuttosto annacquata che nella seconda parte si compone di un road movie furbesco e istrione per poi portare ad un finale da commedia nera.
Sicuramente molto distante dal Sorrentino che conosciamo, ma troppo generico e generalista per far sentire la sua voce...

BulimicDream  @  21/03/2012 10:04:43
   4 / 10
Una serie di scene inutili messe in fila, una trama vuota e insensata, un personaggio scopiazzato qui e là (Povero Sean Penn, che è una delle poche cose positive). Anche la colonna sonora che era stata tanto decantata ed elogiata è stata una delusione e non riesce a mantenere il film e a dargli quella carica. Il cameo di David Byrne mi ha ricordato i bei tempi di "Stop making sense", forse anche troppo corto se notiamo quanta importanza da il regista a particolari futili e scene prive di senso. Sembra che il regista voglia solo allungare la storia per valorizzare il finale, che si rivela essere, al contrario, vuoto e banale.

JOKER1926  @  02/03/2012 19:06:40
   5 / 10
Che sapore di beffa si avverte quando dietro ad un bellissimo e pregevolissimo lavoro tecnico, fra musica e fotografia e grandi attori, non si riesce a far convergere il tutto in una storia degna di nota e di esplosività.
Sorrentino, autore, di "This must be the place" riconferma nuovamente la sua vena artistica, fatta di tante trovate visive che pompano a dovere la pellicola. Fin qui potremmo pure condividere il tutto ma, ben presto, il film mette in luce pure il suo deficit narrativo che si arresta in una storia molto "solita" del cinema, ovvero qui il protagonista di turno, una vecchia rockstar, prima di tornare a vivere al meglio la propria vita dovrà affrontare un lungo calvario. Quanti film sono stati costruiti (e saranno costruiti) su questi prevedibili plot? Alla mente ritorna celermente qualche film di Tornatore, insomma l'omologazione nel film è fin troppo presente, e fin troppo pressante.

Premesso che è difficile coniugare storia e spettacolarità artistica Sorrentino fallisce la sua missione, non è la prima volta, vi ricordate "Il Divo"?
Il regista italiano vuole strafare attraverso un palco scenico di alto livello e ad una serie di colonne sonore buone che, purtroppo, sono inserite in un piano troppo vago e veramente poco concreto. Qui, in "This must be the place" mancano molte cose, anzitutto il coinvolgimento; la figura del rockettaro interpretato da Sean Penn non offre talaltro quell'emotività necessaria. Icona troppo depressa e con poca incisività.
Strani dopotutto i vari personaggi che accompagnano in scena il percorso del protagonista, storia dilatata, statica e sopra le righe.
Da recensore diventa faticoso ed ipocrita consigliare la visione di un film che durante la sua vasta proiezione di due ore offre ben poche traiettorie narrative ancorandosi il più delle volte in dialoghi prevedibili che cercano, talaltro, di fungere da metafora ed illustrazione della vita.

sonoalessio  @  28/02/2012 23:36:21
   5½ / 10
Mi sa che sorrentino sta volta ha non dico toppato ma quasi. peccato avevo una grande aspettativa per questo film.
la trama non è un granchè ed è sviluppata pure male. certi personaggi poi sono solo abbozzati. uno su tutti la ragazzina emo dark metallara che ora scopro essere la figlia di bono vox.
se poi lo scopo era quello di farsi conoscere oltre oceano mi sa che ha fallito anche lì visto che il film non se l'è filato quasi nessuno nonostante la roboante presenza del bravissimo sean pean. un'occasione persa per quello che fino ad oggi ho sempre considerato un grande regista. spero che si rifaccia

Amnis  @  26/02/2012 18:39:51
   5½ / 10
Sean Penn in costante febbre parossistica diventa mera e ridicola caricatura, incapace di gestire un personaggio che nasce già macchietta del proprio interprete. Lo script non meno vagabondino e senza scopo del protagonista emerge da radici confuse e gira quel paio d'ore intorno a se stesso sorvolando su una dozzina di contesti e pretesti senza scandagliarne a sufficienza neanche uno. Lodevoli alcune inconfondibili istanze sorrentiniane che emergono talvolta: le scene dal taglio videoclip, i piani-sequenza meditabondi, quella personale visionarietà incarnata in questa sede da oche starnazzanti nei momenti climatici o da anziani nudi e penitenti che esitano nel candore della neve. Ma una buona mano registica, quella che in passato s'era fatta ampiamente apprezzare, non basta quando la sceneggiatura è un delirio privo di causalità e finalità. L'America a Paolo ha fatto male, sarà per la prossima.

