the square (2017) regia di Ruben Östlund Svezia, Germania, Francia, Danimarca 2017
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the square (2017)

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locandina del film THE SQUARE (2017)

Titolo Originale: THE SQUARE

RegiaRuben Östlund

InterpretiElisabeth Moss, Dominic West, Claes Bang, Terry Notary, Linda Anborg, Annica Liljeblad

Durata: h 2.25
NazionalitàSvezia, Germania, Francia, Danimarca 2017
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2017

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Trama del film The square (2017)

Protagonista del film è Christian, curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma, nonché padre amorevole di due bambine. Nel museo c'è grande fermento per il debutto di un'installazione chiamata "The Square", che invita all'altruismo e alla condivisione, ma quando gli viene rubato il cellulare per strada, Christian reagisce in modo scomposto, innescando una serie di eventi che precipitano la sua vita rispettabile nel caos più completo.

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Voto Visitatori:   6,81 / 10 (32 voti)6,81Grafico
Miglior film dell'Unione Europea
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film dell'Unione Europea
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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Voti e commenti su The square (2017), 32 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

76mm  @  29/06/2023 16:44:06
   6½ / 10
SPOILER

Non essendo riuscito a recuperarlo prima, mi sono imbattuto in questo film dopo aver già visto Forza Maggiore (buono) e Triangle of Sadness (fuffa).
Questo lo considero appena discreto, per cui, cronologicamente parlando, sembra che il cinema di Ostlund vada sempre peggiorando (a questo punto sarei curioso di visionare i suoi primi lavori che se tanto mi dà tanto dovrebbero essere molto buoni).
Lo svedese fa un largo uso del grottesco per portare lo spettatore a ragionare su diverse tematiche, alcune delle quali interessanti, anche se non proprio di prima mano (ad esempio la querelle sull'arte contemporanea e sul fatto che qualsiasi cosa possa diventare un'opera d'arte, se qualcuno la espone in un museo e gli dà una valutazione a sei zeri, è già stata ampiamente dibattuta e discussa, dagli squarci su tela di Fontana ai sacchi di juta di Burri, passando addirittura per la satira di Aldo Giovanni e Giacomo (!) con la celebre gamba di Garpez che " il mio falegname con 30.000 lire la faceva meglio").
Lo scopo manifesto dell'opera è quello di mettere a disagio lo spettatore con scenette apparentemente scollegate fra loro e sempre più bizzarre ed allegoriche, per costringerlo a fare i conti sia con i problemi della società (l'integrazione, l'indifferenza, la mancanza di solidarietà), che con quelli individuali (la perdita della fiducia negli altri, l'opportunismo, l'incapacità di assumersi le proprie responsabilità) e bisogna riconoscere che a volte coglie nel segno, come ad esempio nella ormai famosissima sequenza della performance "scimmiesca" durante la cena di gala (che però può funzionare solo per la compassata società svedese, in Italia sarebbe finita a cazz.otti dopo 30 secondi, così come da noi sarebbe stato impensabile ottenere la restituzione della refurtiva di uno scippo con un metodo così idiota come quello escogitato da Christian e socio).
La sequenza più riuscita a mio avviso è quella dove il protagonista, sempre più nel baratro, cerca di inviare un videomessaggio di scuse al ragazzino arabo ma, dopo aver iniziato in maniera promettente ammettendo qualche colpa personale, scade presto nel becero qualunquismo con un banalissimo pippone contro i mali e i pregiudizi della società, scaricando così ogni colpa e perorando la tesi dell'incapacità umana, ed in particolare di una determinata classe sociale, di fare i conti con le proprie responsabilità.
Meno incisivo il discorso sul rapporto fra i sessi e sulle logiche di potere che ne determinano i ruoli (la sequenza del preservativo conteso è divertente, ma trova comodo rifugio in un nonsense un po' fine a se stesso).
Azzeccata infine la scelta di frustrare le pur buone intenzioni del protagonista, impedendogli di fatto una vera e propria catarsi nel finale (che resta però aperto…è ormai certificato che l'incapacità – o la mancanza di volontà – del regista di dare una vera e propria chiusa alle sue storie è un po' il suo marchio di fabbrica).
In definitiva non ho visto molto per poter giustificare una Palma d'oro, ma delle 2 che ha vinto Ostlund non è certo questa quella più ridicola.