cultmovie  @  14/12/2011 04:25:38
   5 / 10
film mediocre e piuttosto sconclusionato, troppa carne al fuoco ma poca sostanza...si salva solo la fotografia e qualche scena, recitazione di Sean Penn sottotono.
in poche parole RIDICOLO potrebbe piacere a qualche teen-ager

3 risposte al commento
Ultima risposta 31/01/2012 11.19.46
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barone_rosso  @  03/12/2011 23:36:16
   5 / 10
Me ne avevano parlato molto bene, ma è stata una delusione. Film vuoto come una zucca vuota, il modo di fare Osbourne-style di Sean Penn annoia dopo i primi 10 minuti...

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Ultima risposta 14/12/2011 04.26.57
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Regista Ricky  @  26/11/2011 10:56:57
   4 / 10
la mia sensazione quando l'ho visto fortunatamente gratis.

A: di che cosa parla i film?
B: Sean Penn è bravo.
A: Davvero? Ma che succede?
B: E c'è Sean Penn.
A: Si ma la trama?
B: E c'è Sean Penn che vaga per l'America e parla con altre persone.

e potrei andare avanti. detto tutto.
DELUSIONE.

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Ultima risposta 04/03/2012 12.11.09
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Invia una mail all'autore del commento bleck  @  18/11/2011 18:17:58
   3 / 10
non ero stanco...ma questo film l'ho trovato di una noia esasperante...un effetto soporifero devastante...credo sia la prima volta che mi sia annoiato con il mitico Sean, ci voleva Sorrentino...che probabilmente vuole farci vedere quanto sia intelliGGGente e ci propina un film piatto, monocorde, riservato ad un pubblico elitario...
ma forse io non lo sono...
sono uscito dalla sala alla fine del primo tempo...
se non siete snobini...da evitare assolutamente...

Kristkal  @  17/11/2011 15:29:39
   3½ / 10
Sarà che ero stanco, sarà che questo genere di film introspettivi non mi piace, sarà che non succede quasi nulla per tutta la durata del film ma a fine serata ero a dir poco distrutto. SOPORIFERO!

Gruppo COLLABORATORI julian  @  15/11/2011 02:43:59
   5 / 10
E siamo al grande salto d'oltreoceano del napoletano Sorrentino, uno che in questi ultimi anni ci ha ammaliato con le sue doti di regista e ha ridato un pò di speranza al rachitico cinema italiano, impastoiato nelle ultraventennali gags dei pastrocchi natalizi, nel patetismo di certe storie famigliari sulle crisi di mezza età, in ridicoli tentativi di richiamarsi al vecchio cinema buono, in parodie, porcherie, adattamenti mocciosiani, incapace insomma di sganciarsi dalla spazzatura televisiva, da quel piccolo malefico schermo che finisce per inquinare anche quello Grande. Era dunque una mossa che tutti aveva lasciato col fiato sospeso: cadrà, ce la farà ? Bè, lo dirò in modo da farla sembrare una sentenza ma questo è solo il mio pensiero: Sorrentino è caduto. Inciampato per meglio dire, ci si può sempre rialzare in fondo.
L'ansia da prestazione è ravvisabile in tante piccole cose; anzitutto "sono stato in concerto a Napoli" dice Cheyenne. Napoli. Sorrentino la butta lì come un'ancora di salvezza nello sconfinato oceano, appunto, come il classico pesce fuor d'acqua che continua a richiamarsi stancamente alla sua piccola boccia di vetro. Vorrebbe tornare lì, al sicuro, ma allo stesso tempo vuole sfidare l'immensità dell'oceano, provare a scoprirsi vincitore o, almeno, sopravvissuto.
Così, pesci a parte, Sorrentino sforna la solita regia impeccabile, due tre frasi da capogiro, scenografie eccezionali, situazioni incredibili, colonna sonora calzante, personaggi Coeniano-Tarantiniani (in riga col nuovo cinema americano, insomma) e cerca di tenere tutto insieme con la storia del road movie, la ricerca di sè stessi, di uno scopo e di un significato in questa vita.
E' inutile dire che il collante non funziona. Tutto esiste indipendentemente dall'altro, tanti bei video musicali messi insieme. E' la perdita totale della logicità narrativa in funzione della forma e la cosa più grave è che non è stato fatto apposta.
Una serie di scene interessanti sono buttate lì come esca, specchietti per le allodole perchè le allodole vi trovino un significato; ma è inutile arrovellarsi: non ne hanno.
Non c'è da essere troppo critici comunque per il buon Paolo: è sempre stato un pò esteta, formale, ci piaceva gigioneggiare con la macchina insomma, caricare all'estremo ogni carattere della sua storia. Qui valica il limite perchè si riduce solo a questo, il suo stile non è più mezzo espressivo ma fine ultimo, ritorto su sè stesso, inutile e banale.
Nel grande salto ci può stare, si può accettare; le influenze del cinema internazionale, di quella parte frivola (è stato fatto, giustamente, il nome di Jarmusch, io ci metterei pure qualche nome di donna) si sentono.
E anche qua l'ansia da prestazione: una strizzatina d'occhio a registi che si sono già imposti internazionalmente non può far male, nel momento del grande salto...