zerimor  @  08/05/2023 16:16:28
   7 / 10
"The Square" è una pellicola di difficile fruizione, questo è bene sottolinearlo soprattutto per chi avesse in mente di vederlo per la prima volta. Difficile per la mole di dialoghi pomposi con pause interminabili e "frustranti". Il messaggio che il film vuole veicolare è chiaro e si palesa in più di un'occasione fino al monologo finale del protagonista che lo espone esaustivamente.
A me è piaciuto tutto sommato. È un film grottesco con diverse scene bizzarre e d'impatto.
Resta impresso.

Oskarsson88  @  27/04/2023 10:13:04
   7 / 10
Linea sottilmente grottesca con chiara critica alla società tra la contrapposizione borghese e la povertà. Molto bello l'intento, intelligente in alcuni passaggi, durata un po' eccessiva. Sicuramente originale.

Dominus360  @  02/04/2023 16:52:25
   4 / 10
Salvo l'idea, troppo lungo, dialoghi eccessivi

Febrisio  @  27/03/2023 11:57:37
   6 / 10
Sulla scritta noto ora che c'è scritto "Geniale e da morire dalle risate". Se proprio dovevo morire era per certi attimi tirati davvero, e a mio avviso inutilmente, per le lunghe. Non vedevo l'ora che finisse malgrado in conclusione gli si riconosce di portare su schermo diversi intrecci e rocambolesche decisioni in rappresentanza di un mondo attuale e moderno pieno di contraddizioni. Inoltre ottima la scena del pseudo culturista. Ho decisamente preferito Triangle of sadness.

Goldust  @  13/03/2023 17:37:40
   7 / 10
L'opera seconda di Ostlund è meno riuscita di "Forza maggiore" ma trae origine dal medesimo concetto - un evento apparentemente trascurabile che causa una miriade di imprevedibili effetti - per portarlo ad un livello superiore di complessità. L'adesione al tema artistico non è casuale ed infatti, proprio come un'opera d'arte concettuale contemporanea, la pellicola vorrebbe farsi esaminare su piani diversi, lasciandone allo spettatore l'interpretazione finale. Un'operazione sicuramente coraggiosa che si sublima in diverse sequenze d'impatto ( come la performance dell'uomo - gorilla, o quella del bambino che sotto casa del protagonista reclama insistentemente le sue scuse ) ma talmente ermetica che a fine visione, anche a causa di una durata spropositata, lascia un pò di amaro in bocca, come se non desiderasse farsi capire a tutto tondo. Per quanto tortuoso resta comunque un esercizio filmico stimolante, e conferma il talento registico del cineasta svedese.

Jumpy  @  11/02/2023 19:02:40
   7 / 10
Spiazza e disorienta continuamente, un po' prolisso in qualche dialogo della parte centrale, evidenzia le ipocrisie e le contraddizioni dell'uomo moderno (bravissimo Claes "Dracula" Bang) di fronte all'imprevedibilità della vita.
Sicuramente da vedere perchè tecnicamente perfetto (si nota il gran lavoro di fotografia, scelta delle inquadrature e l'attenzione ai particolari) ed insolito...

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VincVega  @  14/06/2022 20:17:21
   7 / 10
Sicuramente un ottimo film quello di Ruben Östlund, un regista in grado di catalizzare l'attenzione dello spettatore nonostante i ritmi non altissimi. Però "The Square" si segue bene, la tematica è attraente, la psicologia del protagonista è ben delineata e la spirale degli eventi che lo coinvolgono è di sicuro impatto. Vengono a galla l'incoerenza dell'uomo comune, ma con una certo potere, e una certa critica alla società. Forse è un po' troppo lungo e certe sequenze, per quanto riuscite (tipo "L'Uomo Scimmia"), sono abbastanza slegate al resto. Da vedere ma non so se meritasse la "Palma D'Oro".

DogDayAfternoon  @  13/07/2021 21:14:16
   5½ / 10
Molto sopravvalutato a mio avviso, uno di quei film molto particolari ma che poi stringi stringi rimane poco o nulla. Eccessivamente lungo, molti dialoghi sono inutilmente prolissi, noiosi e banali, specialmente nella prima parte. Il cast tutto sommato se la cava bene.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  29/03/2021 01:21:56
   7½ / 10
Pellicola svedese che si gioca sulla psicologia del protagonista e le contraddizioni che si trova a incarnare: arte classica/arte moderna, ricchi/poveri, centro/periferia, umano/non-umano.
Un lavoro originale caratterizzato da una regia notevole. Peccato per una durata davvero eccessiva che appesantisce troppo la visione, che rimane comunque un'esperienza più che gradevole.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  21/03/2021 13:20:07
   8 / 10
The square è un film sull'ipocrisia e sui forti contrasti, benestanti/mendicanti, upper class/lower class, arte contemporanea e concettuale/arte classica. Esprime la sua narrazione con una regia incredibile che è essa stessa arte: ogni inquadratura potrebbe essere serenamente un quadro. Forse il regista eccede un po' nella lunghezza: alcune scene potevano durare meno senza che il significato dell'opera ne fosse intaccato (penso soprattutto alla scena dell'esibizione dell'artista scimmione).

La cinematografia scandinava di conferma comunque sempre un passo avanti nell'esplorare territori in cui altri nemmeno sognerebbero di avventurarsi.

Pedro65  @  21/02/2021 18:45:07
   1½ / 10
La noia regna sovrana.
Da guardare solo se si hanno problemi di insonnia.
Due ore e mezza buttate via

Invia una mail all'autore del commento bleck  @  28/08/2020 15:48:01
   8 / 10
Opera di grande livello, con atmosfere inquietanti e suggestive, che in alcuni casi lasciano lo spettatore sbigottito e con dei punti interrogativi, ma il tutto tende a conferire a quest'opera un alone di inquietante attesa. Da non perdere, absolutely.

7219415  @  15/06/2020 23:46:34
   7½ / 10
Piacevole sorpresa

litoos  @  02/06/2020 18:35:45
   9½ / 10
L'arte raccontata in tutta la sua scorrettezza...
Visivamente una scena più bella dell'altra, ogni fotogramma sarebbe da incorniciare.
Trama avvincente, originale e ricca di temi.
Capolavoro di Ostlund che merita la palma d'oro a Cannes

Jokerizzo  @  01/03/2020 12:25:27
   8 / 10
Merita tantissimo!!

marimito  @  01/03/2020 11:21:57
   6 / 10
Il tentativo è ambizioso: provare a rappresentare l'ipocrisia di una certa parte di mondo che si finge altruista, empatica, filantropa, egualitaria, ma che alla fine si ritrova rinchiusa nel suo universo dove "mors tua est vita mea", un universo in cui la responsabilità individuale si perde e si confonde con quella collettiva. In realtà il film poi non raggiunge l'obbiettivo sperato, perché a tratti diventa noioso, incomprensibile e poco intellegibile. Peccato perché si tratta di un tema davvero annoso e di cui è necessario parlare ma con toni e lessico divulgativi.