Beefheart  @  04/11/2011 11:27:47
   4 / 10
Beh... per dirla in termini strettamente cinematografici... trattasi di vera pirlata!
In effetti c'era proprio bisogno dell'ennesimo esaltato artistoide italiano stracciamaroni che sbrodolasse poetica e simbolismo aggratisse senza che nessuno, ma proprio nessuno, ne sentisse il bisogno. Adesso che il buon Paolo ha partorito 'sto aborto di lungometraggio stiamo tutti meglio e l'arte ha fatto un balzo da leone. Meno male.
Ovviamente ogni commento ad un obbrobrio che si commenta da solo è assolutamente inutle; dunque non rimane che mettere in guardia coloro che, eventualmente, si trovassero a leggere queste righe prima di impegnare tempo e denaro appresso a 'sta boiata, invitandoli a ripensarci, dedicandosi piuttosto ad una passeggiata se fa bello e ad una partita a carte se fa brutto. Credetemi sarà senz'altro più edificante (e persino più artistico) che sprecare 2 ore della vostra vita in quella che sarebbe solamente un'attività deleteria ed avvilente. Da evitare accuratamente.

Dom.Marchettini  @  04/11/2011 00:01:33
   4½ / 10
Avevo grosse -decisamente troppo grosse, a ben vedere, data la stima incondizionata che ho sempre nutrito per il Paolo nazionale fin dai tempi de "L'uomo in più"- aspettative riguardo questa pellicola.
E qualche timore, a voler essere sincero fino in fondo. Ma nulla che potesse presagire una disfatta simile.
Sciaguratamente, infatti, stavolta la montagna ha partorito il proverbiale topolino. Topo che nella fattispecie è un parruccone cinquantenne semi-ritardato, che gigioneggia alla meno peggio tutto il tempo e non squittisce neanche granchè bene (Ergo: Servillo ma dove c.azzo seiii?!?!?!).
Duole parecchio ammetterlo, ma nonostante la comunque magistrale, a tratti -ma proprio solo a tratti, eh- anche entusiasmante padronanza tecnica con cui è realizzato, nonchè il palese sfoggio di capitali utilizzati, questo "This must be the place" è un film che fa acqua da tutte le parti.
Uno pseudo-drammone esistenziale scialbo e pretenzioso che rincorre inutilmente la poesia, e che altrettanto inutilmente prova ad essere profondo senza minimamente allontanarsi dalla mera superficie, giocandosi senza vergogna alcuna anche la carta del ricatto emozionale dovuto alla Shoah.
Un matrimonio malaccorto fra il più dozzinale dei road-movie stelle&strisce ed il trionfo -per quanto sottilmente sfumato, all'interno della narrazione- di quella retorica sionista (pardon, semita) più bieca e parac.ula a cui l'Academy non è MAI stata impermeabile.
Potevano direttamente intitolarlo "Sorrentino goes to Hollywood just looking for an Oscar or some money". Un titolo che almeno spiegherebbe la ragione per la quale il "place" in questione (ma magari il problema fosse solamente geografico!) sia così disgraziatamente avulso dalle abituali -assai più congeniali ed efficaci- ambientazioni italiote cui finora il cineasta partenopeo è stato avvezzo.
I punti deboli sono tanti e tali che mi passa la voglia anche soltanto di elencarli, figuriamoci di sviscerarli.