Invia una mail all'autore del commento bart1982  @  09/09/2019 17:42:45
   4½ / 10
Vado sottomedia e oltre con questo voto negativo per contrastare questi voti immotivati.
Questo film (drammatico?) che ha molto di commedia, non sa dove vuole andare a parare...il messaggio o i messaggi che vuole dare non si sa quali siano e a chi siano destinati.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  01/11/2018 11:44:59
   8 / 10
Fortunatamente ha vinto un importante premio perche in caso contrario non so in che modo sarebbe stato distribuito e conosciuto qui in Italia.
Un discorso alto sull'arte, quella effimera e quella destabilizzante conosciuta come "arte moderna", che sinceramente odio principalmente perche', forse, non la comprendo.
Un mondo fuori dove viene scartato il piu' debole, il disadattato, e un posto dentro al quadrato dove tutti sono sullo stesso livello.
Un protagonista che malgrado promuovi tale opera non fa altro che l'opposto del suo stesso messaggio, cosi egocentrico e orgoglioso di se.
Il film è molto lungo e stanca un po' ma i concetti che vuole esprimere forse avrebbero avuto bisogno di ancora piu' tempo. Tanto che il finale, magari tanto atteso, arriva un po' a sorpresa.
Arte, questa sicuramente si...

dagon  @  24/08/2018 18:31:02
   6½ / 10
Molta carne al fuoco, forse troppa. I bersagli principali sono una certa intellighenzia e il suo mondo autoreferenziale e pseudoelitario e le distorsioni e i paradossi dei social; spesso il regista centra il bersaglio, ma il messaggio nel suo complesso risulta annacquato da una lunghezza mostruosa e da un cambiare spesso focus, mollando delle cose a metà.

the saint  @  15/06/2018 12:25:01
   7 / 10
film particolare, molto originale! può spiazzare e non piacere a tutti..



per i cinefili e gli appassionati di arte contemporanea potrebbe essere una vera chicca!

tutto gira intorno all'arte, il film affronta forse troppi temi, alcuni li approfondisce altri li lascia un po' li...
Il regista gioca da par suo a livello visivo e simbolico con le provocazioni di cui quest'arte è portatrice: mai come in questo caso abbiamo la percezione che non è l'oggetto, ma il significato che gli assegniamo che conta: una borsetta, persino una pila di ghiaia, assumono valenza simbolica se "li metto lì" e decido di renderli veicolo di un messaggio. L'evento intorno a cui ruota il film è la promozione di una mostra relativa ad un'opera appena acquisita: un quadrato recintato sul selciato (the square) così etichettato: questo quadrato è un "santuario di fiducia e altruismo", all'interno del quale tutti hanno gli stessi diritti e doveri.
Ma tanto più il significato che assegno è nobile e alto, tanto più appare consumato e piatto, al punto che solo un'immagine atroce, capace di parlare alla pancia – diremmo oggi – spregiudicatamente proposta da un'agenzia pubblicitaria, può attrarre l' attenzione su di esso. Si sa già che ci sarà il rituale scandalo, le rituali prevedibili proteste, che il più sprovveduto magari ci rimetterà il posto, ma alla fine l'obiettivo di attrarre l'attenzione sarà perfettamente raggiunto proprio grazie a chi ha protestato di più. E non occorre scavare molto per capire che alla fin fine dietro al santuario di fiducia e altruismo c'è il business del museo.
Di fronte a questo, la perfetta vanità degli sforzi di chi, pur riluttante, pur insicuro, tenterebbe di fare qualcosa di pulito: Christian, nei suoi intermittenti lampi di consapevolezza, ci prova e noi facciamo il tifo per lui: vuole riparare il torto fatto a un bambino a causa di una stupida iniziativa per recuperare qualcosa che gli è stato rubato e quando finalmente si decide, il bambino non è più rintracciabile..
forse un po' troppo lunga questa parte, non so se il messaggio che avrebbe voluto lasciare era quello delle scuse, scuse che non arrivano.. in fondo nella società di oggi, quanto cavolo è difficile chiedere e ottenere le scuse? e poi quando uno ci ripensa, forse è troppo tardi...



il protagonista ammette poi le sue responsabilità per la bieca campagna pubblicitaria e il suo gesto è immediatamente svilito e finalmente del tutto ignorato. Non c'è veramente via d'uscita, e tutto è inghiottito dalle asettiche geometrie, dai flussi insieme convulsi e rituali del quotidiano, da un rimbombo aggressivo di rumori non significanti sullo sfondo. Resta come rifugio lo sguardo innocente/indignato dei bambini.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  24/04/2018 08:51:06
   8 / 10
Non saprei, forse mi è piaciuto molto, forse mi ha lasciato perplesso in qualche punto. Quel quadrato che il curatore del museo vuole costruire, un'opera d'arte moderna che distrugge quella classica (straordinaria la scena del cavallo), è tutto ciò che lo stesso curatore non riesce a raggiungere nella propria vita. E quando se ne accorge è troppo tardi, gli rimane soltanto l'innocenza di quelle figlie che forse da quel quadrato ancora non sono uscite.

Il personaggio del dipendente di colore secondo me è il più riuscito. La deresponsabilizzazione dell'essere umano.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  16/04/2018 22:12:06
   8 / 10
Molto più complesso e stratificato rispetto a Forza maggiore, tuttavia unito da quella semplicità causa/effetto che può generare effetti imprevisti e dalle conseguenze imprevedibili. Persino il personaggio di Christian, curatore di un museo d'arte contemporanea e persona apparentemente al di sopra di ogni sospetto, è risucchiato in un vortice dove si lascia prendere dall'intolleranza e scaglia la sua frustrazione verso quelle classi che sono bersaglio dell'intolleranza collettiva. Una reazione a catena, come la valanga di Forza maggiore che fa emergere quel lato oscuro presente sia nell'individuo che nella società nel suo intero. Una commedia surreale con notevoli spunti satirici dove l'arte si pone a destabilizzare gli equilibri, come essere allo stesso tempo un contenuto vuoto e spento.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  08/04/2018 15:27:10
   6 / 10
Ostlund aveva fatto un gran film con "forza maggiore". qui nel suo ideale passo successivo nello studio della società moderna , si fa ancora più estremo , violento e crudo sia come narrazione che immagini .
Ambiziosa e non per tutti questa storia che è comunque ben intrepretata e montata,la durata purtroppo per me non aiuta e in alcuni momenti il film perde di potenza .

jason13  @  07/04/2018 12:06:38
   5 / 10
Il cinema e' soggettivo, a dir poco...considerare un capolavoro o qualcosa di illuminante questo film personalmente mi lascia senza parole. SI guarda bene nonostante la lunghezza ma alla fine mi e' parso di aver assistito al nulla e a qualcosa che si dimentichera' presto.

camifilm  @  03/04/2018 01:36:13
   7 / 10
Un film artistico.
Ogni scena è una situazione disagiata e in contrasto a ciò che la scultura "square" significa.
I primi minuti si fa fatica a seguire perché credo si debba entrare in sintonia con la tipologia di film.
In alcune parti lo avrei velocizzato e altre piccole tagliate.
Forse lungo, ma anche perché non rispetta i tempi cinematografici e piuttosto riprende le scene come vere e proprie realtà con relativi tempi umani e conseguenti lentezze.

È un bel film, ma impegnativo dal punto di vista comprensivo e riflessivo. Ben riuscito nel suo intento: Vogliamoci tutti bene con le nostre differenze, ma nella realtà non è semplice questo.