Valgano, per tutti, l'irritantissima, fastidiosamente ostentata gestualità di Penn (ma quante volte se lo soffia, il ciuffo dalla faccia?), l'assurdamente lungo cameo di Byrne ed il finale stesso, assolutamente inconcludente quanto completamente campato in aria (come del resto tutta la caccia al nazista che fa da sfondo agli avvenimenti).
Chiamare trama un'accozzaglia simile di situazioni al limite della decenza e ben oltre il senso del ridicolo, semplicemente mi ripugna.
Ok, direte voi, la trama non è certo ciò che fa di Sorrentino il gran regista che è stato (e che spero vivamente torni ad essere, una volta rinsavito dalla sbronza di dollari in arrivo). Solo che a scricchiolare, qui, e parecchio, sono persino i dialoghi e la caratterizzazione dei peronggi, solitamente carte vincenti nelle precedenti opere dell'autore.
Decontestualizzato dal proprio habitat naturale, cioè quel mix grottesco di provincialità e grettezza squisitamente (!) italiano che ha fatto brillare tutti i suoi precedenti lavori, anche lo spiccato gusto di Sorrentino per il "sopra le righe", quell'enfasi quasi macchiettistica che ben si confaceva alle maschere di un Geremia de' Geremei o del Divo Giulio, finisce col sortire un effetto diametralmente opposto a quanto sarebbe stato più che lecito augurarsi.
La più grossa delusione filmica degli ultimi dieci anni.
Tanto più da evitare, ed a maggior ragione boicottare, se come il sottoscritto siete dell'idea che a capolavori come "Le conseguenze dell'amore" spetti di diritto un cantuccio nel gotha della cinematografia mondiale.

forzalube  @  03/11/2011 04:36:00
   5 / 10
Strampalato e bizzarro senza alcuna ragione il film gira sostanzialmente a vuoto inanellando una serie di scene inverosimili. Ci sono persino personaggi che appaiono per un paio di scene e poi scompaiono.

Se poi fumare una sigaretta è segno di una nuova maturità ragigunta dal protagonista forse dargli 5 è pure troppo. Si vede che l'industria del tabacco lo ha pagato bene...

devis  @  01/11/2011 23:24:45
   4 / 10
Veramente un brutto film. Noioso, lento e di una depressione incredibile. E dire che lo avevo scelto vedendo la media alta. Non consigliabile!

1 risposta al commento
Ultima risposta 02/11/2011 13.41.28
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M0rg4n  @  28/10/2011 11:19:48
   5 / 10
Quoto il commento di Ferro84:

"[...] Un vero peccato ma si deve dire che This must be the place è un film pasticciato e di maniera purtroppo del tutto inconcludente.

Sorrentino ce la metta tutta per mettersi in mostra: carrellate, piani sequenze, campi lunghi, citazioni, si lascia andare ad una bulimia stilistica tralasciando il resto e perdendosi totalmente nei dettagli.
In questo tripudio stilistico, sterile e di maniera, gli attori sebbene bravissimi cadono vittime del narcisismo registico che interrompe il filo narrativo introducendo personaggi inutili o diluendo scene in maniera irritante.

[...] Certo non mancano momenti di ottimo cinema così come dialoghi meravigliosi però il senso di disorganicità è notevole anche per il fatto che Sorrentino si dimostra essere unico nella rappresentazioe e nel racconto dei personaggi ma assolutamente inadeguata è la sua capacità narrativa complessiva.