deadkennedys  @  23/03/2018 12:50:44
   9½ / 10
Il film più ATTUALE che abbia mai visto.
Premessa : --La società svedese è un ottimo campione da analizzare : è fra le più sviluppate ma anche "atomizzate" al mondo, anche a causa di lucide scelte politiche che miravano da un lato ad emancipare l'individuo dalla famiglia per renderlo davvero autonomo, dall'altro a creare un welfare state efficiente che potesse compensare ogni mancanza.
Nell'inverno del '72, un gruppo di politici ebbe una visione rivoluzionaria del futuro. Era giunto il momento di liberare le donne dagli uomini, gli anziani dai figli, gli adolescenti dai genitori». Venne scritto anche un manifesto, La famiglia del futuro. A volerlo, fu la sezione femminile del partito socialdemocratico allora guidato da Olof Palme. L'indipendenza degli individui. L'indipendenza della donna dall'uomo, dei figli dai padri, della madri dai figli. In qualche modo, la distopia immaginata dal grande drammaturgo svedese August Strindberg prese forma. Un sogno nobile.
Fatto sta che oggi, in Svezia il 50% dei cittadini vive solo. 1 cittadino su 4 muore in solitudine, abbandonato dai figli.
È la teoria svedese dell'amore: un'idea talmente assoluta di indipendenza che porta a considerare che l'amore autentico può esistere solo tra estranei. O tra sconosciuti. (fine premessa)
--da qui in poi potrebbero essreci Spoiler
L'attualità di questo film sta nei dettagli, nelle situazioni grottesche, nelle note a margine : la discrasia fra il Christian che quasi si presenta allo stesso spettatore, tramite l'intervista iniziale e l'arrogante che poi si rivelerà essere; il mendicante a cui chiede di tener d'occhio la spesa mentre cerca le figlie, figlie che oscillano silenziosamente fra l'isterico e il depresso; l'uomo con la sindrome di Tourette che interrompe un colloquio pubblico; giovani giornalisti il cui unico metro di misurazione sono le visualizzazioni sui social e la conseguente scelta di pubblicizzare "The Square" tramite un video virale, il neonato di un collega d'ufficio abbandonato a sé stesso durante le riunioni; continui capovolgimenti di una prospettiva che si avvita continuamente su sé stessa fino alla scena principe, la performance di Oleg (Terry Notary) alla cena di gala. Un film che crea disagio e scompiglia ad arte, che inizia con la placida quotidianità mattutina di chi va a lavoro che viene squarciata da improvvise grida d'aiuto e termina con una richiesta d'aiuto quasi bisbigliata; nel mezzo ci sono visioni nefaste del futuro prossimo che ci attende, orde di persone affamate da un lato, cumuli di spazzatura dall'altro e al centro una folla di ignavi pronta a sottomettersi al primo capobranco.
Potrei continuare a lungo con la lista dei "dettagli" degni di nota ma in breve questo film è un Museo d'arte contemporanea e le immagini sono le opere.

Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  28/11/2017 20:18:22
   9 / 10
ATTENZIONE, POSSIBILE PRESENZA DI SPOILER
"The Square è un santuario di fiducia e altruismo. Al suo interno abbiamo tutti gli stessi diritti e doveri".
Così recita la targa dell'installazione che Christian, il direttore del Museo d'arte contemporanea, acquista ed il film esce ed entra – più esce – costantemente da questo quadrato, soprattutto dai valori di cui dovrebbe essere portatore.
Ruben Östlund si impegna in una lunga riflessione che non fa sconti a nessuno, soprattutto a quella Elité che ha gli strumenti culturali per fare proprio questo concetto, quella società che si sente "il quadrato" ma che in realtà comprende solamente che "Il quadrato" sarebbe la strada giusta e solo per questo, perché lo comprende, si sente superiore.
Ma è chiaramente diverso comprendere meramente dei valori e il metterli in pratica, tanto che questa elité è ovviamente spiazzata quando la brutalità irrompe nel quadrato tanto che reagisce con superiore imbarazzo – l'uomo con la sindrome di Tourette – o con la stessa istintiva brutalità dalla quale si sente attaccata – l'episodio strepitoso dell'uomo scimmia – o con altezzosità quando è costretta all'altruismo – il panino con le cipolle.
Forse una delle funzioni dell'arte contemporanea è quella di aiutarci a comprendere, facendosi specchio del nostro tempo e anche di noi stessi, ma nel film i fruitori dell'opera, sfortunatamente, sono gli stessi che pensano di non averne bisogno.
Fuori ci sta la vita, i mendicanti (considerati solo nel momento in cui esplodono all'interno del quadrato - con un gattino in braccio! - per creare un evento virale), gli scippatori, le donne da portare a letto insomma "gli altri", con i quali Christian (simbolico portavoce dell'elité) in realtà non sa interagire; nonostante la sua cultura ogni suo passo verso l'esterno del quadrato è sbagliato, perché fatto credendo di essere superiore a chi, secondo lui, dal quadrato sta fuori.
Alla fine Östlund però una speranza la da ed è racchiusa nei bambini, silenziose presenze le figlie del protagonista, chiassosa coscienza dello stesso il bambino accusato ingiustamente di avergli rubato il portafoglio.
Le figlie di Christian sanno molto meglio di lui cosa sia il quadrato, perché lo vivono naturalmente all'interno della squadra di danza, dove fiducia e altruismo sono elementi necessari per la buona riuscita di tutti.
Il bambino delle case popolari sa molto meglio di Christian cosa sia giusto o sbagliato e chiede solo delle scuse per essere stato ingiustamente accusato di furto, ma le scuse non arrivano, almeno non subito, perché sempre la presunta superiorità impedisce in realtà di comprendere chi si pensa sia al di fuori del quadrato.
Ma non è sempre possibile rimediare…