[...] Purtroppo una bellissima occasione persa e spiace veramente, sebbene il film alterni momenti riusciti ad altri meno il dato complessivo è negativo, nella speranza che a Sorrentino sia concessa una prova di appello This must be the place sia un'occasione per imparare dagli errori."

Invia una mail all'autore del commento Sgabroz  @  26/10/2011 01:08:22
   5 / 10
Anche Sorrentino è umano. Mi ero abituato molto bene con lui, le conseguenze dell'amore e il divo sono spettacolari. Questo film non mi ha coinvolto, non mi ha emozionato. Bellissima fotografia, ottima tecnica registica, alcuni personaggi potenzialmente ricchi ma... "il tutto è più della somma delle sue parti", e stavolta manca qualcosa per arrivare al tutto che mi ha fatto amare i film sopra citati. Peccato.

Gabo Viola  @  25/10/2011 00:22:02
   2 / 10
Dopo Muccino anche Sorrentino goes america. Preferisco senza dubbio il primo al secondo perchè almeno non si ammanta di qualsivoglia autoralità. Preferisco un clown, un imbonitore di massa ad un regista che vuole "oh oh far vibrare le corde del cuore". Sorrentino è tutto questo, lezioso, accademico, petulante. Aspetto i commenti dei suoi fan a cui propongo, vista la fede cieca, un gemellaggio con il Santo di Pietralcina: Padre Pio.

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Ultima risposta 04/11/2011 00.26.56
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  24/10/2011 23:51:04
   5 / 10
Un Sorrentino affetto da ansia da prestazione confeziona uno dei suoi film meno riusciti perdendo ahimè l'appuntamento più importante della sua carriera.
Un vero peccato ma si deve dire che This must be the place è un film pasticciato e di maniera purtroppo del tutto inconcludente.

Sorrentino ce la metta tutta per mettersi in mostra: carrellate, piani sequenze, campi lunghi, citazioni, si lascia andare ad una bulimia stilistica tralasciando il resto e perdendosi totalmente nei dettagli.
In questo tripudio stilistico, sterile e di maniera, gli attori sebbene bravissimi cadono vittime del narcisismo registico che interrompe il filo narrativo introducendo personaggi inutili o diluendo scene in maniera irritante.
Dedicare sei minuti alla canzone This must be the place è un delitto che non trova altra giustificazione qualche favore a David Byrne visto anche il cameo che gli dedica.

Certo non mancano momenti di ottimo cinema così come dialoghi meravigliosi però il senso di disorganicità è notevole anche per il fatto che Sorrentino si dimostra essere unico nella rappresentazioe e nel racconto dei personaggi ma assolutamente inadeguata è la sua capacità narrativa complessiva. Non a caso il suo capolavoro è Il Divo, film dove la (S)storia è del tutto tralasciata e dove l'elemento che conta è il racconto dei personaggi politci.

Il cinema americano è pieno di road movie formativi di grande spessore e purtroppo questo film non regge il paragone-
Quando David Lynch decise di girare Una storia vera, tutti si aspettavano qualcosa di molto personale e invece Lynch seppe abbandonare il suo stile adottando uno stile classico perfettamente congeniale al tipo di racconto stesso e il risultato fu un capolavoro.
Sorrentino dichiara di ispirarsi a Una storia vera ma perchè non l'ha fatto fino in fondo?

Purtroppo una bellissima occasione persa e spiace veramente, sebbene il film alterni momenti riusciti ad altri meno il dato complessivo è negativo, nella speranza che a Sorrentino sia concessa una prova di appello This must be the place sia un'occasione per imparare dagli errori.

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Ultima risposta 16/12/2011 19.03.14
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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  23/10/2011 03:34:19
   2 / 10
Uno dei film più noiosi che abbia mai visto. Lento,lento ed ancora lento. L' operazione cinematografica ruota attorno al talento attoriale di Sean Penn, ridicolizzato da un costume un po' fuoritempo e da una voce-falsetto molto tediosa e a mio avviso irritante. La sceneggiatura è praticamente assente e il racconto della ricerca di un cacciatore di ebrei fa da sfondo ad una serie di piccoli episodi pseudo-familiari che non si integrano con il tema del film . Finale fortemente simbolico ma moralista ed esteticamente fastidioso.

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dagon  @  21/10/2011 11:15:25
   5½ / 10
Passo indietro di Sorrentino. “This must be the place” non fa altro che frullare gli elementi (soprattutto i vezzi) di un certo cinema indipendente “di tendenza” americano. Ci sono echi di Wes Anderson, della Coppola e via dicendo. Un po’ di frasi ad effetto che elargiscono perle di saggezza sulla vita, un po’ di simbologia facile facile, personaggi “dropout” caratterizzati in maniera marcata e particolare, registro surreal/strampalato ormai di maniera. Al di là della crosta, un film che cerca disperatamente di essere originale senza riuscirci praticamente mai.

Invia una mail all'autore del commento logical  @  18/10/2011 01:47:12
   4 / 10
Sorrentino non aveva ancora sbagliato un film ma il look di Sean Penn mi aveva fatto temere il peggio. L'abbraccio del grande Cinema Americano aveva già lasciato parecchi cadaveri tra i registi europei e non, da Wim Wenders a John Woo e mi aspettavo qualche pesante influenza.
Non fino al punto di lobotomizzare un film alla sua radice, sia con le riprese con dolly perpetui vertiginosi che con una sceneggiatura balbettata e uniforme come una farsa triste.
Ci sono altre conseguenze, legate probabilmente ai finanziatori del film, che condizionano in modo estremamente sgradevole una storia che non avendo alcun appeal deve trovarsi un dramma tascabile per darsi un contegno. E cosa c'è di meglio della classica caccia al nazista - anche se più volte sottolineato - ampiamente fuori tempo massimo? Altri penosi quadretti-marchetta quello con il tributo 'artistico' a David Byrne, che ne sembra persino imbarazzato o la petulantissima insistenza tabagista, ormai bandita da tutti i film 100% USA e che qui cerca di avere persino un posto catartico nella sceneggiatura come annunciazione della maturità.
Non si può credere che sia lo stesso sceneggiatore della lucida depravazione di Titta Di Girolamo. Spero solo che questo film sia la necessaria vessazione per potere accedere a capitali e distribuzione americana e che si riprenda al più presto. Servillo, fosse anche solo per la parrucca, non l'avrebbe mai fatto.

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Ultima risposta 18/10/2011 20.51.37
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Frogger  @  16/10/2011 13:24:58
   5½ / 10
2 ore vuote in cui viene fuori solo la maestosità di quel fantastico attore che è Sean Penn, che prende spunto in maniera inequivocabile da Ozzy. Il film resta però abulico, sconsclusionato e vuoto, non trasmette nulla di memorabile. Se volete vedere un vero film che "trasuda" States, guardatevi una storia vera di Lynch e capirete il vero valore di questo film.

kerkyra  @  16/10/2011 12:06:43
   5½ / 10
Mi ha delusa, il talento di Penn qui non è stato adeguatamente contenuto.
Penso che sia il solito road-movie che puntualmente il regista europeo ci propina ogni volta che va negli States...
Peccato... una bella occasione sprecata...

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Ultima risposta 24/10/2011 10.55.00
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The Legend  @  15/10/2011 20:29:37
   2 / 10
E' difficile riconoscere dietro a un filmetto così insulso la mano dello stesso regista delle Conseguenze dell'Amore. Mio dio, come può essere lo stesso Sorrentino ?

This must be the place è un guscio vuoto che non trasmette emozioni, personaggi troppo deboli e una storia priva di spessore che non si sa dove vuole andare a parare.

D'accordo: negli altri film c'era Servillo che praticamente reggeva da solo la baracca, ma qui mancano anche le musiche speciali di Sorrentino, le sue battute fulminanti, le trovate sceniche sorprendenti che avevano fatto di questo giovane regista (meritatamente) la nuova stella nascente del firmamento italiano.

Paolo mio, non è che hai tirato di coca anche tu prima di incominciare le riprese ?

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Ultima risposta 04/11/2011 00.34.33
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