4 risposte al commento
Ultima risposta 21/03/2021 14.00.07
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Spera  @  27/11/2017 08:56:26
   7 / 10
Ma davvero basta mettere un oggetto in un museo per farlo diventare un 'opera d'arte?
Davvero basta che ci sia un concetto dietro a un' opera per farla diventare arte?
Siamo davvero così "flasshati" e assuefatti dai media e dalla rete che non riusciamo a guardare per più di due secondi un contenuto video se quest'ultimo non ci "aggancia" in quei due secondi?

Si ride poco ma c'è poco da ridere.
Si perchè questa produzione Europea intavola una feroce critica sulla società moderna, calcando molto la mano sul mondo dell'arte e della comunicazione.
Si traveste da commedia senza mai diventarlo pienamente; attori bravi ma la sceneggiatura non mi ha convinto fino in fondo, ci sono dei passaggi che mi hanno lasciato perplesso.
Inoltre la durata mi è sembrata eccessiva, almeno mezz'ora in meno per andare bene.

Si tratteggia un profilo un pò inquietante della società.
Geniale la scena dell'uomo scimmia.
Un film particolare dalla messa in scena originale, nonostante la durata non mi sono mai annoiato anche se lo sconsiglio vivamente a chi non sopporta film lenti e dallo stile pienamente..."nordico".

5 risposte al commento
Ultima risposta 30/11/2017 14.54.54
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130300  @  21/11/2017 16:50:48
   6 / 10
grandi aspettative e grandi delusioni. dopo aver visto la sera prima "The Place" mi sono annoiato tremendamente.

suzuki71  @  12/11/2017 21:52:19
   5½ / 10
Si ride e si riflette. Ma si ride poco e freddamente, e la pseudo riflessione sull'assurdità paradossale dei nostri tempi (sordi ai bisogni degli ultimi, egoisti fino a fregarcene degli altri, l'incredibile inconsistenza delle relazioni aziendali, le continue maschere con cui ci trasfiguriamo e robe così..) sono un po' noiose.
Qualcuno ha scritto che non si era mai vista una palma d'oro così. Per fortuna.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  12/11/2017 13:56:49
   8 / 10
The Square reiterato in ogni immagine, metaforica visuale e antropologica, tutto è fuori o dentro e quando è dentro è macinato dal suo paradosso, quando è fuori non vede l'ora di entrare oltre il segno che sia gesso o luce, l'assurdo che si fa realtà e la realtà che si fa assurda, la borghesia massacrata fra le risa isteriche o i silenzi imbarazzanti squarciati da facci vedere le tette e ********, perché anche quando Tourette è nel quadrato lo vogliamo espellere, perché la vera arte è il disegno di un primate, è la paura, è il perdono che sei impossibilitato a chiedere, è la ricerca della riparazione verso l'altro mentre il tuo mondo ti guarda cadere in pezzi.

2 risposte al commento
Ultima risposta 15/12/2017 11.01.16
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